LAURA PATERNO

Il 26 maggio 1703, esattamente trecento anni fa, veniva posta la prima pietra della città di Pietroburgo. Il suo nome, nella testa del fondatore, lo zar Pietro il Grande, doveva essere Sankt Peterburg, città santa di Pietro. La città nasceva alla foce del fiume Neva, un fiume navigabile, ampio e profondo, che consentiva il passaggio di chiatte e navi. La Svezia era stata da sempre dominatrice sulle acque del Mare del Nord e del Baltico, e la città di Pietroburgo nasce proprio con intenti strategici, per munire la costa del Mar Baltico di fortezze adeguate. La posizione occidentale della nuova fondazione materializza lo sforzo della Russia di aprirsi una strada verso l?Europa, non solo militarmente e con una nuova flotta, ma anche per affermare un bisogno di modernità occidentale, rispetto alla tradizione slava rappresentata da Mosca.

Pietro il Grande chiama per la sua nuova città ingegneri, architetti, carpentieri e maestranze dall?Olanda, dalla Germania e dall?Italia. La fortezza dai bastioni in pietra fu costruita da un architetto italiano specializzato in costruzioni militari di nome Domenico Trezzini. All?interno c?era la chiesa dei Santi Pietro e Paolo, cuore della futura capitale, simbolo della Russia cristiana e ortodossa. Al suo interno venivano sepolti gli zar e i membri della famiglia imperiale. Il modello della chiesa si ispira alle costruzioni svedesi e dell?Europa centrale, ad una sola navata e con il campanile dalla cuspide sottile e altissima, per essere visibile dalla terra e dal mare, mentre a Mosca l?architettura russo-ortodossa si ispira a forme di chiara derivazione bizantina. Il carattere europeo della città si nota anche nelle case costruite prevalentemente in pietra, laddove la tradizione russa le vuole in legno di pino, abete o betulla.

Anche la struttura urbanistica è interamente europea. Nei decenni successivi, grazie all?architetto italiano Bartolomeo Rastrelli, che darà inizio ai lavori del Palazzo d?Inverno, si delinea uno stile assolutamente particolare che prenderà il nome di “barocco imperiale”.
Sulla parte destra della Neva lo zar decide di costruire una strada lunga ben quattro chilometri, la celebre Nevskij Prospekt, la Prospettiva della Neva.
In seguito Pietroburgo crescerà in maniera vertiginosa e vorticosa. I nobili e i funzionari furono obbligati dallo zar a costruire a proprie spese una residenza nella nuova capitale, affidando i lavori ancora ad architetti e maestranze europee.

Dopo la morte di Pietro il Grande, la città torna al centro della vita politica e culturale con la tedesca Caterina II, nominata alla successione nel 1762. La zarina imprime una forte accelerazione al processo di occidentalizzazione. Artisti italiani, scrittori, poeti, musicisti, attori, danzatori sono chiamati a Pietroburgo, ma in questo periodo sono tanti anche gli artisti russi a viaggiare in Europa e soprattutto in Italia. Il loro numero aumenterà notevolmente nella prima metà dell?Ottocento, tanto da poter dire che c?è un pezzo d?Italia nei principali palazzi e Musei di Pietroburgo.

Il libro “Pietroburgo, cronaca di un sogno”, di Agostino Bagnato, grande conoscitore della Russia, ripercorre le tappe storiche dei trecento anni di vita della splendida città dalla doppia anima, russa ed europea. Sankt Peterrburg al tempo degli zar, Pietrogrado negli anni della prima guerra mondiale e della rivoluzione d?ottobre, Leningrado durante durante il comunismo e finalmente San Pietroburgo dopo la caduta dell?URSS, è definita la “Palmira del Nord”. Nel corso di quest?anno, l?Italia ha preso parte alle celebrazioni dei trecento anni con la mostra nella capitale “San Pietroburgo e l?Italia”, grandi capolavori della pittura russa creati a Roma.



PIETROBURGO, CRONACA DI UN SOGNO
Di Agostino Bagnato, edizioni l?Albatros
Pagine 175, euro 12, 50