CLARA DI MEGLIO



Centocinquantuno produttori vinicoli provenienti da tutta Italia, dalle zone classiche della viticoltura del Piemonte, Veneto, Trentino a quelli del centro sud,  hanno partecipato alla Fiera di Oltremare di Napoli all?anteprima di una manifestazione che si terrà dal 3 al 5 giugno prossimi, sempre nel capoluogo campano, Vitigno Italia  ?I° Salone dei vini da vitigno autoctono e tradizionale italiano?. Alla presentazione della manifestazione sono seguite le degustazioni dei vini, tutti derivati da  vitigni autoctoni che in Italia sono 350 e sono sotto tutela legislativa perché da ora in poi per il mercato vinicolo  bisognerà fare i conti con questa produzione tipica italiana.

 

Come nasce questo progetto di un Salone dedicato solo al vitigno autoctono tradizionale? Lo abbiamo chiesto al presidente di Vitigno Italia, Chicco De Pasquale, un imprenditore amante del buon vino che con altri due appassionati, Andrea Maria Romano, amministratore delegato e Fabrizio Khune responsabile comunicazione e rapporti internazionali hanno creato la Sogef, una società che ha promosso l?iniziativa. Il direttore tecnico del Salone è invece uno del mestiere, Franco Contimisio delegato AIS (Assoc. Italiana Sommeiller) della Campania.

Non è l?ennesimo salone del vino, -ci ha risposto,- ma è una manifestazione innovativa nel settore perché propone vini con caratteristiche particolari perché nati da vitigni autoctoni, si torna alla tradizione tenendo conto, naturalmente,  delle nuove tecnologie. E? una scelta di mercato mirata, negli ultimo tempi c?è stata un?omologazione  a livello internazionale, in un mercato competitivo come è oggi quello del vino, non si può far la guerra ai vini cileni, sudafricani o australiani, ma tornare alla tradizione è quasi un imperativo considerando che in Italia abbiamo una tradizione vinicola millenaria, il futuro del vino italiano è quindi  nella tradizione.


Diventa significativo il punto di riferimento di una tale manifestazione, al centro d?Italia, a Napoli, dove gli oltre 70 mila operatori del centro-sud avranno più facile accesso, secondo un?indagine  solo il 10 per cento di questi visita periodicamente i saloni del nord. C?è quindi una richiesta locale di eventi di un certo livello.

Sono variamente coinvolti nel Vitigno Italia varie associazioni, come Slow Food che organizzerà 10 laboratori del gusto sul tema del vitigno autoctono e tradizionale; l?Associazione naz. Città del Vino che presenterà il nuovo dizionario dei vitigni autoctoni rari d?Italia, l?Accademia delle Belle Arti di Napoli che interesserà gli studenti per la realizzazione di un?etichetta personalizzata per ognuno dei produttori presenti. Le bottiglie verranno poi vendute e il ricavato destinato a beneficenza. Saranno presenti anche l?Associazione naz. Donne del Vino che per la prima volta al sud terrà il 6 giugno il proprio congresso annuale; l?associaz. Naz. Movimento Turismo del Vino; la Guida ?Vini buoni d?Italia? che  con una propria commissione effettuerà pubblicamente la degustazione dei vini della Campania, e in una sala a parte anche il pubblico potrà degustare gli stessi vini compilando la stessa scheda della commissione della Guida. Per i non professionisti un modo per saggiare  le proprie capacità e competenza in materia di vino. Durante il Salone la delegazione campana dell?AIS organizzerà un concorso, verranno  selezionati 22 prodotti in rappresentanza dei migliori vitigni autoctoni italiani, 22 vini quindi, uno per vitigno, che riceveranno la menzione del salone per la propria categoria, e da questi dovrà uscire il ?vino perfetto?,  rosso e bianco, che sarà votato anche da una giuria popolare di 100 appassionati non professionisti.

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A proposito di vitigni autoctoni, abbiamo detto che in Italia ve ne sono 350 che si sono mantenuti  grazie alla tenacia dei produttori e all?amore di quei viticoltori che hanno sempre resistito ai rinnovamenti radicali.

In una situazione geografica con un territorio molto grande dedicato alla viticoltura come è quella dell?Italia, con una tradizione spesso millenaria come si sono mantenuti o come si sono recuperati i vitigni autoctoni?. Un esempio ci viene dal Falerno, che ha tutta una sua storia che vale la pena raccontare.

