Maria Mulas, L’altra metà del cielo

Inediti incontri d’arte

Un’eccezionale happening con Antonio D’Agostino e Maria Mulas

 

Testo di Michele De Luca

 

     “La formazione di D’Agostino è inizialmente individuabile nell’ambito di un sapere scientifico, le stesse esperienze di insegnamento agli inizi ne sono una precisa riprova. Questo incipit non per ravvisare all’interno della sua ricerca un che di scientifico, ma per darne una lettura che attiene ad un rigore etico, politico e soprattutto artistico di chiara impronta strutturale. Sin dall’inizio il problema si pone nell’ordine del reale e della sua percezione, le sue strutture luminose al di là del dato fenomenico, e qui appare l’attitudine scientifica e razionale, si pongono quasi nell’ambito di una ontologia dell’evento”. Sono parole di Maurizio Cesarini pronunciate in occasione della importante antologica di un anno fa’ alla Galleria Valmore Studio d’Arte di Vicenza che ben ci aiutano anche oggi ad afferrare il nucleo creativo che, fin dagli esordi, è al centro del lavoro creativo di Antonio D’Agostino (Catanzaro, 1938) ed ha animato la sua infaticabile ricerca e sperimentazione nell’affascinante universo dell’immagine. Una sorta di furor inventivo che ne ha caratterizzato l’intero percorso artistico, caratterizzato dal rifiuto di ogni “costrizione”, animato da profondo senso di “ribellione” ed urgenza di “denuncia, connotandolo come – è stato opportunamente scritto – “un artista spericolato, un’utopia operante”.

     D’altra parte Maria Mulas (Manerba del Garda, 1935), sorella del celebre Ugo, con cui ha condiviso la passione e la “scelta di vita), di cui ha scritto Lea Vergine: “Se fotografare e un modo di raccontare senza essere interrotti (ne contraddetti) – ha ben scritto di lei Lea Vergine nel 1985 – si potrà ben sostenere, nel caso di Maria Mulas, che il suo non e solo un discorso ma una girandola, addirittura un fuoco di artificio, con esiti clowneschi e raggelati al tempo stesso”.

Antonio D’Agostino Charlotte Moorman

La Mulas è una delle più illustri fotografe italiane: attiva dalla metà degli anni Sessanta, ha esposto per la prima volta in una mostra personale alla Galleria Diaframma di Milano nel 1976, mitico correfour della fotografia italiana e internazionale animato da Lanfranco Colombo. Nel 2009 ha vinto il Premio delle Arti – Premio della Cultura per la Fotografia con la motivazione: “L’occhio fotografico della Mulas ha trovato, nella dialettica del vissuto e nei ritratti assoluti, l’attimo di un racconto immortalato dove valore estetico e tecnica delle parti segnano il capitolo più alto della storia fotografica degli ultimi decenni”. Lei stessa, infatti, ha detto: “A un certo punto non mi è più bastato fare una fotografia e metterla lì. E’ diventato predominante il bisogno di rompere questo schema. La fotografia in se è per me oggi un limite: ho bisogno di sequenze, di metamorfosi, di ripetere fino all’ossessione”.

     In un eccezionale e assolutamente inedito happening si ritrovano ora, nella splendida cornice della Rocca Roveresca di Senigallia, in una sorta di incontro “fatale” i due artisti, legati da decenni da grande amicizia e di forte sintonia lungo un percorso creativo che pone al centro l’immagine fotografica come territorio di ricerca e di sperimentazione; in una mostra-evento  che si pone nell’ambito di un programma espositivo e didattico, fortemente voluto dall’Assessore alla Cultura del Comune di Senigallia, Stefano Schiavoni, che si incentra in una serie di esposizioni riguardanti le acquisizioni fotografiche del Musinf – Museo Comunale d’Arte Moderna e della Fotografia.

Antonio D’ Agostino Giuseppe Chiari

Le fotografie di D’Agostino (artista eccezionalmente fertile e poliedrico, ma anche coraggioso e instancabile animatore culturale) presentano un itinerario espositivo selezionato tra le centinaia di fotografie, ora conservate dall’archivio del Musinf, che l’artista ha scattato durante le performance “Fluxus”, in cui l’autore racconta le vicende della sua esperienza artistica, interpreta momenti, incontri, esperienze rilevanti del ‘900. Nello scorrere delle sue immagini fotografiche, riconosciamo l’estasi di una fase importante per tutta la cultura visiva internazionale; tra gli altri, appaiono nelle sue foto e fotogrammi video le performance di Geoffrey Hendricks, Giuseppe Chiari, Giuseppe Desiato, Herman Nisch, Yoko Ono, Marina Abramovic, Urs Luthi, Nam June Paik, Charlotte Moorman.

     Per quanto riguarda la Mulas, l’esposizione di Senigallia presenta una selezione di fotografie, alcune delle quali mai esposte né pubblicate, passaggi cruciali del percorso artistico di Maria Mulas. Testimonianze della sua presenza costante e del suo sguardo sempre attento e giocoso, sia quando ruba immagini di mondanità e di volti celebri, sia quando esplora in maniera originale inattese alchimie estetiche di ambienti o di elementi architettonici, con un gusto spiccato per il colore e per la materia. In una ricerca che nasce dai primi anni Ottanta, la grande fotografa gardesana appare sempre più attratta dall’indagine sui giochi di simmetria e specularità, scomposizione e sovrapposizione, applicati essenzialmente ad immagini di architettura, ma anche di ambienti e di persone.