LAURA PATERNO

Il Complesso del Vittoriano ospita dal 13 marzo al 27 giugno una grande retrospettiva sull?artista tedesco Paul Klee (1971/1940). Le ultime grandi mostre a Roma si sono svolte nel 1970 alla Galleria Nazionale D?Arte Moderna e nel 1979/80 al Casino dell?Aurora a Palazzo Pallavicini Rospigliosi.
Il nucleo più importante di questa mostra, che conta in totale circa 200 opere, proviene dalle collezioni della fondazione Klee e della famiglia a Berna, dove l?artista è nato. Il curatore Hans Christoph von Tavel, direttore del Kunstmuseum di Berna, ha scelto come profilo tre temi principali: la rappresentazione dell?Uomo, la dialettica Natura/Architettura, e il tema della Morte. La retrospettiva inizia con una serie di litografie e opere grafiche del primo periodo ( 1903-1905), quando il giovane Paul, superate le incertezze di un fututo come pittore o violinista, si reca anche in Italia come tanti altri giovani per il Grand Tour. Dopo tre anni di apprendistato alla scuola jugendstil di Franz von Stuck, alloggia sei mesi a Roma in Via dell?Archetto, dove visita le rovine romane e i Musei Vaticani. La sua famiglia, il padre insegnante di musica e la madre studiosa di canto, appartiene alla borghesia colta della prima metà del XX secolo, ed i temi delle sue prime acquaforti sono noti all?epoca.

Le ispirazioni di origine letterarie prevalgono sulle influenze dei contemporanei. Uno dei contenuti più evidenti è l?ispirazione e l?inclinazione per il teatro, specialmente la commedia e la satira, ma anche la critica sociale della classe borghese. Uno dei capolavori di questo periodo è, per la straordinaria capacità tecnica, “Testa minacciosa”.
Dopo l?esperienza delle illustrazioni al Candide di Voltaire, gli anni tra il 1911 e il 1914 portano Paul Klee nelle correnti della grande pittura europea. Conosce August Macke e, tramite Louis Moilliet, Wassily Kandinsky. Dal 1912, Klee prende parte alle esposizioni del “Cavaliere Azzurro”, l?avanguardia del gruppo artistico fondato da Kandinsky e Marc, che si era impegnata a combattere a favore di innovazioni impopolari nell?arte.
La prima guerra mondiale non lo tocca personalmente, per quanto arruolato, e successivamente inizia l?impegno che lo terrà impegnato per dieci anni, l?insegnamento alla scuola internazionale di arte, architettura e artigianato della Bauhaus. L?insegnamento ebbe come conseguenza scritti di pedagogia dell?arte e teoria dell?arte, solo in parte da lui pubblicati. Di questo periodo sono molti capolavori, determinati dal principio di una composizione geometrizzante composta da superficie colorate, senza terza dimensione.

Dal 1929 il destino dell?artista subisce una svolta drammatica. L?ascesa neonazista costringe lui e sua moglie ad abbandonare la Germania e a riparare in Svizzera, a Berna, nella casa del padre. Alla fine della sua vita una malattia non compresa dai medici gli procura gravi sofferenze: nonstante ciò gli ultimi anni sono straordinariamente fertili. Influenzato da Picasso e Matisse, i formati delle opere si ingrandiscono, i colori diventanob sgargianti, con punti, linee e contorni forti, spesso neri. I temi prevalente sono quelli della guerra che lui non conobbe ma che era alle porte, della sofferenza e di “morte e fuoco”.


Paul Klee
Roma, Complesso del Vittoriano
Via San Pietro in Carcere (Fori Imperiali)
Fino al 27 giugno