LUISA CHIUMENTI



 

Il titolo della mostra, “Il Teatro alla Moda. Costume di scena”, omaggio ad un famoso  testo di Benedetto Marcello, permette già al visitatore di captare la forte suggestione di un rapporto diretto fra la creatività dell’ arte teatrale e quella della creazione di modelli. Il testo “Il Teatro alla Moda”di Benedetto Marcello, una sorta di “ trattazione nella forma di saporito commento umoristico del teatro lirico” era apparso in prima edizione nel 1720.

Ma il vero e proprio “intreccio” tra quei diversi mondi (seppur artisticamente tanto vicini al di là dei singoli campi di lavoro), si avrà in pieno secolo XX con l’affermazione della “condivisione” delle arti : “dalla pittura alla scultura, dall’architettura al design, dal gesto teatrale al canto e alla danza”, in una sorta di “rivoluzione linguistica” che assurge ad unità proprio sul palcoscenico, alla presenza degli attori. E ben presto anche sui cartelloni delle più importanti compagnie d’opera e di balletto, compariranno anche i nomi dei grandi stilisti, autori dei costumi.

Così “Moda, Teatro e grandi interpreti” è ad esempio il titolo di  una delle  sezioni espositive che rende vivo il rapporto fra la recitazione di quel determinato interprete e il vestito che egli indossa, ossia tra  l’abito “firmato” dal grande stilista e la vita cui, nell’atto creativo, é stato destinato. E’ così che, dagli anni ottanta del Novecento “lavorano” congiuntamente sul palcoscenico i grandi nomi della prosa e della lirica italiana e i grandi nomi della moda: da Pavarotti a Monserrat Caballé, Katia Ricciarelli, Cecilia Gasdia, Carla Fracci e tanti altri ad Armani, Capucci, Coveri e così via.



 

Componente essenziale della cultura contemporanea, in una  interessante e reciproca contaminazione con l’ Arte, la Moda si insinua in un variegato complesso di eccellenze artistiche che la bella mostra dal titolo “Il Teatro alla Moda, Costume di scena”, già allestita con grande successo di pubblico e di critica presso il  Museo della Fondazione Roma, in via del Corso ed ora ai Musei Mazzucchelli di Civilerghe di Mazzano (Bs),  ha saputo molto bene evidenziare.

L’esposizione infatti, riunendo per la prima volta le creazioni dei più grandi stilisti italiani, ha mostrato la nostra eccellenza nel mondo, per il Teatro, l’Opera e la Danza: un centinaio di costumi originali, insieme a bozzetti, figurinie a rari documentari e videodei relativi spettacoli.

Il video che ha corredato ogni sezione con immagini tratte dalle principali rappresentazioni teatrali, ha mostrato anche con chiarezza come, oltre alla bellezza dei costumi ideati dagli stilisti, ogni costume sia stato dotato di una meravigliosa raffinatezza tecnica nella abilità degli stilisti nell’adattare i diversi costumi alle esigenze  di movimenti specifici degli interpreti: bellezza e arte di creazioni che si compenetrano con il contesto per cui sono nate.

E in effetti l’alta moda é  entrata nel “luogo teatro” già nell’Ottocento con Worth, Poiret e, soprattutto, nel 1924 con Coco Chanel, quando, su invito di Sergej Pavlovich Diaghilev (1872-1929), disegnava  i costumi per Le Train Bleu, di Cocteau.



 

E’ nella terza sezione della mostra che abbiamo potuto vedere come anche Missoni si sia  presentato al grande pubblico del Teatro alla Scala, nel 1983, con 120 costumi disegnati per Lucia di Lammermoor di Donizetti (per la grande  regia di Pizzi). Sette di questi abiti sono esposti in mostra e rivelano una suggestiva fusione delle linee e dei materiali impiegati per i modelli con la musica e la storia dell’opera, tratta da Walter Scott, ambientata tra le nebbie di Scozia.

Ed ecco le sorelle Fendi, che, con il loro grande amore per l’opera lirica, hanno presentato  costumi molto particolari, con inserti di pelliccia, manicotti, mantelle: tutta l’eleganza delle Fendi viene esibita in numerose produzioni, da Verdi a Puccini, da Mozart a Bizet, con una continuità senza pari.  Uno dei vertici teatrali è rappresentato dal manto in pelliccia rosa color cipria, realizzato nel 1984 e indossato da Raina Kabaivanska per la “Traviata”di Mauro Bolognini, con i costumi di Piero Tosi, allo Sferisterio di Macerata.



 

L’impegno operistico più articolato delle  Fendi è però rappresentato dai sessantatre costumi (di cui tre esempi in mostra) realizzati per “Carmen”di Bizet all’Arena di Verona nel 1986, con la regia di Pier Luigi Pizzi, in una rilettura di forte impatto cromatico, essenziale di sorprendente modernità nei  jeans con inserti di pelliccia in una esplosione di colori mischiati.

E come non rimanere incantati dinanzi ad alcuni costumi di scena realizzati dall’ atelier di Gianni Versace:  dal  Capriccio di Strauss (in scena a San Francisco, all’Opera House, e a Londra, al Royal Opera House, nel 1990), l’abito creato per Dame Kiri te Kanava interprete della Contessa, interamente ricamato con cristalli policromi che formano motivi geometrici ispirati alle grafiche di Sonia Delaunay, all’abito ricamato per la ballerina Luciana Savignano interprete di Eva Peron nel Patrice Chéreau, devenu danceur, règle la rencontre de Michima e Eva Péron di Béjart, presentato al Théatre de la Monnaie di Bruxelles nel 1988.

Ricordiamo che la mostra, é stata curata da Massimiliano Capella e posta sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica Italiana, è stata promossa da Altaroma, dalla Fondazione Roma e dai Musei Mazzucchelli di Brescia, ed è stata prodotta e organizzata con Arthemisia Group, in unapartnership inedita tra mondo dell’arte e della moda.

 

 

Musei Mazzucchelli

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