MARIELLA MOROSI



Un dolore improvviso, in un pomeriggio qualsiasi, e cambia tutto. E? capitato a Romano Meuti che con pudore, ma anche con impietoso distacco, ha voluto consegnare agli altri la storia di un uomo che dopo un ictus rinasce giorno per giorno, recuperando la splendida banalità delle cose quotidiane. Alla presentazione del suo libro a Roma, all?Istituto di Riabilitazione Santa Lucia, con il giornalista Paolo Conti c?erano tutti i co-protagonisti di questa avventura di ritorno alla vita: il medico Vincenzo Venturiero (nel libro il dottor Formisano) , la fisioterapista Paola Collalti (la Claudia che gli fa fare i primi passi, come un bambino) e poi tutto lo staff di un ospedale di alto livello, quel “grande palazzo del dolore e della speranza”, come lo definisce Meuti, che accoglie ogni anno 2.400 malati colpiti nel corpo e nella mente da eventi invalidanti. I ricoverati sentono subito di essere considerati persone, non malattie. Il direttore Luigi Amadio, insieme al responsabile sanitario Antonino Salvia, ha parlato della struttura che da 50 anni, all?avanguardia nella ricerca, è impegnata nella riabilitazione psico-motoria conseguente a varie patologie. E? un gioiello della nostra sanità pubblica che fatica a farsi riconoscere dalla burocrazia delle istituzioni.
 ”Un pomeriggio come gli altri” non è un romanzo nè un?autobiografia -come scrive nella prefazione la curatrice Maria Teresa Raffaele- ma un percorso necessario, un atto catartico di assimilazione all?evento e di successiva liberazione.
Il linguaggio diretto,istintivo,tra narrazione e sublimazione non costituisce un limite ma è la forza del libro. Quel pomeriggio Romano Meuti, prestante ufficiale dell?Aeronautica, lo sente arrivare l?ictus: non lo conosce, quel sintomo sconosciuto, ma sa che gli farà del male. E? l?inizio di una vita surrreale rispetto all?altra che si è interrotta di colpo, il graduale e faticoso risveglio di un corpo che vuole riassumere la guida di se stesso con tutta la forza della volontà.
Ci sono frammenti nel libro che colpiscono come un pugno: quello della vergogna di dipendere dagli altri nelle operazioni più intime, lo sconforto nel guardarsi al riflesso delle vetrate, l?ansia di osare l?avventura di non cadere, ma non c?è mai la certezza di non farcela a guadagnare l?uscita dal tunnel. E? sempre l?amore per la vita da riconquistare a guidarlo nelle azioni più banali che diventano improvvisamente ardue, come mangiare o  deglutire.
C?è la gioia per ogni giorno che vede arrivare dalle finestre, l?emozione di lasciare la carrozzina pur appoggiandosi al muro, il batticuore per la freccetta dell?ascensore rivolta in su che indica una visita in arrivo. Ma c?è anche la disperazione di non poter comunicare, i momenti di disfatta, le notti fatte di quei sogni che i medici definiscono traumatici, stimolati dalla paura e dal dolore, che uniscono storie inverosimili accanto a quelle reali. Incubi di essere un?altra cosa, come quello descritto da Kafka nelle Metamorfosi, quando Gregor nel proprio letto si vede trasformato in un grosso insetto peloso.
Dal racconto di un evento che arriva senza preavviso, divenendo il confine tra due esistenze, è nato un libro positivo, un inno alla vita sottolineato da poesie, piacevole da leggere ed anche con inaspettati momenti di umorismo, appassionante tappa dopo tappa come un evento sportivo. Meuti l?ha dedicato a sua figlia, la prima a soccorrerlo, ma anche alla compagna, che ha fermato la sua vita per stargli accanto, e ai sanitari, ai logopedisti, ai fisioterapisti, agli infermieri del Santa Lucia con cui per mesi ha vissuto un legame forte di comprensione, solidarietà, complicità, condivisione della gioia per ogni minimo progresso.
A tutti loro ha voluto dedicare la storia di un uomo che nasce a sessant?anni. 

 

 

“UN POMERIGGIO COME GLI ALTRI”
di Romano Meuti
curatrice Maria Teresa Raffaele
Albatros Editore
170 pagine, 13,50 euro
(in copertina, “Notizie dell?altrove” di Stedano di Stasio)