MASSIMO BERTI



L?attore italiano macina tra gli 8 e i 10 film all?anno, a partire dal 1953 fin verso il 1960.

Soffermarsi, però, su un film epico come ?Un americano a Roma? e sul suo protagonista è, per chi scrive, un onore. 

Nando Mericoni è un giovanotto trasteverino che vive le sue improbabili giornate con l?idea fissa, anzi l?ossessione, di trasferirsi negli Stati Uniti, nel Kansas City.

Il ragazzo dalla parlata svelta e incomprensibile le prova veramente tutte, compreso massacrare mentalmente i suoi poveri genitori che attendono il suo ritorno ogni notte, che sono costretti ad ascoltare i suoi sproloqui romano-americani, che non sanno cosa fare di quel matto figlio di un?Italia che vede nella giovane bandiera a stelle e strisce la risoluzione a tutti i problemi, il giusto corso da seguire dopo l?ultima batosta mondiale.

Dopo aver tentato di emulare Gene Kelly, creando una quasi assurda compagnia teatrale, Nando riceve la mazzata di troppo quando viene cacciato dal teatro dopo il suo colossale flop.


Rubando le scene ad un famoso film, ovviamente d?oltrecoeano, Nando si arrampica sul Colosseo e minaccia di buttarsi se non potrà esprimersi fino in fondo? espatriando nella sua naturale patria.

Da questo punto si intreccia una ritmica cronistoria, raccontata ai giornalisti da parenti ed amici cari a Nando, che segue le disavventure del Mericoni nazionale.

Le vicende si susseguono in un collage che va dalle pazzie motociclistiche del Nando che si traveste da policeman (i primi rudimenti del personaggio poi celeberrimo de ?Il vigile?), e che a causa della sua cronica incomprensione della vera lingua americana getta un console americano in un burrone, fino al maxi equivoco che vede il Mericoni invadere la casa di una pittrice allo scopo di sposarsi e piazzarsi definitivamente nel Kansas? quando la pittrice l?aveva semplicemente ?noleggiato? per posare per un suo nuovo quadro!

Nando, infine, riuscirà a scendere dal famoso monumento romano? ma non esattamente grazie allo scopo per cui vi era salito.


    
Stiamo camminando sulle orme della storia, perché storico è il personaggio che Alberto Sordi crea, ritaglia, definisce, plasma come un bambino.

Il film spopola, il successo è ampiamente meritato, non solo per la comicità che Sordi regala agli spettatori.

Certamente, un regista come Steno, già autore di pezzi d?antologia neorealistici come ?Guardie e ladri? (1951), sa bene come amministrare talenti naturali come Sordi, Maria Pia Casilio (strepitosa fidanzata di Nando), un giovane e portentoso Carlo Delle Piane (l?amico più fedele, detto il ?Cicalone?).

L?Italia di quel periodo è realmente impressionata ed ai piedi dei Liberatori americani.

Il popolo spiccio, quello che tiene ancora un piede e mezzo nella fossa della povertà post bellica, sogna con i western, sgranocchia caramelle con il buco, pasteggia con latte e marmellata? o come meglio ci mostra Nando Mericoni, vorrebbe farlo, ma è tutta una gran ?zozzeria?.

Il carrozzone del nuovo Mondo regala la sua visione in premio, ma certo non è tutto oro quel che luccica e tutta la potenza della propaganda da fast food non attrarrà lo stivale ancora per molti anni, o almeno non in modo tanto incisivo.

Nando Mericoni, però, è il prototipo eroico del ?uanaganassa?, del ?letzogouei?, e di un linguaggio leggendario, e Sordi, forse per la prima volta dall?inizio della sua carriera, segna in modo indelebile il nostro cinema.

 

Per Alberto non sarà certo questa l?ultima occasione di essere ricordato.

?Buonanotte avvocato? e ?Il conte Max?, di cui parleremo nella prossima puntata, lo dimostrano ampiamente.