Testo di Mariella Morosi

 

Il sole splendeva forte ed intenso. Tornando a casa osservai d’un tratto davanti a me la mia ombra, così come vedevo proiettata l’ombra dell’altra guerra dietro la guerra presente, e quest’ombra non mi ha più abbandonato da allora, ha sovrastato ogni mio pensiero, notte e giorno e forse il suo cupo profilo si è disegnato anche su molte pagine di questo libro. Ma ogni ombra in fondo è anche figlia della luce e solo chi ha potuto sperimentare tenebra e chiarita, guerra e pace, ascesa e decadenza, può dire di avere veramente vissuto. (Stefan Zweig)

Il mare di spalle di Antonio Sofia è una romanzo di formazione corale e universale. Atipico rispetto alla contemporanea tradizione dell’affidare a più volti e voci la parte principale. Volti che hanno un nome, una nonna, un padre, un amore e volti che immutabili e preesistenti  resistono al tragico epilogo: il mare innanzitutto, e poi la scuola, la cattedrale, la cucina, la notte e il giorno, la pioggia e il sole, e infine il cielo, che tutto illumina, nasconde o oscura. Naturali o edificati, questi elementi non solo delineano i movimenti dei personaggi , ma ne influenzano le azioni, i pensieri, le decisioni. Anche ciò che è immenso e aperto qui racchiude qualcosa. Il mare era chiuso come un sipario; altro da far vedere però, s’intuiva.

Come in una tela di ragno una città con tutto ciò che la compone giostra i movimenti di coloro che la vivono, la attraversano e a volte ne restano vittime. Ogni spazio cittadino si anima di funzione narrativa, e assume una funzione precisa in base a chi lo abita. La cucina è gabbia per l’adolescente infelice, è protezione per una nonna, è l’unico luogo per un dialogo tra padre e figlio, esprime abbondanza o aridità.

E con questo spirito Antonio Sofia narra un mondo parallelo in maniera minuziosa con la grazia di chi non si è perso dietro a quel che è perduto: il tempo passato.

L’architettura di questo romanzo affascina ma non distoglie l’attenzione dalla profondità dei personaggi, dai dialoghi da adulti degli adolescenti e dall’immaturità di quelli degli adulti. Gli uomini, priginieri dell’età adulta, temono il giudizio altrui e celano i propri desideri, mentre i giovani ragazzi costruiscono un’umanità ribelle di curiosità e salda nella purezza, attraverso domande e risposte che toccano vette di tenera saggezza:

-Domenico, quanto dura una settimana?-Che domanda è?-No, così, pensavo. Se uno dovesse raccontare tutto quello che fa in una settimana non basterebbero cento libri. O forse sarebbe troppo grande una pagina?-Credo dipenda dalla settimana, Verò.-Tu come la vorresti?-La mia settimana?-Sì.- Credo che sceglierei una settimana tranquilla, senza avvenimenti importanti. Così da poter scrivere poco. Non mi piace scrivere…Ma poi, perché una settimana?-Non lo so. Io penso che la mia risposta dipenda molto da questa giornata.

La narrazione del quotidiano è faticosa per lo scrittore, soprattutto quando tra le pagine scorrono vite di diverse generazioni. Ma Sofia riesce anche a far comunicare l’incomunicabile: l’adulto con il ragazzo. E lo fa nell’unico modo possibile: l’adulto gratta via la ruggine dai sogni che aveva e il giovane, semplicemente, lo ascolta, e gli crede. Questo procedimento, estremamente complesso nella sua apparente semplicità, mi ha ricordato le sperimentazioni di Salinger nei suoi racconti, ad esempio qui:

Prese in mano le caviglie di Sybil e spinse in basso e in avanti. Il materassino si rizzò sopra la cresta dell’onda. L’acqua inondò i capelli biondi di Sybil, ma il suo strillo era pieno di gioia.Con la mano, quando il materassino fu di nuovo immobile, si tolse dagli occhi un lungo ciuffo bagnato e piatto, e riferì: – Ne ho visto uno!- Cos’hai visto, amor mio?- Un pescebanana!- Santo cielo, no! – disse il giovanotto. – Aveva delle banane in bocca?

- Sì, – disse Sybil. – Sei. All’improvviso il giovanotto tirò su uno dei piedi bagnati di Sybil, che sporgevano oltre l’orlo del materassino, e ne baciò il collo. 

Ma come in questo racconto, anche ne Il mare di spalle l’irrompere della vita è l’arrivo della morte. L’età adulta spazza via il sogno di un futuro incerto ancora da scrivere con un presente tragico:

Ci siamo troppo attardati nelle camere del mare

Con le figlie del mare incoronate d’alghe rosse e brune

Finché le voci umane ci svegliano, e anneghiamo (T.S.Eliot)

La morte sveglia dal sogno, il mare spazza via e annega, la cucina raccoglie pianti e nella cattedrale immobile viene celebrato l’ennesimo funerale. Il quotidiano scorrere della vita che la vita stessa vuole importare come unico cammino possibile si scontra e perde la battaglia con la tenacia di chi, ancora una volta, ancora per un giorno, spera, progetta, ama.

La vita è più facile se si teme soltanto un giorno alla volta (Charles Schulz).

 

 

IL MARE DI SPALLE

di Antonio Sofia

Autodafé Edizioni

16 euro