Testo di Mariella Morosi

ALL’INTERNO DELLA STRUTTURA SANITARIA CREATO UN AMBIENTE DI PREGHIERA E RACCOGLIMENTO PER I DEGENTI E I LORO FAMILIARI DI FEDI RELIGIOSE, TRADIZIONI E CULTURE DIVERSE. E’ IL PRIMO OSPEDALE A ROMA A DOTARSI DI QUESTO SPAZIO.

I degenti dell’Ospedale Santa Lucia di Roma, di qualsiasi fede religiosa, potranno avere nella struttura sanitaria un luogo per pregare, o semplicemente per pensare, isolandosi da un ambiente difficile e di sofferenza. E’ la Stanza del silenzio, appena inaugurata a Roma con una suggestiva cerimonia a cui hanno partecipato tutti i rappresentanti delle confessioni religiose presenti in Italia e quelli di “Religions for peace”. E’ un luogo per isolarsi ma anche per socializzare tra fedeli su temi comuni in cui tutti, medici, pazienti e familiari possono alleggerire tensioni e  prendere distanza da una realtà fonte di dolore e di preoccupazione qual è quella della malattia. Soprattutto è un altro passo avanti in direzione dell’umanizzazione degli ospedali, un’esigenza sempre più sentita. “Tutti, senza alcuna distinzione né di nazionalità né di fede -ha detto Luigi De Salvia, presidente di “Religions for peace”- abbiamo bisogno di supporto umano e religioso soprattutto nei momenti di fragilità. Ma oltre ad offrire un importante servizio innovativo, la Stanza del silenzio acquista una valenza etica tutta particolare, in un momento delicatissimo dal punto di vista religioso sul piano nazionale ed internazionale. Questo spazio diventa così il segno della dimensione spirituale della persona, che non può essere ridotta  a qualcosa di biologico”.  All’inaugurazione hanno portato il loro messaggio di pace i rappresentanti di tante fedi, dalla cattolica alla buddista, dall’islamica all’ebraica, dalla valdese all’ induista fino alla Baha’i. Presenti anche le istituzioni cittadine. Mons. Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale degli Operatori Sanitari, ha ringraziato la Fondazione Santa Lucia, gli operatori sanitari  e in particolare il suo direttore Luigi Amadio per l’iniziativa. “Condivido con gioia questa iniziativa – ha detto l’alto prelato- che servirà ai malati ma anche ai loro familiari che hanno bisogno di conforto, perchè non solo l’11 febbraio è la Giornata dedicata al malato. Dobbiamo far sentire ai sofferenti la nostra vicinanza materiale e spirituale, come ha detto più volte Papa Benedetto XVI”.  Il Pastore della Chiesa Valdese di Roma, Antonio Adamo, ha recitato un salmo, paragonando la luce della stanza a quella della vita. “Benedici o Signore tutti noi fratelli e sorelle – ha detto- in questa luce che allontana la paura”.

Mons. Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale degli Operatori Sanitari

Anche  Joseph Pino Arbib, dell’Ufficio Rabbinico, per conto della Comunità ebraica di Roma ha recitato un salmo di ringraziamento al Signore perché è dalla sua benevolenza che dipende la vita degli uomini. Con lui, fianco a fianco, ha pregato anche il Segretario Generale del Centro Islamico Culturale d’Italia, Abdellah Redouane,  che ha ricordato come quando si entra in una sala operatoria si lascia tutto fuori alla porta tranne la fede. “Questo -ha detto- ci unisce come fratelli, tanto più che la nostra comunità è divenuta parte integrante della società italiana”. Tutti hanno pregato e benedetto secondo il proprio credo: il presidente dell’Unione Induista Italiana, Franco Jayendranatha Di Maria, il vice presidente dell’Unione Buddista Italiana Maria Angela Falà e il dirigente nazionale della Comunità Bahà’ì, Guido Morisco. La Stanza del silenzio è totalmente bianca, schermata con un effetto taslucido che ricorda il cielo e l’infinito, ed ha una semplice panca di pietra dove sedersi. Totalmente spoglia, non ha simboli o immagini, è del tutto insonorizzata per una migliore concentrazione, ed è facilmente raggiungibile da tutti i degenti, anche se disabili. Nei casi più gravi possono essere accompagnati dagli operatori sanitari. E’ un’iniziativa all’avanguardia che rimette al centro la persona umana nella sua interezza, già oggetto, soprattutto in questo ospedale, fondazione e istituto di ricerca, della massima considerazione sul piano medico e scientifico.”Nei nostri 54 anni di storia – ha detto il direttore Luigi Amadio-  abbiamo ricoverato pazienti di tutti le nazionalità e di tutte le religioni. Anche prima di questa iniziativa abbiamo sempre dato loro supporto spirituale attraverso la nostra direzione sanitaria che – a richiesta- contattava i vari ministri di culto. Ma ora c’è un posto specifico, aperto anche ai non credenti, come c’è in tutti gli ospedali del Nord Europa. Siamo i primi a Roma ad aver sentito e realizzato questa esigenza, che alcuni grandi ospedali di Torino e Milano hanno allestito”. L’ospedale ospita da sempre una cappella in cui vengono celebrate Messe ed attualmente è Don Gilberto Serpi che si occupa dell’assistenza religiosa dei degenti. Subito dopo l’inaugurazione è stato proiettato il film documentario “Il cuore dell’assassino” della regista Catherine McGilvray, (prodotto da Renato Spaventa – Catherine McGilvray e -Arnaldo Colasanti), che racconta i rapporti e i conflitti tra tradizioni religiose di segno diverso. Come racconta il film girato in India sulla base di una storia vera, l’assassinio di una suora, l’intolleranza e la mancanza di rispetto per le diverse religiosi possono portare alla più brutale violenza.  Al termine della proiezione, si è svolto un dibattito sul tema della pace. Nell’occasione è stato anche presentato il Calendario 2015 di “Religions for Peace”. Ne sono state stampate quest’anno 15 mila copia e,  come ha detto Silvio Daneo,  ex vice segretario della World Conference of “Religions for Peace”, viene diffuso da volontari  e può essere acquistato anche on line con un’offerta libera. E’ il primo calendario dedicato a tutti i fedeli del mondo ed è pubblicato anche in inglese.