CLOTILDE PATERNOSTRO

Il titolo dello mostra di Renzo Vespignani al Vittoriano di Roma (fino al 25 aprile 2004), con scritti di Riccòmini, Trucchi, Gaspare e Roberto De Caro ( catalogo Ut 0rpheus edizioni), è chiaramente indicativo del tema presentato dal pittore. Un arco di tempo lungo che va dal 1930 circa al 1944. Periodo infausto per la storia d?Italia. La mostra odierna è realizzata dal Comune di Roma in memoria soprattutto, delle fosse Ardeatine.
E? risaputo che ogni artista, scrittore o pittore che sia, sempre vive il proprio tempo o scrivendone, lasciando quindi alla fantasia poi di visionarlo, o lo “fa vedere” attraverso i propri dipinti. Vespignani “fa vedere” quindi tale periodo diviso dai curatori della mostra in cinque capitoli fondamentali: il sangue è il vino dei popoli forti; La pupilla del Regime; Gli attributi del potere; Il sudore e la gloria; Mythus.
Le ottanta tele di cui si compone la mostra, sono state tutte dipinte tra il 1972 e il 1975, rappresentando le immagini e i simboli più forti e drammatici dei due conflitti che insanguinarono l?Europa”. Nulla del passato vada dimenticato, pare ci dicano questi dipinti, perché nulla abbia più a ripetersi ( e pure se solo speranza, così va intesa questa rassegna). cinque capitoli dunque: da Papini a Gabriele D?Annunzio. Allegoria interventista; i volti della patria?; La gioventù del regime; l?Italia di marmo; Studio del Vittoriale….; Rockefeller, la ricchezza de potere; l?Eleganza del potere; La giustizia del potere….; La pietà di Napoli; Rovine a Portonaccio; Il sudore e la gloria; bombardamento a San Lorenzo…; Varsavia, passante a Varsavia; Il potere e il suo schiavo? Emblemi e simboli, didascalie senza parole.

Tutto è descritto in queste tele, dall? infanzia in divisa di balilla, al momento bellico, al periodo germanico in Italia ( divise magnificamente dipinte anche nei dettagli), agli ultimi momenti cruenti delle stesse guerre coi suoi martiri. Ed era francamente inevitabile; Vespignani ha fatto il diario pittorico della sua vita, da bambino, adolescente, adulto; ché tutti i periodi presentati sono stati da lui vissuti. In senso strettamente disegnativo e pittorico colpisce tanto lo studio dei dettagli, rifacendosi il Pittore alla prassi pittorica dei grandi dei passato; nello studio del dettaglio essi ponevano applicazione e verità per poi sviluppare nell?insieme del quadro il particolare prescelto: la mano, la gamba, il bavero del cappotto, il guanto ? Parliamo anche di eleganza e decorazione ampiamente sottolineate. Così Vespignani.
La pittura di Renzo Vespignani ( Roma l224-2OOl) è in sé bella e intrigante col suo “marmorizzare” le superfici, col dare ombra al tessuto ( una piccola ombra o macchia improvvisa sulla manica del cappotto, ad esempio); quel rendere il tutto “friabile” una superficie che sembra potersi sgretolare ed un tratto; segni fittissimi e pennellate minime; un arabesco continuo di segni, di fremiti, di minutissime pieghe. Ma la pittura di Vespignani molto deve anche alla fotografia di cui possedeva un vero archivio. Il passato è ripreso nelle scene di massa o nella singola figura ( ritroviamo le statue massicce dello Stadio Olimpico); certamente appare anche l?interpretazione dell?artista che nei colori soprattutto, rende il livore – grigi, bianchi, neri, verdi – l?amarezza di ciò che rappresenta. Peculiare e il disegno, di cui Vespignani è stato grande maestro; disegno che diviene pittura quando il colore s?impone e s?impasta alla matita o pennarello; questo disegno fine, elegantissimo nel segno veristico, mezzo espressivo che, nel momento contemporaneo, non ha l?eguale. Dobbiamo andare al tempo remoto per ritrovare una sì alta qualità nel disegno.

La tela , in superficie è apparentemente scabra, ruvida; il bianco s?impasta al grigio nella piega amara e il verde traduce, in ottima resa, il senso del dolore e dello sgomento. Il rosso, quando appare, mai è rosso vivo, ma spento, scuro, quasi una ruggine Io consumi. Un paradigma di colori che più ancora del disegno rende l?amarezza, quindi il rifiuto. Una pittura sensuale, se vogliamo, dando cioè credito alla sensazione che consente quel recepire senza errore il male o il dolore della condizione negletta e ferita. La guerra produce morti, eroi, e creature sacrificali.. La carrellata è lunghissima nelle tele di Vespignani e rappresentano, nel loro insieme, un monito; l?arte ha anche tale privilegio, essere un monito che va recepito, assecondato. Didascalie senza parole, abbiamo detto; immagini dense di significati che codificano se stesse quali attributi della memoria. Pittore libero d?appartenere alla storia Vespignani, che mai potremo definire figurativo ad oltranza o espressionista (o forse entrambe lo cose con un sostrato di letterario verismo) emerge da questa mostra un protagonista della pittura italiana dei XX secolo. Il pittore dei cicli storici resi con la maestrìa ineguagliata dei Grandi. Una mostra davvero da non perdere.