testo di Larissa Anisimova
foto concesse da Electa e dal Museo di Astrakhan



Se l?Europa é un concetto culturale e storico piu? che geografico, l?attuale fase di ricomposizione e riqualificazione della memoria, non è solo allargamento di confini e di conoscenze, ma riscoperta di un passato comune e quindi arricchimento dell?identità.

 

Assistendo alla visita del presidente Bush nei Paesi dell?ex URSS, ci colpisce la suprema ironia della storia, ma dobbiamo anche riconoscere che quella operata dai sistemi comunisti è stata si? una frattura, un?interruzione di portata generazionale, ma che tra il prima e il dopo sono sottesi tenaci fili che ora riemergono progressivamente come comune patrimonio culturale e spirituale.

 

Realtà e territori che per decenni sono stati appiattiti in un indifferenziato silenzio  parlano  a noi oggi con voci  distinte, offrendo  esperienze affascinanti di riscoperta : lontani, poco noti  e poi improvvisamente, e con stupore, vicini, riconoscibili nella loro originalità.


Queste riflessioni sono stimolate dall?impatto visivo e dallo spessore culturale della mostra ?I tesori della steppa di Astrakhan? allestita nelle Sale dell?Appartamento Barbo di Palazzo Venezia a Roma dal 17 Marzo al 29 Maggio 2005, che al di là del valore e della bellezza degli oggetti esposti -sottolineati dal suggestivo allestimento- è l?occasione di un?ulteriore ricomposizione di memorie storiche e di fecondi confronti nel presente.

La mostra che nasce sotto l?Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana ed è organizzata dalla Fondazione Internazionale Accademia Arco, espone per la prima volta, i reperti di campagne archeologiche, alcune molto recenti, che hanno illustrato la ricca e originale civiltà delle popolazioni nomadi dei Sarmati, vissuti dal VII sec a.C. al  VI sec.d.C. nella vasta steppa eurasiatica, ai confini settentrionali della civiltà ellenistico-romana.

Al centro dell?esposizione una straordinaria collezione di oggetti d?oro, d?argento e bronzo portati alla luce nel corso degli scavi effettuati a partire dagli anni Ottanta, custoditi nella regione di Astrakhan e qui presentati in una splendida selezione in prima mondiale.

Gli oggetti, di preziosa e originale fattura, provengono dagli arredi dei tumuli funerari (kurgan) e posseggono una straordinaria forza evocativa: forme e materiali proiettano l?intensa fascinazione di civiltà scomparse, da cui traspare la misteriosa eredità di una comune identità europea.


Si?, esotiche e misteriose queste etnie,  al tempo  di Erodoto e degli storici dell?antica Grecia, in movimento sullo sfondo di paesaggi ignoti e imprecisati, un ubiquo fiume (il Volga), un favoloso mare (il Caspio) : comunque l?ultimo popolo noto agli antichi, ai confini dell?Europa,  prima delle genti remote e fantastiche  che vivevano oltre gli Urali.

Ed eccoli ispiratori di un mito tra i piu? popolari e diffusi, quello delle Amazzoni narrate come progenitrici dei Sarmati, a testimoniare dello stupore e della fascinazione degli antichi greci di fronte alla libertà e al prestigio femminile presso queste popolazioni nomadi, fino a incarnare l?archetipo della donna guerriera.


I popoli delle steppe della Russia compaiono nella frammentaria storiografia ellenistica  con notizie spesso imprecise e contraddittorie, ma saldamente  ancorate nel tessuto della storia, che testimonia del loro dominio del territorio, del controllo sulle vie carovaniere dell?oriente, della loro fama di stirpi fiere e giuste.

Tanto che per i Romani, fatalmente, questi popoli orgogliosi e guerrieri diventano pericolosi nemici sul limes dell?impero e quindi ideologicamente barbari e feroci, cosi? da condividere per secoli con i Germani e i Parti la fama di essere gli irriducibili avversari di Roma.

E da qui una serie di campagne militari e battaglie, con alterne sorti, mentre  un  lento processo di spostamento ed emigrazione  delle popolazioni verso ovest  avviava l?integrazione nei confini dell?impero, insieme al crescente impiego di milizie arruolate all?interno dello stesso esercito romano.

