ANDREA CERRETI



    

E? la città del Santo senza nome, del Prato senza erba, del Caffè senza porte. E? Padova considerata a torto una destinazione ?minore? nei circuiti classici del turismo italiano, ma per questo si è salvata dai danni che comporta la massa, conservando il fascino discreto di un gioiello da custodire con cura. Il Santo è quell?Antonio nato in Portogallo,  amato e venerato da tutti i  cattolici italiani, ma soprattutto dai padovani che lo definiscono il Santo senza bisogno di aggiungere altro. Il Prato è il ?Pra della Valle” circondato da 78 superbe statue, ma è un prato senza un filo d?erba in una estensione di 90 mila metri quadri di terreno. Il Caffè senza porte è il mitico bar Pedrocchi che ha ospitato nei secoli cittadini e soprattutto gli studenti delle università che passavano intere nottate al caffè sia per scaldarsi sia per esorcizzare la paura degli esami. Ancora oggi il Caffè Pedrocchi non ha le porte.
    
Camminando per il centro di Padova, nelle sue piazze, nei suoi vicoli, si respira la sua immensa storia. Le più grandi personalità artistiche e intellettuali dal Trecento in poi hanno lavorato, insegnato e studiato a Padova. Primo fra tutti Giotto che qui ha lasciato forse la sua opera più coinvolgente, la Cappella degli Scrovegni. E poi il Petrarca che ha insegnato allo Studium Palladium, l?Università fondata nel 1222 e divenuta immediatamente la più importante d?Italia; il Mantegna che ha affrescato la cappella Orvetari agli Eremiti, Donatello autore del momento equestre al Gattamelata, Galileo Galilei di cui rimane la sua spartana cattedra nella Sala dei Quaranta a Palazzo del Bo,  un altro simbolo di Padova.

La Cattedra di Galileo
    
E poi il teatro in legno più vecchio del mondo: il Teatro Anatomico. Una spirale di legno dove gli allievi della facoltà di medicina potevano seguire dall?alto le lezioni di anatomia con il cadavere, oggetto dello studio, nel bel mezzo. Le balaustre erano state studiate molto alte per impedire che gli studenti più sensibili che svenivano, cadessero di sotto. Avevano una funzione di riparo e di sicurezza oltre che di funzionalità.

Teatro Anatomico
        
Dalle foto il Teatro Anatomico sembra enorme, ma guardandolo, ci si domanda come potesse contenere duecento persone. Sembra veramente impossibile immaginarne così tante, anche se stipate come sardine. Oggi si può vedere solo dall?esterno ed è assolutamente vietato salire quelle scale di legno che hanno sopportato tanto peso. E? un peccato non potersi affacciare da quelle balaustre e immaginare quale poteva essere lo spettacolo che si presentava agli studenti di medicina dell?epoca, ma è necessario rinunciare per non causare danni irrimediabili a questo capolavoro.

Cappella degli Scrovegni
        
Ma la meraviglia di Padova è la Cappella degli Scrovegni affrescata da Giotto e restituita ai padovani e al mondo dopo un accurato restauro che ha portato alla luce anche le più tenui sfumature di colore, come quelle del corpo del Cristo sulla croce con le carni ancora rosee, diverse dal colore grigio del corpo senza vita tra le braccia delle pie donne. La cappella fu realizzata in soli due anni dal 1303 al 1305 e  oltre a Giotto lavorarono numerosi apprendisti e allievi della “bottega” del maestro.

Prato della Valle
    
Per la cappella, commissionata da Enrico degli Scrovegni che doveva adempiere a un voto e riabilitare il padre Rinaldo arricchitosi con l?usura, Giotto percepì un compenso eccezionale per l?epoca, che prevedeva anche un pagamento in oro equivalente al suo peso. Enrico degli Scrovegni voleva qualcosa che passasse alla storia e Giotto, pittore famoso, non poteva che rappresentare al meglio la storia della Vergine, il Giudizio universale e in una delle immagini più famose, lo stesso Enrico degli Scrovegni, che inginocchiato dona ai Santi la cappella.

Piazza della Frutta
    
Ma Padova è anche una città di provincia ricca, dove nelle piazze e nei bar alla moda la sera, gli abitanti  svolgono i riti degli aperitivi. Si beve lo spritz, un cocktail di vino bianco,  acqua minerale frizzante da cui forse deriva il nome spritz e del bitter rosso. Con lo spritz, che ha la sua origine a Venezia, si mangiano gli sponcetti, anch?essi di origine veneziana, per la maggior parte a base di pesce, ma possono anche essere di maiale, uova o verdure. In realtà sono dei piccoli spiedini dove la fantasia dei vari barman si manifesta nelle creazioni degli sponcetti più strani da gustare insieme all?immancabile spritz. Tra le piazze più famose di Padova ricordiamo quella dei Signori, della Frutta e delle Erbe, animate e vive come piazza del Santo dove si erge la basilica che riceve ogni anno migliaia di pellegrini che arrivano da ogni parte del mondo per venerare Sant?Antonio.