LUISA CHIUMENTI

L?antica Mediolanum ha dato testimonianza di sé nel V secolo a. C. attraverso il ritrovamento di alcuni frammenti di ceramica greca attica. Ma l ?intera “Forma Urbis” giace ancora, al di sotto della attuale Biblioteca Ambrosiana, laddove, all?incrocio fra cardo e decumanus è appunto documentata la posizione dell? originario fulcro centrale della città romana.
E? così che Gabriele Reina , nel saggio “Forma Urbis” , nel prestigioso volume di FMR : “Milano la città più città d?Italia”, introduce il lettore ad una vera e propria “lettura della città”, attraverso le stratificazioni e le memorie dei secoli.
Ed è interessante il modo di procedere in un itinerario che, in una sorta di spirale, “iniziando dal contado a nord-ovest”, a mano a mano si addentra nel cuore della città, indivuduandone il tessuto viario e le emergenze monumentali, spesso ormai nascoste da successivi interventi.

Dalla Milano Sacra, che tocca certose , abbazie e chiese, dalle notissime Sant? Ambrogio o l?Abbazia San Pietro a Viboldone o la stessa fabbrica del Duomo, o al cimitero Monumentale, e alle tante altre chiese più nascoste e meno note, ma di alto livello monumentale.
Ed ecco poi illustrata la “Milano laica e gentilizia” , e di seguito : la Milano museale” e quella “culturale”, in un nuovo modo di lettura del vero spirito che aleggia in una città, che si presenta orgogliosa e riservata, nella sua sicurezza e spesso nasconde al viaggiatore frettoloso che in essa cerca solo gli affari, la sua vera essenza di città storica, che ha visto fra le sue strade artisti, intellettuali, politici e tecnici di altissimo livello, lavorare costantemente per la sua affermazione, non solo economica e politica, ma anche estetica e culturale.
Le splendide fotografie nel volume, di grande formato, fanno da sfondo al racconto ed evocano brillantemente la vita di ciascun periodo storico.
Prendiamo ad esempio uno dei luoghi più cari alla vita artistica e mondana dei Milanesi : il Teatro alla Scala”, quello che Stendhal definì “il maggior teatro del mondo” e che fu sempre il centro della vita artistica, sociale e politica, come anche della storia cittadina e nazionale, “luogo di convegno e ritrovo dell?aristocrazia e di eminenti ingegni” e inoltre luogo dal quale ogni opera lirica doveva rigorosamente passare, per potere aspirare al successo!

Anche qui comunque sono leggibili le stratificazioni urbane , poiché il sito era originariamente occupato dalle case dei Torriani che, distrutte, lasciarono libera l?area per la costruzione della chiesa di Santa Maria della Scala ( che avrebbe poi dato il nome al Teatro ), fatta erigere da Regina della Scala, moglie di Bernabò Visconti. Divenuta cappella reale venne soppressa allorché, scoppiato un incendio nel Palazzo di Corte, che distrusse anche il teatro del Galliari, l?area venne affidata al Piermarini, che in soli due anni vi progettò e completò un più grande Teatro.
La Scala, che sta ora vivendo un?ampia fase di restauro, con la grande semplicità della sua facciata, fece dire al “milanese Stendhal”, che “troppo contrastava con i tanto sfarzosi interni”!
In effetti, dopo gli ammodernamenti del 1919 e 1930, non è rimasto più nulla della decorazione del Piermarini, ma si possono ancora ammirare “i saggi d?ornato sfoggiati dal Sanquirico sui parapetti dei palchi con fregi a rilievo e stucchi dorati”. Molto danneggiato dalle bombe alleate nel ?43, l?edificio fu poi ampiamente ricostruito.

E come non sentire il fascino di quella monumentale Stazione Centrale che offre le sue grandiose strutture e possenti sculture ad una marea di viaggiatori che da quasi un secolo passano sotto le ampie volte salendo lo scalone di accesso ai binari. Progettata da Ulisse Stacchini nel 1912, ma inaugurata soltanto nel ?31, si manifesta in uno stile articolato fra il liberty e il tardo eclettismo, arricchito da statue, busti, decorazioni e pannelli maiolicati, ma con una esuberanza nell?uso della elegante pietra bianca d? Aurisina , già usata dai Romani ad Aquileia, da cui le grandi figure sembrano veramente balzare fuori da quegli enormi blocchi che pesavano anche cento tonnellate.

Né si può ignorare quel volume che tanto caratterizzò il profilo architettonico della città anni ?50, ossia il Grattacielo Pirelli , primo edificio che “osò essere più alto della Madonnina del Duomo”, progettato dall?equipe di Gio Ponti, Antonio Fornaroli, Alberto Rosselli, Giuseppe Valtolina ed Egidio dell?Orto.
Analogo il “segno” sul panorama cittadino, impresso, negli anni ?50, dalla Torre Velasca, eretta fra il 1956 e il 1958, da GianluigI Banfi, Ludovico Barbiano di Belgiojoso , Enrico Peressutti ed Ernesto Nathan Rogers ( Studio BBPR ).
Agevole e al tempo stesso stimolante è la lettura del prestigioso volume e particolarmente delle schede, poste a confronto con le stupende immagini di una Milano vivissima e forse “vista” veramente con un occhio diverso, rendono facile un avvicinamento alla città graduale, analitico e desideroso di un approfondimento totale della nascita, dello sviluppo e della vita attuale di questa che viene definita la ” città più città d?Italia”.