Una crisi particolarmente grave si ebbe alla fine del  I sec.d.C quando ai Sarmati si unirono i Daci e gli affini clan tribali  degli Alani : prima l?imperatore Vespasiano e poi Traiano (101 d.C.) intesero risolvere militarmente la situazione di debolezza dell?impero nell?area ; la campagna vittoriosa di Traiano, celebrata nella famosa Colonna, porto? ad una tregua di cinquant?anni, durante la quale continuo? il movimento di migrazione e integrazione .


Il processo si accentuo? con la pressione esercitata prima da nord dalla popolazione germanica dei Goti, e poi piu? drammaticamente con l?avanzata degli Unni, provenienti dall?Asia centrale : cadute le frontiere dell?impero, nel grande coacervo dell?alto medioevo, la storia dei Sarmati venne a integrarsi  nella storia delle popolazioni europee, solo a tratti distinguibile nella vicenda dei cavalieri alani nel Caucaso e fino ad oggi nella popolazione degli Osseti (a noi tristemente vicini nella tragedia della scuola di Beslan).
 
 
L?originale civiltà dei Sarmati confluisce cosi? nella comune matrice europea, mentre il loro territorio storico  e in seguito la città di Astrakhan si caratterizzano a centro commerciale e crocevia tra Europa ed Asia sulla Via della seta, in un paesaggio lussureggiante  e ricco di suggestioni artistiche e ambientali.
Nel XVII secolo la città, ricca e fortificata, è una vera e propria « porta della Russia » verso l?Asia centrale e la Siberia meridionale, luogo d?incontro di mercanti, artigiani, contadini, mercenari, pastori provenienti da Venezia, dall?Olanda, dalle favolose città centro asiatiche di Khivà, Buchara e Samarcanda, dall?altipiano iranico e dall?India.


Terre cerniera tra Occidente e Oriente, incontro di usi e culture, ma anche itinerari di viaggiatori europei sin dal XV sec. e mete  di turismo internazionale fino ai primi del 900.

 

Terre caratterizzate dalle comuni radici cristiane dell?Europa, dall?opera del monachesimo,

(la prima scuola fu fondata dai frati cappuccini), da un gusto artistico e architettonico  che combina in modo originale forme della tradizione classica con motivi orientali (nel XVIII sec.

la città  fu pianificata e ridefinita stilisticamente dall?architetto italiano Alessandro Dighi).

Le campagne archeologiche, premiate da emozionanti ritrovamenti quale quello della sepoltura ricchissima del « principe di Kosika », risarciscono la città del sostanziale isolamento (al di fuori dei circoli specialistici), in cui si svolge la vita culturale sotto il regime sovietico.

 

Lo stile animalistico e stilizzato  dell?arte dei Sarmati non solo non ha nulla di barbarico e mostra una sconcertante modernità, evidenziata dagli artisti-orafi contemporanei che ad essa si sono ispirati senza soluzione di continuità, ma costituisce una delle correnti estetiche e spirituali che confluiscono nell?Europa medievale. 


Oggi i meravigliosi oggetti, di per sé fortemente visionari, che sono il patrimonio prezioso del Museo di Astrakhan, sono in qualche modo la restituzione di un passato che è anche nostro, e di un presente piu? ampio, piu? ricco e piu? consapevole, anche se diversamente complesso.

 

E i simboli enigmatici che animano lo stile dei gioielli e corredi emersi dalle tombe dei principi della steppa proiettano sulla tela della storia  l?enigma del futuro della  stessa Europa e della sua  capacità di comprendere se stessa e la propria identità.

 

Presidente Onorario: Mikail Gorbacev

Direzione scientifica: Gian Luca Bonora

Comitato Scientifico: Claudio Strinati, Ludmilla Karavaeva, Viaceslav Plakov, Nina Polijaeva, Svetlana Lygina, Claudio Franchi

Allestimento: Studio Tecnico Scenografico Castelli

Illuminazione: Franco A. Ferrari

Catalogo:  Electa

Ufficio Stampa: Novella Mirri

Info: 06/32810


 

 

 

Roma ? Museo Palazzo Venezia

Sale Appartamento Barbo ? Via del Plebiscito 118

Fino al  29 maggio 2005