Testo e Foto di TERESA CARRUBBA



E? curioso. Il fango, la più umile delle materie, assurge ad elemento prezioso dell?architettura urbana più singolare ed emblematica, quella di Sana?à. Quattordicimila case a torre, che del fango hanno conservato la tipica unificante cromìa, si illuminano di stucchi bianchi e vetri colorati, disegnando una scena fantastica, una sorta di miraggio. Quasi un allestimento teatrale,  il centro storico di Sana?à sembra uscito dalle pagine di un libro di favole, più che dalle mani degli abili architetti yemeniti del XVI secolo.


Quattordicimila case a torre, si diceva. Tutte uguali nello stile e nei colori, si differenziano per gli arabeschi di gesso che spiccano vistosamente sul bruno delle facciate e per i qmariyyah or takhrim, i bellissimi lunotti di vetro molato, che sormontano le finestre. Tutte le finestre. Un effetto unico, pregevole a tal punto da guadagnare al centro storico di Sana?à il prestigioso inserimento nel Patrimonio dell?Umanità da parte dell?Unesco. La magnifica architettura è un valore che si aggiunge a quello storico della città yemenita, fondata da Sem figlio di Noè, sede di uno dei primi insediamenti umani.


Oggi è una città estesa che conta più di un milione di abitanti, i quali vivono in gran parte nell?altra Sana?à, la zona nuova, ma che si riversano quotidianamente nel cuore palpitante di Bab El-Yemen, la Porta dello Yemen, che apre alla città vecchia. Nei vicoli stretti, in cui ogni tanto si aprono misteriose porticine di legno intagliato, passano rapide e leggere donne avvolte nello sharshaf, il tradizionale abito nero, e con il viso coperto dal velo, e uomini fieri degli antichi costumi che ostentano la jambiya, il pugnale ricurvo infilato nella cinta, segno di forza e di virilità. E masticano il qat, un?erba dagli effetti lievemente euforizzanti. La masticano continuamente, tutti i giorni, per molte ore al giorno, aggiungendone sempre di fresca fino a formare una palla in bocca, con l?effetto irreversibile di una guancia deformata.


Ritenuto così indispensabile il qat,  da essere venduto persino per la strada, a mazzetti confezionati in un sacchetto di plastica, nel mercato di Suq al-Mihl, la più grande medina conservata nel mondo arabo. Ecco che la magia del centro storico di Sana?à si trasforma in curiosità tra i 40 piccoli suq, ognuno specializzato in un prodotto particolare.  Un labirinto del commercio in cui ci si potrebbe perdere se non ci fossero i profumi a fare da guida.


Il cardamomo in primis e il cumino, e lo zafferano e la cannella e caffè,  chiodi di garofano, noce moscata, guidano verso sacchi di juta stracolmi di aromi e di colori che invitano lo sguardo e la fantasia. E poi l?incenso e la mirra, che evocano atmosfere mistiche. Un odore acre, invece indica la conceria del pellame, allestita sull?impiantito del suq.  E poi ceramiche, rame e argento, artigiani che lavorano oggetti in legno, intarsi di pietre o armi da cerimoniale. Un?idea da portare a casa, oltre al ricordo di questa città sognante e che fa sognare.

 

 

?I Viaggi di Maurizio Levi?

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