ALBERTO CELLINI


LUCA DELLA ROBBIA
RESURREZIONE 1445-1469
Lunetta della porta sopra la sacrestia
in S.M. del Fiore a Firenze

Nei primissimi tempi del cristianesimo la Resurrezione veniva ricordata ogni settimana, la domenica. Poi si celebrò una volta all’anno. Ma fu nel 525 che vennero fissati i termini per calcolare il giorno della ricorrenza pasquale, in vigore ancora oggi. La Pasqua cade nel periodo che va tra il 22 marzo al 25 aprile e precisamente la domenica successiva al plenilunio dopo l’equinozio di primavera. Tuttavia, la Pasqua (dall’ebraico " Pesach", passare) sembra prendere origine da un’antica festività pagana celebrata dai pastori di Canaan all’inizio della primavera,durante il plenilunio del mese di Nissan. Una solenne ricorrenza ebraica a ricordo del "passaggio" dall’Egitto e della conseguente rinascita spirituale della stirpe di Abramo. Tutto diverso, ovviamente, con l’avvento del Cristianesimo, che conferì alla Pasqua, cioè al ricordo della Resurrezione di Cristo, l’attuale significato squisitamente religioso. E, con quanto rigore! Fino all’età moderna. Per quasi tutto l’Ottocento l’austera autorità della Chiesa di Roma costrinse i cittadini alla perentoria osservanza di certe norme religiose. Confessarsi e comunicarsi almeno a Pasqua, per esempio. Chi non osservava, veniva esposto al pubblico ludibrio vedendo stampato il proprio nome su un apposito cartellone da affiggere alla colonna posta di fronte a S.Bartolomeo. E ritornare in grazia di Dio voleva dire  subire un’altra mortificazione:farsi frustare davanti a tutti durante una funzione pubblica. Questo, naturalmente, dopo una lunga stagione quaresimale, sacrificata da frequenti digiuni, astinenze e liturgie.


LORENZO GHIBERTI
RESURREZIONE 1403-1424
Porta nord del Battistero di
S.Giovanni a Firenze

La settimana santa, poi, era fitta di dure prescrizioni. Finalmente, al sabato, tutti i divieti si sciolgono così come le corde che tengono legate le campane delle chiese in uno stretto lutto di Passione. Dell’intrinseco significato del suono delle campane e del clima mistico da esso offerto alle festività religiose dissero la loro persino nobili penne della letteratura come  Rabelais e Chateaubriand. Di vedute più "laiche" Voltaire, il quale diceva che le campane sono "l’artillerie des pretres". Tuttavia, anche per i romani di quell’epoca, valeva la pena sacrificarsi un po’ durante la quaresima se poi la Pasqua era una così gran festa. Anche perché vi arrivavano nelle migliori condizioni spirituali. Non ultima l’"indulgenza" ottenuta con la benedizione del Papa, nel giovedì Santo, dalla loggia di San Pietro, annunciata dallo sparo del cannone di Castel Sant’Angelo. Domenica di Pasqua! Finalmente Roma si metteva a tavola. Voci di un menu ribadito dalla tradizione: "Brodetto,ova,salame,zuppa ingresa/carciofoli,granelli e’r rimanente/tutto a la grolia de la Santa Chiesa",come ci riferisce il Belli. Quanto sopravvive, ora, di quella tavola? Nelle famiglie di Roma e dintorni si rispetta ancora la tradizione. Uova sode e salame, zuppa di uova e pan bagnato, abbacchio con patate e carciofi fritti. In alcuni dei Castelli Romani, soprattutto ad Albano, dopo la messa pasquale delle 9,si fa una sorta di brunch tradizionale:uova sode e salame e un piatto di coratella (misto d’interiora) con carciofi fritti.


JACOPO PONTORMO
RESURREZIONE 1523-1525
Affresco nella Certosa del Galluzzo (FI)

Ma la Pasqua,lo abbiamo detto, é soprattutto una festa religiosa, e come tale viene ricordata un po’ dovunque con ricostruzioni della Passione di Cristo,soprattutto il Venerdì Santo.Tanto per rimanere nei dintorni della Capitale, ad Arsoli, si svolge una processione aperta dalle confraternite e una rievocazione della via Crucis con un gruppo di incappucciati bianchi che camminano con rumorose catene ai piedi. Ad Arcinazzo sfilano uomini in mantello nero che si frustano le spalle in segno di penitenza,mentre su un tappeto di foglie viene trascinata la bara di Cristo seguita da quella dell’Addolorata. La processione del Cristo morto più antica d’Italia sembra però essere quella di Chieti, che viene organizzata dall’Arciconfraternita del Monte dei Morti. La sua origine risale addirittura all’anno 1000, anche se la fisionomia attuale della cerimonia, dei suoi simboli e della sua scenografia è, naturalmente, di secoli più recenti, anche posteriori all’anno 1650 in cui la processione si spinse, a piedi, fino a Roma. I simboli della Passione  sono stati scolpiti nel 1885 da Raffaele Ponte, mentre è del 1760  il Miserere composto dal musicista chietino Saverio Selecchi, che un coro esegue con accompagnamento d’archi.