Falerno è il vino cantato dai poeti latini, Orazio,  Marziale, Virgilio nelle Georgiche, e Petronio nel Satyricon ne vanta le ottime qualità, quindi era un vino già famoso 3 mila anni fa, e giunse  nel sud d?Italia con i coloni greci. La pianta della vite ha  origine nell?area mesopotamica- anatolica, e si diffuse nel mondo di allora con i commerci, le dominazioni. I contadini greci giunti nel nostro sud provarono a coltivare la vite con i loro metodi, ma le condizioni climatiche, per via della maggiore umidità  non permettevano alle uve di maturare, e dopo anni di insuccessi i vignaioli aguzzarono l?ingegno e provarono a sollevare i tralci e l?uva dal terreno, appoggiandola ad un paletto di legno, in latino detto falanga, per cui l?uva ottenuta da queste piante venne chiamata l?uva della Falanga e il vino ottenuto era il famoso ?vinum album Phalangium?. Tale tecnica di coltivazione che ebbe successo ben presto si diffuse in una vasta area della regione Campania, individuata con il nome di ?Ager phalangium?, che poi divenne phalerninum, e poi phalernus. Ecco quindi come nasce Phalernum vino ottenuto nell?Ager Phalernus, da vigne di uva bianca, la Falanghina, e da uve rosse l?Aglianico e il Piedirosso.

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Tutte queste notizie le abbiamo apprese dagli archivi dell?azienda Villa Matilde, che negli anni 60 ha recuperato il vitigno del Falerno dopo oltre cento anni, quando la filossera, alla fine dell?800, il parassita dell?America giunto in Italia, distrusse il 95 per cento dei vigneti. Grazie alla passione per la terra e per il mondo classico latino di un avvocato napoletano Francesco Avallone, studioso romanista,  negli anni 50 con un?operazione di archeologia enologica, con la collaborazione dei ricercatori dell?Università Agraria di Napoli ritrovò con una lunga ricerca durata 10 anni una ventina di piante che rispondevano alle caratteristiche richieste ed esattamente 10 di Aglianico, 5 di Piedirosso e 5 di Falanghina, e con un certosino lavoro di moltiplicazione affidata a vivaisti specializzati si raggiunse un numero sufficiente di piante per poter impiantare i primi vigneti. Negli anni 60 nacque l?azienda Villa Matilde nell?area casertana di Cellole, proprio nell?area delle colline del Massico, al confine con il Lazio, culla delle prime piante del Falerno. Ai vigneti di Villa Matilde    si aggiunsero negli anni le tenute Rocca dei Leoni nell?entroterra beneventano e Altavilla nell?avellinese, e oggi  vini Falerno, Aglianico, Falanghina, Cecubo, Greco di Tufo, Fiano. sono i loro prodotti, esportati e noti in tutto il mondo e raccolgono premi e segnalazioni che continuano ad arricchire il medagliere di casa.

Maria Ida e Salvatore Avallone
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Tra gli ultimi riconoscimenti l?azienda Villa Matilde, che è seguita con amore e orgoglio da Salvatore e Maria Ida Avallone, i figli dell?avvocato Francesco che ancora segue con attenzione i successi dell?opera dei figli, è stata premiata come Cantina dell?anno 2004 negli USA dalla rivista specializzata più diffusa nel mondo ?Wine & Spirits?.

E? la prima volta che tale premio viene assegnato a una cantina del Mezzogiorno, e per il quinto anno consecutivo i fratelli Avallone hanno ottenuto la conferma al massimo livello con i 3 bicchieri dal Gambero Rosso e Tre stelle dalla Guida dell?Espresso.

Villa Matilde, che si trova nel comune di Cellole, in provincia di Caserta. sulla Via Domiziana, è anche un agriturismo con una decina di appartamenti, arredati con molto gusto per tutte le esigenze dell?ospite amante della natura, della semplicità e del buon vivere, un agriturismo d?alto livello aperto dalla primavera all?autunno.

 

 

Vitigno Italia- Fiera d?Oltremare -Napoli 3-5 giugno

 

Villa Matilde ? S.S. Domiziana 18 ? Cellule (Caserta)

Tel.0823-932088-