PAMELA MCCOURT FRANCESCONE



FOTO DI  NINA BETORI AUTRICE DEL LIBRO

 

Un libro, scritto da una giovanissima romana, che racconta  un viaggio alla scoperta della ?vera? Cina, non quella Cina patinata delle metropoli futuristiche che attira i turisti, né quella della grande potenza economica emergente, ma la Cina più povera e meno evoluta, la Cina della giovane generazione,  che è una realtà spesso ignorata in Occidente.     

 

?Chiunque voglia conoscere una cosa, non ha altra strada che vivere a contatto con essa, ossia vivere (agire) nel suo ambiente????tutte le vere conoscenze provengono dall?esperienza diretta?.  Con queste parole di Mao Zedong  inizia il libro ?Sommerso rosso?, scritto da Nina Betori e pubblicato dalla EDT Collana Orme.  Nina, 22 anni, ha preso alla parola il consiglio di Mao, ed è partita, insieme ad un compagno,  viaggiando non come turisti ma come viaggiano i cinesi stessi, cioè adattandosi a condizioni spesso al limite del vivibile, alla scoperta delle regioni meridionali del Paese.  Per capire meglio questo grande continente,  per vedere, prima che scompaiano per sempre sotto le acque della più grande diga del mondo, le Tre Gole sul fiume Chang Jiang o Yangtze e per capire meglio il popolo cinese, ?coraggioso e pieno di contraddizioni, ma unito da una coscienza profonda della propria storia e della sofferenza che questa ha comportato?.

 

L?autrice ha parlato con Sinequanon del suo viaggio, delle sue esperienze e delle sue impressioni.


Cosa ti ha spinta, a soli 16 anni, a studiare il cinese? E dove l?hai studiato?

 

?Inizialmente mi sono avvicinata all?Oriente interessandomi della problematica del Tibet. Cosciente del fatto che se avessi davvero voluto  comprendere questo scontro avrei dovuto conoscere tutte e due le parti, ho  letto molto anche della Cina. Davanti ai miei occhi è comparso un mondo  infinitamente complesso, decifrabile solo imparando la lingua che gli  appartiene: in essa si trovano concentrati lo schema mentale e le visioni  del mondo del popolo che la utilizza. Ho fatto un breve corso intensivo di  50 ore di cinese in Italia e sono partita subito dopo la maturità per  Pechino. L?unico modo per imparare questa lingua è assimilarla sul posto?.

 

Quanto è durato il tuo viaggio alla scoperta della Cina sud-orientale che ti ha fatto  scoprire una Cina ben diversa da quella che tu chiami ?la Pechino  ufficiale?. In che modo si differenzia, e ti ha aiutato a capire meglio il paese?

 

?Il viaggio  che racconto nel libro è durato in tutto 16 giorni. Pechino ha un carattere tutto suo. Nonostante alle Olimpiadi del 2008  diverrà la vetrina per una Cina nuova e moderna, rimane il cuore politico e  conservatore del Paese. E` uno straccio lacerato dal tira e molla fra  tradizione e progresso. Un mondo a parte, del quale si perdono le tracce man  mano che ci si allontana. La Cina sud-orientale è meno radicale, meno spigolosa. I cinesi che la  popolano hanno un ritmo di vita più lento, hanno modi più sciolti. Sono  liberi dalle stagioni severe che imperversano al Nord e parlano infinite  varietà di dialetti. A Pechino vengono disdegnati per il colore della pelle  più scuro e la loro abitudine di mangiare soprattutto riso, anziché il grano. Viaggiare mi ha fatto capire sopratutto che è impossibile trovare un comune  denominatore del popolo cinese. Nonostante alle popolazioni che abitano nel Sud sia stato imposto di dimenticare le loro molteplici radici culturali in  nome della tradizione dell?unità politica, esse non sono state spazzate via  del tutto: sopravvivono negli angoli più segreti tra le montagne e nelle buffe storpiature del putonghua, la lingua ufficiale?.


Che impressione ti ha fatto viaggiare lungo il Chang Jiang, meglio noto in Occidente come il fiume Yangze? La costruzione della diga permetterà di  controllare il fiume, ?sfruttando il potenziale idroelettrico e irriguo e consentendo la modernizzazione di vaste zone della Cina rurale?. E che effetto ti ha fatto vedere scomparire città intere insieme a testimonianze di culture antiche e tradizioni secolari?

 

?La prima tappa  era lungo il fiume Fengdu, anche chiamata la ?città dei fantasmi?. Quando all?alba la nebbia si è diradata ho visto per la prima volta emergere all?orizzonte le macerie fumanti di palazzi fatti implodere poche ore prima. Non mi trovavo solo in mezzo alla distruzione incontrollata di costruzioni nuove e antiche, ma anche di storie di vita, di abitudini, di sicurezze. Vedevo camminare anziani e bambini tra i resti delle loro case in cerca di oggetti personali: succedeva talvolta che gli sfratti fossero dati meno di ventiquattro ore prima della demolizione, non lasciando il tempo agli inquilini di trasferire i loro oggetti in strada o un luogo di fortuna. E` difficile definire cosa ho provato in quei momenti. Da un lato impotenza e rabbia, preoccupazione e sconforto. Dall?altro la sensazione di essere fuori posto. Gli sguardi violenti dei cinesi intorno a me si trasformavano nella mia mente in accuse. Ricordo che i camion che trasportavano i detriti acceleravano quando ci vedevano per schizzarci di fango. E io mi ripetevo: ?Me lo merito, me lo merito?. Forse era un modo per espiare la colpa di avere un posto stabile dove poter tornare dopo questa avventura?.

