GIUSEPPE GARBARINO



?Avanti, fate venire avanti il Circo Nero??. così le parole dell?accaldato Federico Micali irrompono sulla scena di un particolare set cinematografico. E? Piazza Santo Spirito, alle 15,30 di domenica 6 giugno del 2010, trenta gradi all?ombra,  trentacinque anni dopo il funerale di Perozzi Giorgio, meglio conosciuto come Philippe Noiret, grande attore che si prestò a fare la parte del capocronista del quotidiano fiorentino La Nazione e quella di ?zingaro?  insieme agli indimenticabili  Mascetti, Melandri, Sassaroli e il Necchi (Tognazzi, Moschin, Celi, Del Prete e al suo posto, negli altri film, Montagnani).

Parlano da soli questi nomi, non è nemmeno necessario ricordare i veri nomi di questi attori che hanno interpretato inmodo indimenticabile e con un o spirito unico i tre film Amici Miei, una trilogia di entusiasmo votata alla goliardia della ?supercazzola brematurata ??.

E? il grande momento dell?amarcord riferito a questo film storico, tanto che proprio in questi giorni è girato tra Firenze, Pistoia, San Gimignano e gli studi di Cinecittà il prequel di Amici Miei, un?ambientazione nella Firenze della fine ?400, con personaggi in costume, il Calcio Storico e tante battute.


In questo pomeriggio in Santo Spirito, voluto dal produttore Francesco Conforti, la grande novità sono le comparse, centinaia e centinaia di persone comuni, forse un migliaio, accorse grazie al tam tam di Facebook, il social network che unisce e a volte, aggiungo io, divide la gente, ma soprattutto  la fa ritrovare, incontrare e parlare del tempo passato e di quel futuro che viene spesso a mancare sotto i piedi, ?angeli? incontrati non per caso e che trasformano la vita in gioia perpetua, come nel caso di questo cortometraggio che vuole trasformare il triste e grigio funerale del Perozzi in un grande momento di aggregazione, intorno a un mito, indissolubile. E? simpatico pensare che nell?aldilà, i compagnoni di merende, prima che il termine fosse coniato con riferimenti ben più tristi, si siano ritrovati continuando il loro mondo di simpatia e spensieratezza.
 
Nei momenti di silenzio della piazza, tutta attenta a seguire i cenni del regista e le indicazioni degli addetti ai lavori, sembra di sentire le parole dell?architetto Melandri, piangente al capezzale dell?amico: ?un funeralone da fargli pigliar un colpo a quelli. E migliaia di persone, e tutti a piangere, e corone, telegrammi, bande, bandiere, puttane e militari?.  Viene una lacrima a pensare che i grandi attori di Amici Miei non ci sono più, rimangono le battute, i soprannomi, i luoghi che tanti di noi siamo riusciti a ritrovare e che ancora oggi, passando in via dell?Ardiglione, guardiamo con nostalgia l?arco formato dalla casetta sopra la strada, dove il conte Mascetti,  in vestaglia, accoglieva l?onda di piena dell?alluvione del 1966. Riuscirono a far strappare una risata anche parlando di quella tragedia che colpì Firenze.


Parliamo di questo film con i nostri figli, ma non capiscono, non possono capire e quando incontriamo un Dott. Sassaroli, ci dobbiamo chiedere se sia il suo vero nome o se si tratta di un soprannome, nell?incertezza lasciamo ad altri l?onere di fare una figuraccia.

Ebbene torniamo nella piazza, gremita, calda, pulita, sopraffatta da questa marea di curiosi e di comparse da funerale. Ludico pomeriggio alternativo a scampagnate e gite al mare. Dietro l?angolo della chiesa di Santo Spirito si nasconde alla ricerca di ombra la banda di Fucecchio con le majorettes, 35 elementi o come si dice in teatro 70 gambe 70. Loro entreranno in scena più tardi, intonando le note di ?Bella figlia dell?amore?.

Gran finale con distribuzione di maschere con il volti dei quattro attori, ognuno alla ricerca della battuta finale, dopo di che il crepuscolo, i saluti, la tristezza che tutto è finito, troppo veloce.

Ma ecco che finalmente, con un cenno veloce e due parole, il regista introduce  un momento di pausa e tutti di corsa a prendere il gelato al Caffè Ricchi, nani, puttane, giocolieri e clown. Spesso non si capisce chi lo è per davvero o si è ?vestito? per l?occasione, interpretando una parte, quella della vita, stile di miserie e compassioni sopite.


E? una zingarata collettiva, molto ben riuscita. Doveva essere presente Monicelli, il grande regista, ma ha mandato un caloroso saluto. Il tempo passa per tutti, inesorabile e per i suoi 95 anni tutto e difficile e pesante. Sulle pareti del quartiere erano apparsi i cartelli con il necrologio del Perozzi, invitando tutta la popolazione a partecipare. Inutile dire che questi annunci sono spariti, trasformati in poche ore in oggetti da collezione e di culto.

L?idea di questo cortometraggio  che verrà probabilmente pubblicato su Facebook  senza copyright, è stata accolta da moltissime persone che hanno cliccato sull?evento annunciando la loro partecipazione. In piazza, incuriosito, si è visto anche Prandelli che osservava i clown del Circo Nero e quella sterminata colonna di persone, in fila dietro al carro funebre che ha cercato di interpretare in modo idoneo lo spirito di questo remake unico nel suo genere.


Pochi hanno notato la targa, originale, del carro funebre, MOOO55, un?interpretazione nemmeno tanto forzata ci ricorda che il 55, nella smorfia, è abbinato al significato di processione e di musica. Per il resto, forse, ?morto con processione?. Niente di più azzeccato. Ho controllato da vicino. La targa era vera, non una comparsa da circo!

Guardando il regista Micali e il produttore Conforti, si recepisce la grande soddisfazione per come la gente a partecipato all?iniziativa. In un angolo della piazza sembra anche di vedere la figura del Righi e ci immaginiamo le tasche piene di ciambelle fregate al bar del Necchi, mentre la frase ad effetto ?era un traditore, abbiamo dovuto eliminarlo?, trasforma il momento di lutto in una parentesi di eterna gioventù, con il Sassaroli che a  stento trattiene le lacrime, pardon ? le risa, insomma tanto per capirci ?. ?talapia tapioca? se così fosse, sarebbe antani ?.?.