MATHIAS GOTHARDT GRUENEWALD
RESURREZIONE 1515-1520 ca.
Duomo di Isenheim

Taranto, il giovedì Santo, assume un aspetto marcatamente surrealistico grazie a un penitenziale pellegrinaggio di strani personaggi in tunica e cappuccio bianchi, scalzi, che ondeggiano tipo fantasmi  e vanno in visita ai sepolcri. La loro andatura é  lentissima, estenuante, e il loro "viaggio" dura tutto il giorno (12 ore per percorrere 4 chilometri!). Audacemente anticonformista nella forma, quanto intimamente legata alle sue trecentesche tradizioni, L’Aquila illumina il cielo notturno del venerdì Santo con bengala e profezie bibliche scritte in caratteri fluorescenti. I simboli della Passione: il gallo, la frusta, il lavabo e la corona di spine, sono rami sbalzati nella tradizione artigiana abruzzese, ma stilizzatissimi e moderni. I trofei sono di ceramica istoriata  in colori pastello. Persino gli strumenti musicali, che nelle consuete processioni sono trombe e grancasse della banda locale, qui sono violini e violoncelli impegnati in un limpidissimo Miserere. Al giungere delle tenebre, L’Aquila spegne tutte le sue luci per concentrarsi su due file di torce fiammanti che escono dalla Basilica di San Bernardino per far strada al grande catafalco su cui è disteso Gesù morto,avvolto in una nube d’incenso. All’insegna dell’arte anche Savona, per la quale il venerdì Santo coincide con la grande uscita delle "casse",una tradizione che si ripete da quattro secoli. Le "casse" sono in realtà gruppi scultorei in legno del Cinquecento, di ispirazione sacra e di alto valore artistico. Portare a spalla le quindici casse rimane, per i savonesi, un ambìto privilegio, anche se la processione del venerdì Santo  inizia al tramonto e si protrae fino a notte inoltrata.


MICHELANGELO
CRISTO RISORTO 1519-1520
chiesa di S.Maria sopra Minerva a Roma

Di grande risonanza locale la Rievocazione della morte di Gesù,a Grassina, borgo nei pressi di Firenze. Nella processione del venerdì Santo, che qui risale al XVII secolo, la rievocazione storica della Passione è scrupolosamente fedele al Vangelo e ha quindi il duplice aspetto di cerimonia religiosa e di ricostruzione storica. Più di 400 figuranti in costume sfilano in corteo e rappresentano i momenti più salienti :l’Ultima Cena, la salita al Calvario (qui esiste proprio il Monte Calvario), la Crocefissione e la Deposizione. La verosimiglianza dei personaggi e la plasticità delle scene conducono a Grassina, il venerdì Santo, anche studiosi di costumi popolari.Tutto diverso a Firenze dove la festa grande si fa il giorno stesso di Pasqua: "lo scoppio del carro", ambientato in quello splendido scorcio di piazza del Duomo, tra Santa Maria del Fiore, l’aurea Porta del Paradiso, che Lorenzo Ghiberti eseguì per il Battistero di San Giovanni, e il suggestivo Campanile di Giotto. Questo spettacolo è un antico rito popolare che trae le sue origini dalla celebrazione della famosa Prima Crociata che il gran sepolcro liberò di Cristo. Dopo la fortunosa impresa, il condottiero Goffredo di Buglione  donò tre schegge di una pietra del Santo Sepolcro al nobile crociato fiorentino Pazzino dei Pazzi per aver issato il primo vessillo cristiano sulle mura di Gerusalemme. Con queste schegge,in passato veniva acceso il fuoco sacro conservato nella Chiesa di Santa Maria sopra Porta,che non esiste più. Oggi, al momento del "Gloria" nella messa pasquale  del Duomo, l’arcivescovo di Firenze  "accende" simbolicamente il fuoco a una colombina di gesso e cartapesta che vola fuori della chiesa su un filo di rame e raggiunge un enorme carro (Brindellone)facendone scoppiare i mortaretti e i razzi multicolori che lo adornano e poi ritorna all’altare maggiore. Se il "volo" della colombina è senza intoppi ,tutti i presenti ne traggono un buon auspicio.


BEATO ANGELICO
RESURREZIONE DI CRISTO, 1447-1450
San Marco Museum, Firenze

Di elementi beneauguranti son pieni anche i tradizionali carretti siciliani che nel periodo pasquale vengono letteralmente coperti da pani simbolici e dolci variopinti.

A sfondo religioso anche il più caratteristico dolce pasquale siciliano: l’agnello, realizzato in "pasta reale" (marzapane) e modellato con antichi stampi di gesso. E’ sempre sdraiato su un prato verde e reca sul dorso la bandiera della Resurrezione. Ad Agrigento e a Palma di Montechiaro, sulla scia della tradizione delle suore del convento, l’agnello assume forme più raffinate e dettagliate e il suo corpo,ammesso che ci fosse bisogno di calorie in più,è ripieno di dolcissima cedrata.Ogni luogo di Sicilia, in questa festività religiosa, propone riti affascinanti con antiche, magiche suggestioni. Le lunghe processioni di Caltanissetta, i Misteri di Trapani, ispirati al racconto evangelico,colmi di intensa drammaticità. I Giudei di San Fratello che, muniti di trombe e catene,prorompono in sfrenate manifestazioni per le strade del paese; la "Giunta" e la "Spartenza" di Caltagirone, ricche di misticismo, sono momenti toccanti della Pasqua siciliana. Altri riti si succedono a Piana degli Albanesi,così chiamata per via della colonia di albanesi che vi  si stabilì nel 1488. A Pasqua indossano i loro originali,rutilanti costumi in seta ricchi di ricami e pietre dure e,ispirandosi agli antichi riti cattolico-greci, distribuiscono uova colorate di rosso davanti alla Cattedrale, dopo la messa.