Una mostra a Roma, Museo dei Fori Imperiali – Mercati di Traiano –

 Via Quattro Novembre, 94

(fino al 7 febbraio 2016)

di Luisa Chiumenti

Dal 22 maggio 2015 al 7 febbraio 2016 il Museo dei Fori Imperiali – Mercati di Traiano di Roma ospita la mostra “Pablo Atchugarry. Città Eterna, eterni marmi”, un’importante retrospettiva dedicata allo scultore uruguayano Pablo Atchugarry promossa da Assessorato alla Cultura e al Turismo di Roma – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali,  e dall’IILA – Istituto Italo-Latino Americano, dalla Fundación Pablo Atchugarry con il patrocinio dell’Ambasciata dell’Uruguay in Italia. Organizzazione di Visiva e servizi museali di Zètema Progetto Cultura.

Come sempre i Mercati di Traiano si offrono come uno splendido palcoscenico per l’arte contemporanea, e appare significativo anche il titolo della mostra “Atchugarry. Città Eterna, eterni marmi”, che colloca le opere in diretto legame con la classicità che, pur dispersa, conserva una “bellezza intramontabile”.

Il marmo appare “scavato”, come nota nel suo saggio in Catalogo (“Dall’Uruguay  in Italia: un’arte di talento universale nella città eterna, ed. Skira),  Claudio Parisi Presicce, Sovrintendente Capitolino ai beni Culturali, “ alla ricerca di una emozione che ha dentro”. La mostra mette ulteriormente in evidenza quanto sottolineato anche da Giorgio malfatti de Monte Tretto, Segretario generale ILA,  come il lavoro di  Pablo Atchugarry si inserisca molto bene all’interno delle finalità dell’ILA, organismo internazionale che si è sempre voluto porre  come onte fra Italia e America Latina , alla ricerca delle eccellenze artistiche , su cui focalizzare il dialogo culturale fra la comunità latino-americana e e il pubblico italiano.”

La rassegna presenta quaranta opere, di cui dieci monumentali che sono state esposte all’aperto, scaturite nella quasi totalità da quel marmo di Carrara con cui sono stati realizzati i massimi capolavori della classicità e del Rinascimento custoditi nell’Urbe. In tal modo si rinnova, attraverso le sculture di  Atchugarry il rapporto con una “classicità che ci appartiene nell’intimo e nutre la sensibilità di chi ammira gli “eterni marmi”.

Ed il Museo dei Fori Imperiali – Mercati di Traiano conserva le vestigia di tale memoria cui si riferisce perfettamente il titolo della mostra, “Città Eterna, eterni marmi”, richiamo preciso a “quell’uso dello statuario di Carrara che dalla Roma dei Cesari tocca il Rinascimento michelangiolesco e si sofferma sul Barocco del Bernini per approdare ai nostri giorni”.

Ed ecco come un’opera come il “Grande angelo” del 2006 può disperdere l’immagine di un fantasma nelle ipotetiche ali e in tal modo, avendo come sfondo le antiche arcate, accentua una palpabile vocazione aerea che sfugge a ogni costrizione spaziale”.: “trasformazione astratta di un pensiero sollecitato da straordinari rimandi”. Ma ogni opera in effetti, mostra ha un suo percorso emozionale. Così, se un’opera come “: Pomona” (1994) fa “sbocciare un germoglio di compattezza al centro di una forma che si sfrangia tutto intorno in molteplici pieghettature di soave eleganza” , un’opera come “Vertunnosi “appoggia saldamente al terreno prima di aprire il ventaglio di fioriture laterali dove i vuoti e i pieni si alternano alla rincorsa della leggerezza”.

Le stanze situate sui quattro livelli del complesso architettonico sono state poi occupate da piccole composizioni concepite sempre in marmo di Carrara e in quel bronzo dipinto recentemente utilizzato con successo dall’artista uruguayano.

Le opere dialogano tra di loro tracciando percorsi, senza sovrastare l’imponenza dello sfondo, con cui anzi equilibratamente riescono a contestualizzarsi in un armonioso contesto spaziale. “Marmi che ritrovano finalmente il loro spazio ottimale e l’immobilità del tempo, il concetto di equilibrio e di armonia non viene condizionato dalle dimensioni, dagli argomenti trattati o dalla sostanza su cui viene esercitata l’invenzione.

Come ha giustamente sottolineato Giovanna Marinelli Assessore alla Cultura e al Turismo di Roma, …”il talento dello scultore uruguaiano non si limita alle due dimensioni” ma sembra sentire la necessità “di  aprirsi  ai volumi della scultura”: è l’Artista stesso che lo racconta attraverso le sue opere”.

 

Per informazioni:

StudioBegnini – Roberto Begnini e Flaminia Persichetti

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