VALERIO S. PROVVEDI



    

Nella più bella e suggestiva Sala cinematografica di Firenze, quella dello storico Cinema ODEON CineHall, in Piazza Strozzi, si è svolta l?anteprima riservata alla stampa del film ?Voce del verbo Amore? e successiva Conferenza stampa del regista e degli attori principali.

?La differenza tra voler bene ed amare è che, se vuoi bene a qualcuno, puoi farne a meno ma se lo ami non puoi viverne senza? questa è, forse, la battuta più esplicativa di tutta la pellicola che, in fondo, come afferma Andrea Manni, il regista, è una semplice commedia di sentimenti, un film su una storia d?amore.

Magari complessa, come tutte le storie d?amore, quella in cui Francesca ed Ugo, dopo un intero decennio di matrimonio, a Roma, con due figli, si separano. Entrambi ne sono convinti davvero ma, in realtà, non si ?lasciano?.

Coetanei, di circa trentacinque anni:  Ugo fa l?architetto con successo ed ha, come obiettivo primario, diventare associato  nell?importantissimo studio dove lavora.

La bella Francesca è comproprietaria di un bizzarro vivaio nel cuore di Trastevere e sviluppa la sua attività restaurando piccoli giardini, terrazzi e giardini pensili. La sua vivace socia, Gioia, è divorziata già da un paio d?anni ed è prodiga di particolari, e contradditori, consigli sull?amore in generale, esternati con non richieste gratuite, consulenze.


    
Quando i nostri eroi decidono di procedere alla separazione compiono questo gesto in completo accordo ed armonia, pienamente persuasi di fare la cosa più giusta per non diventare come gli altri che, quando un matrimonio si conclude, si vessano, si mentono spudoratamente, si incattiviscono e si tradiscono, calpestando e distruggendo metodicamente tutto ciò che di bello hanno, con il loro amore, costruito nel tempo.

Ed ecco che i bambini rimangono con Francesca la quale, aiutata in casa da una Tata straniera, buffa, dispotica e con alcuni atteggiamenti non sempre condivisibili ma di una utilità al di sopra di ogni dubbio, nel frattempo, riscopre, del tutto casualmente, Ernesto, un amore del passato.

Ugo, dal suo canto, inizia una singolare relazione con Matilda, disinibita bella ragazza svedese.

Comunque, nel frattempo, i due protagonisti non riescono a rendersi conto che, per quanto effettivamente separati, in realtà non si sono lasciati per niente. Se non altro si frequentano a causa dei bambini e si sentono e si vedono spesso.


Il vero problema di fondo, dopo varie vicissitudini e molteplici accadimenti, consiste nella constatazione che Francesca ed Ugo, non solo sono impreparati ed inadeguati alla loro nuova condizione di single ma, in particolare, dopo un po? si rendono conto che il loro profondo rapporto affettivo non si è per niente esaurito, si è soltanto modificato proprio perché sono loro stessi, e soltanto loro stessi, ad essere cambiati. Sono finalmente ?cresciuti? prendendo coscienza di ciò che veramente è importante e, di conseguenza, cominciano ad avere la precisa percezione di mancarsi reciprocamente, di mancarsi davvero tanto.  Il problema, adesso, sta bel superare la difficoltà di confessarsi l?un l?altro tutto ciò. Soprattutto nel timore di una ripulsa. Si mancano come solo quelli che veramente si amano possono mancarsi.

Ma la vita, come al solito, è piena di sorprese alcune delle quali, determinate, sia pure involontariamente, dai genitori, dai figli, dagli amici, possono contribuire al felice scioglimento di una vicenda nella quale la domanda che sorge prepotentemente spontanea è: ma si può tornare insieme?….

Gradevole opera dovuta alla attenta regia di Andrea Manni ed alla arguta interpretazione di bravi, collaudati attori come Stefania Rocca, ben centrata nel suo ruolo, Giorgio Pasotti, oltre alla simpatica Cecilia Dazzi, a Simona Marchini, il preciso Eros Pagni e ad un insieme di altri, tutti precisi interpreti.

Un?ora e mezzo di sereno tranquillo spettacolo per tutti, di ogni sesso e di ogni età.