Sabato 22 maggio 04
Ecco quali bond scegliere per i prossimi mesi
E’ un momento estremamente complicato per i bond, un mercato già di per se di non facile interpretazione. Le componenti che influenzano l’andamento dei prezzi di una obbligazione sono vari; da quelli diretti, come il livello dei tassi, a quelli indiretti, come il rapporto tra le valute, l’andamento dei mercati azionari, le prospettive delle economie.
E da questi fronti, le indicazioni che arrivano dai dati reali sono estremamente variegati e difficili da interpretare. Basta prendere gli ultimi dati macro Usa. Il superindice economico statunitense ad aprile ha registrato una variazione pari a +0,1%, ma inferiore al previsto.
Contrariamente alle attese, salgono i sussidi settimanali di disoccupazione cresciuti a 345 mila unità (+12 mila unità), contro le 333 mila unità (dato rivisto dalle iniziali 331 mila unità) della settimana precedente.
I dati odierni sembrano rimettere in discussione la solidità della ripresa del mercato del lavoro evidenziata invece dai precedenti numeri. Al tempo stesso, sembra venire rimessa in discussione la prospettiva di un rialzo a breve termine dei tassi d’interesse. Rialzo su cui tutti gli operatori scommettono e che già di fatto i prezzi dei bond Usa incorporano. Alla luce di questi dati un risparmiatore dovrebbe andare ad investire o su strumenti a tasso variabile e su titoli a tasso fisso con durata residua non oltre i 3 anni.
Se dagli Usa si passa alle prospettive di Eurolandia, cambia completamente lo scenario. Le aspettative sono di una crescita media del Pil attorno all’1,5%, circa un terzo di quella prevista in Usa e pari a quanto è cresciuto il Giappone nel primo trimestre del 2004. Inoltre il costo del denaro è doppio, il 2% a quello degli Usa.
Con uno scenario di questo tipo, ci si attenderebbe un taglio dei tassi, con un conseguente rialzo dei rendimenti dei titoli a tasso fisso. E invece, i segnali che arrivano dalla Bce sono opposti, e tendenti ad un possibile ritocco verso l’alto; manovra che servirebbe a raffreddare le velleità dell’inflazione che sembra rialzare la testa.
In questa situazione un risparmiatore prudente assume posizioni di attesa, parcheggiando i capitali da investire in titoli di breve periodo, con scadenza residua entro i 12 mesi, oppure su titoli a tasso variabile. A meno che il portafoglio non sia sufficientemente diversificato, meglio sarebbe puntare su titoli di stato, come i Cct.
In alternativa, chi prevede di non avere bisogno di toccare i soldi investiti almeno per i prossimi 36 mesi, potrebbe puntare su bond con scadenza entro il 2007. Il vantaggio è che certamente rendono più di un Cct o di un Bot; lo svantaggio è che in caso di rialzo dei tassi, nei prossimi mesi i prezzi ne potrebbero risentire negativamente. E se nel momento della flessione il risparmiatore ha la necessità di liquidare la posizione, potrebbe accusare una minusvalenza.