Testo di Luisa Chiumenti

Il Chiostro del Bramantein Roma presenta una interessante, corposa mostra di  Maurits Cornelis Escher , un artista che ebbe numerosi rapporti culturali ed artistici con l’Italia, a partire dal primo viaggio all’estero compiuto nel ’21 in compagnia dei genitori. Più tardi poi  avrebbe soggiornato a lungo in Italia:  per dodici anni (dal 1923 al 1935) e proprio nel ’23, a Ravello,  ebbe il fatale incontro con Giulietta Umiker, figlia di un ricco industriale svizzero, che sarebbe diventata sua  sposa solo un anno dopo  a Viareggio. Quattro anni dopo l’artista era a Roma, scegliendo una abitazione a  Monteverde, in Via Poerio. Ma se già nel ’23 il Circolo Artistico Senese, durante il Palio dell’Assunta, aveva iniziato ad accogliere una sua esposizione è nel ’26  che viene fatta una presentazione di sue “Xilografie e disegni” presso il Gruppo romano incisori artisti. Da qui  cominceranno i contatti con l’ambiente artistico romano che lo poratrono a frequentare  anche le lezioni universitarie di  Adolfo Venturi e poco dopo, il direttore dell’Istituto olandese di cultura  lo avrebbe presentato  a Federico Hermanin.

Risale al 2004, anno in cui si celebrò il centenario dell’Istituto Olandese di Roma, che  a era stata venne presentata una prima  mostra “Nell’occhio di Escher”, a Palazzo Caffarelli, che ha permesso al grande pubblico di  conoscere il grande artista e intellettuale olandese (1898-1972). Ma un interessante approfondimento dell’artista è realizzato soltanto oggi a Roma nella mostra “Escher” aperta a Roma al Chiostro del Bramante (catalogo Skira), curata da Marco Bussagli raffinato e profondo  studioso dell’artista, prodotta da DART Chiostro del Bramante e Arthemisia Group, in collaborazione con la Fondazione Escher e grazie ai prestiti della Collezione Federico Giudiceandrea. Si tratta di una grande antologica con più di 150 opere che ripercorrono l’intera produzione di Escher, incisore e grafico, mettendo in relazione il suo originale linguaggio artistico con altre tendenze. Sono esposte opere di Donghi, Prencipe, Balla, De Chirico, Patella, Koloman Moser, del suo maestro Jessurun de Mesquita e del suo amico e compagno di viaggi Giuseppe Haas Triverio.

La prima sezione della rassegna, che accanto alle incisioni porta all’attenzione del visitatore alcuni angoli interattivi, inganni ottici e giochi che sconvolgono un poco le leggi della naturale percezione visiva, è focalizzata sul paesaggio italiano e su particolari scorci della capitale. L’artista  di notte esplora gli angoli di Roma, le sue architetture, disegnando con una lampada appesa al bavero della giacca. Disegni, litografie e xilografie ritraggono ambienti del centro e del sud molto diversi da quelli a cui è avvezzo in Olanda;  Escher, armato di carta e matita, traccia sul posto i primi schizzi, quindi esegue l’opera nella calma dello studio. In mostra piccoli capolavori come “I tetti di Siena” che riprende con la torre del Mangia all’orizzonte dalle finestre della Pensione Alessandri, come “Vitorchiano” e “Barbarano Romano”, come “Castrovalva” in terra d’Abruzzo, come “Scilla”, “Tropea”, “Rossano Calabro” e “Pentadattilo” in Calabria il centro più a Sud toccato dall’artista alla ricerca delle bellezze della Magna Grecia: “paesi racchiusi fra i monti, o abbarbicati fra le rocce, con le case a picco sul mare, che sembrano giocare con le leggi di gravità, in bilico tra il possibile e l’impossibile”. Ma ecco la particolare posizione dell’artista nei riguardi della Natura: egli parte da una attenta  osservazione diretta della natura, per “copiarla”  analizzandola in modo capillare, tanto che si sarebbe così espresso in una lettera da Ravello: … “Voglio trovare la felicità nelle piccole cose ; una minuta pianta di muschio lunga 2 centimetri su una roccia e voglio provare a fare quello che ho voluto per così tanto tempo. Cioè copiare queste minuscole cose il più precisamente possibile…”.

Interessanti sono quindi le immagini naturalistiche e l’attenzione, ad esempio,  per le cavallette, gli scarabei, le foglie, il cielo, il mare e gli elementi geometrici che sottendono tutto ciò, danno l’idea di quelle invenzioni visionarie al limite della realtà che lo renderanno famoso in tutto il mondo. Fra queste notiamo ad esempio la “Mano con sfera riflettente” , realizzata nel ’35: una superficie convessa che riflette il mondo, un tema ben noto alla pittura fiamminga e non estraneo a quella italiana del XV secolo, che il pittore “reinventa rendendo omaggio alla sua e alla nostra storia, e alla sua bella casa di Roma”, così come sottolinea in catalogo il curatore Marco Bussagli. Nel ’36 fu anche fondamentale per l’artista la visita all’Alhambra di cui studia meticolosamente le decorazioni moresche delle pareti e degli archi. “Giorno e notte 1” del ’38, una visione aerea che rimanda a certe immagini futuriste di Gerardo Dottori, sembra preannunciare “Metamorfosi 2” del ’39 che occupa un’intera parete. E ancora ecco il suo fluttuare  dal motivo geometrico di una scacchiera all’abitato di Atrani e viceversa, come pure ricordiamo i famosissimi “Buccia” (ritratto idealizzato della moglie)  e “Vincolo d’unione” ( autoritratto insieme a lei sotto forma di nastro).  La ricerca di Escher oltre ad attuare la divisione regolare del piano, con lo studio delle leggi della percezione visiva e  delle leggi della cristallografia, ha una visione del mondo di “oggetti impossibili”: costruzioni che sembrano verosimili, ma che sono del tutto irrealizzabili; si può forse pensare a Piranesi? Una mostra da vedere con attenzione e sulla quale ognuno può trovare una propria possibilità di riflessione e suggestione.

 

Roma – Una grande mostra di Escher al Chiostro del Bramante

 

via Arco della Pace 5.

(fino al 22 febbraio 2015).

 

Per informazioni:

tel. 06-68809035

www.chiostrodelbramante.it