IL RE DEI VINI CELEBRATO IN RIMA DA FRANCESCO REDI

Di Mariella Morosi

“Montepulciano di ogni vino è il Re”, scriveva nel 1685 Francesco Redi nel suo celebre ditirambo “Bacco in Toscana”. E, a quanto si sa, non è mai stato smentito, pur nell’affollato mondo della più apprezzata enologia toscana. il “Vino Nobile di Montepulciano”, sin dal 1980 Docg e molto tempo prima Doc, nasce sulle felici colline tra la Val d’Orcia e la Val di Chiana, in uno scenario naturale di grande bellezza. Qui il Sangiovese (ma da queste parti si è sempre chiamato Prugnolo Gentile) si esprime al meglio nel calice, sia da solo che con piccoli contributi di Canaiolo, Colorino o Mammolo, tutti vitigni autoctoni toscani. Ma si può far meglio, rendere questo nobile vino ancora più identitario del suo territorio e della sua vendemmia, lasciarlo esprimere, senza forzature, nel silenzio del tempo e nel buio nelle botti, e poi nel vetro della bottiglia che ne custodirà l’affinamento? Se lo sono chiesto due anni fa alcuni produttori, titolari di aziende di grandi dimensioni ma anche di modeste aziende familiari, alcune impegnate a far vino da diverse generazioni. Ad accomunarli è stato l’amore per la propria terra e l’orgoglio del loro lavoro, anche è difficile chiamar tale tutta la serie di storie, idee e sentimenti che porta una bottiglia di vino su uno scaffale.

 

E’ nata così l’associazione “Vignaioli Montepulciano #quelliveriditoscana”, senza alcuna finalità competitiva con il Consorzio del vino Nobile, di cui tra l’altro è anche vicepresidente Luca Tiberini, che è alla guida dell’associazione dei vignaioli. Le aziende si sono date rigidi parametri di azione, in vigna e in cantina, per affrontare insieme il nuovo percorso organico verso l’obiettivo comune di produrre vini territoriali, onesti e senza artifici, di qualità ancora superiore a quella attuale. Per raccontarsi si sono presentati a Roma, al Musia Art Gallery, e hanno fatto degustare i loro vini tra i dipinti e le sculture dei grandi Maestri del ’900. Come dire: l’arte di far buon vino non può sfigurare nel confronto con le altre arti contemporanee. All’evento-degustazione dal tema “Espressione Nobile” erano presenti con le loro etichette otto dei 10 produttori-il Molinaccio, Fassati, Romeo, Talosa, Casanova, Croce di Febo, Tiberini e Montemercurio. L’enologo Emiliano Falzini che ha guidato l’assaggio ha sottolineato la grande eterogeneità della denominazione, che riguarda appena 1.200 ettari, un’area minima del panorama toscano. “Più che di Nobile – ha detto- si dovrebbe parlare di ‘Nobili’ per le tante particolarità delle microzone e dei diversi uvaggi. Ma tutte sono espressioni vere e diverse.” Soddisfatto il presidente dell’associazione Luca Tiberini per l’apprezzamento a tutti livelli della spinta pionieristica dei 10 vignaioli. Ha anche auspicato che in futuro il Consorzio possa accogliere al suo interno l’iniziativa e la filosofia dell’associazione. “A distanza di due anni – ha detto- abbiamo già fatto passi importanti, anche al di là delle aspettative.”

 

Il Manifesto che i dieci vignaioli associati si sono impegnati a rispettare prevede che nel blend di Nobile entrino solo i vitigni tradizionali autoctoni, come vuole la tradizione poliziana, che la conduzione agronomica avvenga senza prodotti di origine o di sintesi chimica, che sia biologica o integrata e, che in cantina sia bandita ogni pratica di forzatura enologica. Il presidente del Consorzio del Nobile Andrea Rossi, ha apprezzato l’iniziativa romana “perché quando si parla di valori identitari di un vino e del suo territorio -ha detto- è sempre una buona occasione. E’ importante comunicare la nostra denominazione in modo moderno e incisivo per conquistare il mercato estero ma anche quello interno, e possiamo farlo solo insieme. Il futuro è l’unità e nell’unità le aziende faranno le loro scelte”. Dopo la degustazione, è stato allestito un buffet di tipicità toscane, dalla pappa al pomodoro ai pici all’aglione, dai crostini di cacciagione alla tartare di chianina, preparato dalla chef Tiziana Tacchi de “Il Grillo è Buoncantore” di Chiusi (SI) in collaborazione con Ben Hirst, chef del ristorante del Musia. Presente anche la comunità di Slow Food con l’evo dell’ Olivo Minuta di Chiusi.

www.vignaiolimontepulciano.com
www.consorziovinonobile.it