MASSIMO BERTI

Corre l?anno 1926.
Abbiamo lasciato il principe De Curtis ai grandi successi romani, milanesi, che lo stanno portando alla ribalta a livello nazionale.
Totò, dunque, decide di passare allo spettacolo di rivista con la compagnia di Achille Maresca.
Appare in opere teatrali quali “Madame Follia” e “Mille e una donna”, ma il suo cuore è rimasto a Napoli, nonostante gli insuccessi incassati anni prima.
Il Principe ci riprova, e nel 1927 si esibisce al teatro Eden: l?applauso e il calore del pubblico, questa volta, sono formidabili.
A Napoli farà il suo ritorno anche nel 1929, con la compagnia “Molinari”, di cui faceva parte anche Titina De Filippo.
Il legame tra Totò e la famiglia De Filippo, a partire da quel periodo, si rinsalderà sempre più, per suggellarsi definitivamente nelle famose pellicole cinematografiche che abbiamo apprezzato e rivalutato nell?arco degli ultimi decenni.
Il successo, si sa, non viene mai solo e la tragedia è sempre dietro l?angolo.
Agli inizi del 1930, infatti, Totò è protagonista, seppur involontario, di una tragica storia d’amore che cala il sipario sul suicidio di una giovane e bellissima donna, Liliana Castagnola.
La Castagnola, al secolo Eugenia Castagnola, divenne famosa come chanteuse in tutta Europa e la sua vita non fu certamente tranquilla ed equilibrata: fu espulsa dalla Francia perché a Marsiglia costrinse due marinai a battersi in duello per avere le sue grazie e uno dei due uomini rimase ucciso.
A Montecatini, qualche tempo dopo, fu gravemente ferita da un amante geloso che dopo averle sparato due colpi di pistola si tolse la vita.
La sera del 12 dicembre 1929, Liliana va a vedere uno spettacolo di Totò al Teatro Nuovo di Napoli.

Il principe nota la giovane e il mattino dopo le invia un mazzo di fiori accompagnato da un biglietto:

“E’ col profumo di queste rose che vi esprimo tutta la mia ammirazione”

L?amore travolgente tra i due sboccia nell?arco di pochi giorni e la Castagnola, che ha già avuto ai suoi piedi gli uomini tra i più facoltosi e potenti d’Europa, si dà completamente a Totò.
L?attore napoletano, però, riceve telefonate e biglietti anonimi che lo mettono in guardia da quella donna dal carattere strano.
Lei, pur di restare con lui a Napoli, cerca di convincerlo a farsi scritturare al Teatro Nuovo, ma Totò, sentendosi probabilmente oppresso da Liliana, accetta un contratto propostogli dalla compagnia Cabiria, che lo porterà a lavorare nella lontana Padova.
A poco valgono le forti insistenze della donna, Totò è irremovibile.
Così, nella camera della “Pensione degli Artisti” dove alloggiava, la Castagnola ingerisce sonniferi, tanti sonniferi, e lascia al mondo terreno questa lettera, destinata a Totò:

“?Antonio potrai servire a mia sorella Gina tutta la roba che lascio in questa pensione. Meglio che se la goda Gina, anziche’ chi mai m’ha voluto bene. Perche’ non sei voluto venire a salutarmi per l’ultima volta? Scortese omaccio! Mi hai fatto felice o infelice? Non so.In questo momento mi trema la mano… Ah, se mi fossi vicino! Mi salveresti, e’ vero?
Antonio, sono calma come non mai. Grazie del sorriso che hai saputo dare alla mia vita grigia e disgraziata. Non guardero’ piu’ nessuno… Te lo avevo giurato e mantengo. Stasera, rientrando, un gattaccio nero mi e’ passato dinnanzi. Ora, mentre scrivo, un altro gatto nero, giu’ nella strada, miagola in continuazione. Che stupida coincidenza e’ vero?
Lilia tua?”

Totò rimane tanto sconvolto e farà inumare la salma della sua Lilia nella tomba di famiglia dei De Curtis.
In onore della chanteuse suicida, inoltre, darà il nome della donna alla figlia che nel 1934 nascerà dal suo matrimonio con Diana Rogliani Serena di Santa Croce.