CLARA DI MEGLIO


Una bella piazza di Tirana

Un libro-diario di viaggio, un centinaio di pagine per descrivere paesaggi, incontri, avventure e disavventure, alla scoperta dell?Albania. Sono le esperienze capitate a Maurizio Crema, giornalista-scrittore, amante dei viaggi-avventura, ne ha fatti già parecchi e autore di questo volume ?Viaggio ai confini dell?Occidente. In moto ai confini dell?Albania? edito da Ediciclo, che cos?ì inaugura la nuova collana ?Altri viaggi?.

Come si potrebbe definire uno che parte per scoprire un paese ma lo fa senza bene organizzarsi prima e con un mezzo, una moto vecchia e mezzo-scassata, che sa a priori non lo porterà lontano?. Un incosciente, un ingenuo o un avventuriero?, nel senso più antico del termine, uno che va alla ventura e accetta ciò che gli capita giorno per giorno. Questo e altro è il libro, e infatti oltre alla vecchia moto che viene abbandonata alla prima tappa, Crema viaggia con i mezzi che trova a disposizione, da un?altra moto prestata da un nuovo amico alla corriere di linea, ai taxi. Alla fine raggiunge i luoghi che voleva scoprire, quasi tutta l?Albania, sud e nord, mare, colline, montagne, città, villaggi.

Maurizio Crema, è veronese di nascita e veneziano d?adozione, ma credo soprattutto che si senta cittadino del mondo, perché i suoi viaggi sono sempre all?insegna dell?improvvisazione, salvo poi rivelarsi organizzati come in un puzzle di cui lui solo conosce il disegno definitivo.

Un libro piacevole che si legge facilmente, alla descrizione dei luoghi, dei paesaggi, dove ritrova anche riferimenti storici, si intrecciano gli incontri con le persone, ed essendo un giornalista Crema non dimentica di fare domande per avere risposte, non dimenticando l?aspetto socio-economico del paese che sta visitando.

Anfiteatro della zona archeologica
del Parco Nazionale di butrinto

A Maurizio Crema anche noi abbiamo fatto delle domande :

D-Hai scelto l?Albania perché una delle ultime, se non l?ultima frontiera dell?Europa conosciuta turisticamente?

R- Direi più esattamente che l?Albania è un paese sconosciuto in toto, noi italiani, ma anche noi europei, la vediamo come un buco nero, fonte di immigrati e guai, una terra incognita. E? la sensazione che hai quando ti imbarchi per la Grecia col traghetto e dopo un giorno di viaggio spunta quella costa bassa e poi frastagliata, con poche luci, ancora straniera. Purtroppo anche loro hanno la stessa sensazione: per gli albanesi Corfù è ancora un miraggio. E l?Albania è ancora spesso una prigione a cielo aperto. Solo che ora i muri e i reticolati sono fatti di leggi sull?immigrazione e povertà.

D- Hai scoperto un Paese e della gente che immaginavi o no?

R- Mi hanno sorpreso. Io in Albania ci sono stato diverse volte per lavoro, ma quella descritta nel libro è stata la mia prima immersione nella loro realtà, senza protezione ufficiali, senza convegni, incontri obiettivi e senza vincoli. Con la moto puoi viaggiare, ti fai vedere, non hai barriere: e ho scoperto della gente simpatica, aperta, curiosa, amichevole e interessante. Orgogliosa. Gente che quasi sempre conosce molto di te europeo. E sa che parte svantaggiata ma non ha acredine nei tuoi confronti. Anzi. Ti ringrazia perché li hai visitati.

Un bel tratto di costa
nei pressi di Valona

D- Sei giovane e quindi non hai conosciuto l?Italia d?anteguerra e dell?immediato dopoguerra, ma evidentemente ne sei a conoscenza per studi o altro. Con l?Albania di oggi  pensi ci siano somiglianze socio economiche?

R- Io ho vissuto i racconti dei miei genitori, dei miei nonni, della guerra, i film, il neorealismo, i libri. L?Italia negli anni ?50 è quella dei contadini e delle prime speculazione edilizie, dell?industrializzazione e della 500. E? l?Italia piena di vita e di sogni. Io sono nato negli anni ?60, quello del boom fatto e dell?ottimismo sbandierato. Poi sono arrivati i ?70, quelli delle BR e degli scioperi, delle crisi del petrolio e delle domeniche a piedi. Ecco, penso che l?Albania sia come l?Italia degli anni 50?, piena di energia, di speranze, e che rischia di fare la stessa fine nostra se non saprà indirizzare queste energie verso la realizzazione di una società più giusta, di uno Stato più corretto. Là c?è ancora molta corruzione.

D- Un viaggio è sempre un?esperienza cosa ti rimane di questo viaggio?

R- Intanto aver scritto questo libro? e non è poco, almeno per me. Spero anche per te, se ti è piaciuto. Poi la curiosità di farne ancora, di approfondire questi posti di confine, i Balcani innanzitutto. Io ho seguito per lavoro la fine della guerra in Bosnia e i dieci anni di questa faticosa ricostruzione post-comunismo e post-guerra, credo che lì si giochi l?avvenire dell?Europa, lì si gioca la soluzione dei conflitti tra civiltà così diverse, da religioni così diverse. Per fortuna noi italiani e veneti abbiamo una maestra importante come dialogo e rapporti con questi popoli:Venezia. La Serenissima ha lasciato tracce profonde anche in Albania come in Monternegro, in Dalmazia, in Grecia. Ma questo sarà forse, spero, un altro libro. Boh!

D-  Il prossimo viaggio sempre in moto? E dove?

R- Il prossimo viaggio sarà nel Peloponneso, in quel posto che i veneziani chiamavano Morea. Ma in moto (e anche con altri mezzi) vorrei seguire le fortezze e i porti che la  Serenissima ha seminato per tutto l?Oriente vicino e lontano.