 

Arrivata a Yangshuo leggiamo ?si può mangiare la frutta in un locale pubblico senza temere i crampi allo stomaco, si può camminare scalze mostrando i talloni, considerati altrove parti estremamente erotiche del corpo femminile, si può andare in giro con magliette scollate?. Allora ci sono veramente due Cine? Quella più vicina a Hong Kong e quella più vicina a Pechino?

 

?Ho incontrato varie Cine, molte più di due. Però, se dovessi immaginare la Cina suddivisa in due parti, probabilmente userei la suddivisone che ha scelto la natura stessa: il fiume Yangzi come confine tra due mondi. I cinesi del Nord amano da sempre distinguersi da quelli meridionali chiamandosi ?i veri eredi dei cinquemila anni di storia del Celeste Impero?. Quelli del Sud si lamentano dall?altra parte della freddezza, dell?austerità dei loro connazionali nordici. La cessione di Hong Kong agli inglesi dopo la guerra dell?Oppio e l?arrivo dei stranieri a Shanghai, poi, ha alimentato il divario tra cuore politico nella capitale e il carattere imprenditoriale e anarchico del Sud, fino a renderle apparentemente incompatibili. Pensandoci bene, per quattro decenni Shanghai venne castigata per i suoi peccati capitalisti, eppure appena possibile si è riallacciata alle sue origini ante-comunismo, lasciando libero sfogo a vizi e divertimento, diventando una delle metropoli più moderne del paese. Ha davvero un altro carattere?.


E la povertà che tu descrivi come ?diffusa? e che ?non può essere vista come un elemento pittoresco? ma un ?fenomeno grave della società cinese odierna??

 

?Inizialmente anche io ero attratta da certe scene che vedevo per strada. Soprattutto nei vicoli antichi di Pechino o nelle zone rurali, dove il tempo sembrava essersi fermato da molto tempo. Adesso, a distanza di due anni dal mio arrivo in Cina, ho appreso a fondo la lingua e i problemi dei strati sociali più poveri: è stato inevitabile modificare il mio modo di guardare alle cose: la povertà non più come immagine esotica, ma come crescente emergenza. In Occidente si continua a parlare del ?dragone rosso?, della Cina che sta crescendo esponenzialmente nel settore dell?economia, ma contemporaneamente si sminuiscono i problemi che la Cina sta affrontando nelle zone rurali. Purtroppo questo vasto paese continua ad essere conosciuto maggiormente per le sue prodezze economiche, ma non anche per le problematiche sociali che lo affliggono. Da una parte i politici e imprenditori cinesi vorrebbero nascondere questi problemi agli occhi estranei, dall?altra parte la classe sociale di intellettuali inizia a percepire questa mancanza di partecipazione come poco rispettosa?.


Parlando di Mao Zedong scrivi ?Per molti il mito del presidente è rimasto intatto anche dopo la sua morte. C?è chi lo ama ancora con lo stesso ardore. Poi c?è chi ha accumulato talmente tanto odio da rinnegarlo, evitando di riflettere, vivendo la propria vita con testarda superficialità. E poi c?è anche il cinese medio che vive all?ombra di Mao, che lo elogia come eccellente poeta e come padre della grande famiglia cinese. E costui che, vedendo in Mao un?icona, tiene ancora vivi i sentimenti nazionalisti. I giovani invece sono indifferenti nei confronti di Mao, per loro è semplicemente una leggenda, una figura neutra ed è destinato a rimanere tale dato che i genitori non hanno alcuna intenzione di approfondire l?argomento. Gli unici che hanno tentato un?elaborazione del passato sono gli intellettuali, le loro testimonianze sono le uniche che permettono di spiare e comprendere i cinesi nella loro complessa e preziosa verità?. Il tuo viaggio ti ha aiutato a comprendere meglio la storia della Cina, e la difficile convivenza del popolo cinese con il mito di Mao Zedong?

 

?Per comprendere la storia della Cina e la presenza di Mao che aleggia ancora nelle vite dei cinesi non c?è posto migliore di Pechino. Ma bisogna avere tanto tempo a disposizione e perdere tante sere a bere grappa e birra e mangiare arachidi caramellate con i cinesi. La Città Proibita, il Tempio del Cielo, il Palazzo d?Estate ecc. sono tracce vistose di un passato antichissimo. E resistono ancora accanto a palazzoni grigi e freddi, dall?architettura stalinista, simboli di un comunismo ormai mutato. Resistono accanto a grattacieli modernissimi e cadaveri di palazzi mai finiti di costruire per mancanza di soldi. Pechino è la città in cui si scontrano faticosamente centinaia di fasi storiche. In cui Mao, dall?alto del suo ritratto a Tian?anmen, sembra osservare attento la piazza sulla quale è legalmente vietato sorridere o piangere. Viaggiare attraverso la Cina mi ha aiutato a completare il quadro che mi ero fatta del paese vivendo nella capitale. Ho raccolto immagini, impressioni. Ho fatto paragoni?.


Dopo la navigazione sullo Yangzi scrivi: ?Credo che comprenderò l?importanza di questo viaggio solo quando l?avrò terminato?. E stato così?

 

?Tanti viaggi.  Dopo ho capito quanto avevo corso, quanto avevo combattuto, e quanto la Cina sapesse essere ancora più grande e capricciosa della mia stessa immaginazione?.

 

 

 

?Sommerso rosso?, scritto da Nina Betori e pubblicato dalla EDT Collana Orme.