LUISA CHIUMENTI



Tra le mura dense di arte e di storia del Castello del Buonconsiglio di Trento, il fascino del tempo che scorre ha assunto sfumature eccezionali nella presentazione di una mostra che, tra arte e scienza, illustra l?evoluzione tecnologica dell?arte dell?orologeria, ma anche la bellezza e l?originalità delle forme, delle decorazioni, dei preziosi materiali con cui, nell?arco di tre secoli, si è sviluppata l?arte dell?orologeria.

Accanto a questo però, l?esposizione di Trento, curata da un Comitato scientifico coordinato dal professore Giuseppe Brusa, uno dei massimi esperti di storia dell?orologeria, e organizzata dalla dottoressa Annamaria Marchionne, con l?allestimento dell?architetto Michelangelo Lupo, mette in luce le più varie angolazioni da cui ?la misura del tempo? può essere osservata.


Essa  propone infatti, in una accurata selezione iconografica, una serie di dipinti, incisioni, documenti e libri a stampa dal ?500 al ?700, da cui si evince il ruolo, sempre più ricco di suggestioni e di fascino, che un tale strumento di precisione e di bellezza come l?orologio, andava sempre più assumendo nel tempo. I  370 esemplari, provenienti dalle più prestigiose collezioni italiane ed europee, sia pubbliche  che private, presentano infatti all?ammirazione dei visitatori le varie fasi e i successivi livelli di perfezionamento cui è giunta l?arte dell?orologeria in Europa, dal XV al XVIII secolo.


E? interessante notare come la necessità di ?scandire? il tempo sia in certo modo partita dalla collettività, se si pensi come i primi orologi meccanici, risalenti al Medioevo, siano stati quegli ?orologi pubblici? che osserviamo ancora sui campanili e le torri civiche, per regolare l?attività quotidiana dei cittadini ed  anche gli ?svegliatori monastici? posti nei complessi conventuali, servissero a ?segnare? le ore della preghiera e i vari momenti della vita monastica.

Ma  sarà poi solo in epoca rinascimentale che l?orologio, divenuto lavoro accurato, elegante  e raffinato di orafi, argentieri ed ebanisti,  diventerà simbolo di agiatezza e prestigio, tale da poter essere esposto anche nelle ?Wunderkammer?, quei  ?gabinetti delle meraviglie? in cui erano esposti in bella vista gli oggetti più preziosi, rari ed esotici.


Ed ecco nascere anche il connubio tra automa ed orologio, che portò alla realizzazione di oggetti particolari e curiosi che riproducono movimenti più o meno elementari o complessi corrispondenti  allo scoccare delle varie ore.

Le caratteristiche di una specifica  tradizione locale, verrà inoltre identificata, tra i secoli XVII e XVIII, particolarmente in Italia, attraverso una specifica creatività regionale, dando vita a tutta una gamma di orologi diversi, che rispecchiano appunto le tendenze di gusto di ogni regione. Così ad esempio si può ammirare l?esuberanza decorativa delle casse napoletane e siciliane, in contrasto con la sobrietà della produzione emiliana e toscana o la sontuosità romana.


In Trentino e nel Sudtirolo, spicca, tra i maestri orologiai attivi nel ?700, la figura di Antonio Bartolomeo Bertolla che, nato in val di Non nel 1702, diventerà ben presto famoso in ambito nazionale, nell?arco della sua lunga vita, non solo per gli eleganti orologi da arredo domestico, ma anche per gli spettacolari orologi astronomici, tra cui quello che venne donato all?imperatrice Maria Teresa d?Austria.

La Mostra resterà aperta, affiancata anche da interessanti incontri, visite guidate e concerti, fino al 6 novembre 2005 ( dalle 10.00 alle 18.00 ? chiuso il lunedì ).

 

 

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