CLOTILDE PATERNOSTRO

Mantova. Casa del Mantegna. Nel trentennale della sua attività come sede di eventi espositivi, la Casa del Mantegna, splendidamente restaurata, ospita sino al 27 giugno 2004 l?importante rassegna L?incanto della pittura – percorsi dell?arte italiana del secondo Novecento. Una mostra storica ben delineata e definita, per periodi storici, per tendenze, correnti pittoriche e figure di maestri significative e illuminanti; una mostra. suddivisa con proprietà, per periodi, ricerche e modalità contenutistiche,per significati palesi e reconditi, per sperimentazioni o incontrovertibili certezze. Un panorama ampio, vario, articolato, qualitativamente perfetto. Una bella mostra, insomma; ben lontana dal consueto “bla – bla” dei nostri giorni confusi. Una mostra storica, ribadiamo, che lascerà un segno indelebile nel diorama di, tanti linguaggi espressi dagli anni Cinquanta in poi: dal realismo sociale all?informale materico e segnico, dalla flgurazione lirica all?immagine pop, dalla tesi fantastica a quella surreale ,all?astrattismo geometrico. Una visione totalizzante presentata da Claudio Cerritelli (catalogo, Casa del Mantegna), il curatore attento della grande rassegna.
Osvaldo Licini
Angelo di Santa rosa, 1957

Tanti i personaggi; e nominati uno per uno, delle varie correnti. Proporli tutti è impossibile in un articolo ma ne sottolineamo l?evidenza per chi la mostra visiterà e saprà apprezzare. Le correnti (sintetizziamo): figurativo, astrattismo, espressionismo astratto ( informale), pop art, arte fantastica, surrealismo. Cento artisti e 100 opere catalogate, didatticamente anche illustrate.
Cosa va inteso, infine, per “incanto”: semplicemente i “valori” per buona parte oggi misconosciuti, i valori interiori della pittura e vogliamo, con pieno convincimento , riportare le parole del Carritelli perché belle e ottimamente illustrative del tema. Incanto: ” la visione del mondo come verità dei sentimenti, l?evocazione del paesaggio come stato d?animo, l?identità della figura umana come tramite simbolico, l?esplorazIone della materia come precarietà del cosmo, il ritmo del segno come vibrazione del colore, la ricerca della luce come sconfinamento del visibile, il valore del frammento visivo come traccia del vissuto”.
Gianfranco Ferroni
La stanza vuota, 1976

L? incanto ad ampio raggio dunque; nell?ottimo diagramma che tutto coinvolge, ogni premessa è soddisfatta, ogni tesi è accolta, ogni valenza è chiarificata. E le tele e i nomi, abbiamo detto, sono tanti, 100 e forse più. Da Burri a Fontana, da Afro a Tancredi, da Munari a Veronesi, da Schifano a Tadini, da Adami a Devalle, da Cuniberti a Minoli, da Bendini a Olivieri, da Ferroni a Santomaso, tanto per citare alcuni nomi carrellando tra le correnti e le visioni. Ma vediamo le “sezioni” di questo incanto. Incanto dell?esistenza, del fantastico, della figura, del quotidiano, della materia, del paesaggio, del gesto, del segno, della leggerezza, della geometria, della luce e chiudiamo con il primo e più semplice incanto, quello della realtà:” …bisogna lasciarsi stupire dalla percezione del reale anche quando la pittura rimane coinvolta dalla cruda visione del suo spettacolo realistico, in compagnia dei sentimenti oscuri che incombono sulla soglia dell?esistenza. Nel racconto della realtà il pittore non cerca descrizioni narrative ma deve saper ricavare l?emozione pura anche aspetti esteriori, trasformando le ingenuità del naturalismo nella forza espressiva dell?immagine. Solo con la facoltà dell?immaginazione la pittura può guardare al reale senza cedere alla sua meccanica descrizione, solo attraverso la viva adesione della realtà il pittore può dar corpo alla pienezza della forma, allontanando il rischio di un vuoto contenutistico…… Intorno ad un problema di questa natura l?artista non ha vie di mezzo ma molteplici possibilità di rendere pittoricamente il suo rapporto con la vita, i fatti, i sentimenti, le idee, non rinunciando alla fantasia e al sogno come elementi produttivi, non punti di fuga dalla realtà”. Parole autentiche.
Lucio Fontana
Concetto spaziale, 1954

L? incanto ad ampio raggio dunque; nell?ottimo diagramma che tutto coinvolge, ogni premessa è soddisfatta, ogni tesi è accolta, ogni valenza è chiarificata. E le tele e i nomi, abbiamo detto, sono tanti, 100 e forse più. Da Burri a Fontana, da Afro a Tancredi, da Munari a Veronesi, da Schifano a Tadini, da Adami a Devalle, da Cuniberti a Minoli, da Bendini a Olivieri, da Ferroni a Santomaso, tanto per citare alcuni nomi carrellando tra le correnti e le visioni. Ma vediamo le “sezioni” di questo incanto. Incanto dell?esistenza, del fantastico, della figura, del quotidiano, della materia, del paesaggio, del gesto, del segno, della leggerezza, della geometria, della luce e chiudiamo con il primo e più semplice incanto, quello della realtà:” …bisogna lasciarsi stupire dalla percezione del reale anche quando la pittura rimane coinvolta dalla cruda visione del suo spettacolo realistico, in compagnia dei sentimenti oscuri che incombono sulla soglia dell?esistenza. Nel racconto della realtà il pittore non cerca descrizioni narrative ma deve saper ricavare l?emozione pura anche aspetti esteriori, trasformando le ingenuità del naturalismo nella forza espressiva dell?immagine. Solo con la facoltà dell?immaginazione la pittura può guardare al reale senza cedere alla sua meccanica descrizione, solo attraverso la viva adesione della realtà il pittore può dar corpo alla pienezza della forma, allontanando il rischio di un vuoto contenutistico…… Intorno ad un problema di questa natura l?artista non ha vie di mezzo ma molteplici possibilità di rendere pittoricamente il suo rapporto con la vita, i fatti, i sentimenti, le idee, non rinunciando alla fantasia e al sogno come elementi produttivi, non punti di fuga dalla realtà”. Parole autentiche.
Renato Guttuso
La lavandaia, 1947

Opere tutte estremamente valide ognuna con un preciso significato segnino e simbolico. Sempre il quadro è simbolo dei tanti contenuti presenti nella vita dell?umana creatura l?amore, la poesia, il sogno, la verità ( li diciamo tutti in positivo ovviamente) la trasfigurazione data dalla fantasia, l?interpretazione sentimentale, l?evocazione poetica, il ricordo, l?evocazione mistica; insondabili e infinite le sfaccettature dell?animo, I? arte ne propone l?epifania.

Solo un accenno dunque per la rassegna di Mantova e di più non potevamo fare, ma segnaliamo questa nostra come la più importante dell?anno in corso e, pensiamo con sufficiente ragione, confermarla per gli anni futuri quale commento ragionato dell?arte pittorica della seconda metà del secolo XX; un approfondimento mirato con intelligenza, esaustivo, convincente. Auguriamo dunque a questa mostra tutto il successo che incondizionatamente merita.
Gianni Dova
Scultura, 1974