MASSIMO BERTI



    

Cinema, dunque, per il nostro Alberto? e che cinema!
Dal 1951 al 1955, Sordi ingrana la terza, poi la quarta, e quindi la quinta marcia.
Prima si fa notare in una pellicola sceneggiata da Cesare Zavattini ?Mamma mia, che impressione!?, prodotta e diretta in forma anonima dal grande Vittorio De Sica.
Quindi, macina consensi e incassi ottimi al botteghino partecipando a due film diretti da Federico Fellini: ?Lo sceicco bianco? del 1952 e ?I vitelloni? del 1953.
Per chiudere la partita di questi anni, Alberto spara a raffica cartucce come ?Un giorno in pretura? (1953), ?Un americano a Roma? (1954) e ?Piccola Posta? (1955).


    
Dare spazio alla pellicola ?I vitelloni?, è un dovere che non costa certo fatica, poiché da qui parte e si rafforza il personaggio a cui Sordi darà vita per tutti gli Anni ?50.

La storia racconta di Moraldo, Riccardo, Leopoldo, Fausto, Alberto, compagnia di trentenni sfaccendati di Rimini che trascorre i giorni al bar, dove s?incontra per parlare di piccole faccende, di ragazze e di grandiose aspettative destinate a spegnersi.

Tra tante vicissitudini, gli amici continuano a vivere, giorno per giorno, l?illusione di un tempo immobile, dove la vita non inizia mai, e tra questi è soprattutto Alberto ad esprimere al meglio questo mondo, campando mantenuto dal lavoro della sorella e burlandosi di chi fatica per sopravvivere.

Nel frattempo Fausto, dopo aver saputo di aspettare un figlio da Sandra, non in grado di rinunciare alle proprie abitudini, e intraprende una rischiosa relazione con la moglie del suo capo.

Durante un veglione di Carnevale, cui partecipano tutti gli amici, Sandra viene a conoscenza del fatto e fugge dal padre di lui, portando il figlio con sé.

Fausto, aperti gli occhi sulla sua inettitudine, corre pentito a chiedere il perdono della moglie, ma ad attenderlo c?è anche il padre?

Il giorno seguente, la vita ricomincia e mentre i due sposi tentano di ricongiungersi, gli altri tornano alla quotidianità con le loro miserie, la loro ingenua spensieratezza.

Soltanto Moraldo, una mattina, partirà in silenzio su di un treno, con il pensiero rivolto alla vita e alle persone che si sta lasciando alle spalle, e con la speranza di una vita migliore?


    
La provincia assonnata, senza sorprese e che coccola come una mamma chioccia, assorbe l?intreccio agrodolce delle vite caratteristiche di questi personaggi, interpretati da un cast di tutto rispetto che comprende, tra gli altri, Franco Interlenghi, Riccardo Fellini (fratello del regista riminese), Paola Borboni, ed onora i più classici temi sentimentali (amore, disperazione, gioia effimera, fatta di cose semplici).

Grazie a Fellini, Alberto Sordi risplende e proietta sul grande schermo quel suo tipico marchio di fabbrica: il ragazzotto un po? vigliacco, approfittatore, indolente e scansafatiche, infantile e qualunquista.
Un italiano medio, insomma, che dal dopoguerra ai giorni nostri vive situazioni quotidiane e le assorbe per riproporcele con un misto affascinante e divertente di cattiveria pressoché velata da un certo compiacimento, ma che ritrova in quel suo sognare ad occhi aperti un cuore, in fondo, buono come buono e generoso è il cuore di questa nostra tragicomica Italia.Ecco, tra gli altri, uno dei pregi professionali di Sordi, che lo incorona attore senza eguali, dotato di magistrale spirito interpretativo e che collabora alla sceneggiatura ed al soggetto di molti dei suoi CENTOCINQUANTA FILM.