TERESA CARRUBBA


bambola in avorio trovata nel
sarcofago di Crepereia Triphaena
Roma – 150/160 d.C.

L?idea di poter tradurre in un oggetto il momento più espressivo della natura che è la maternità, ha sempre affascinato ogni spirito artistico. Già civiltà antichissime trovavano il modo di animare simboli dell?esperienza e della suggestione in coreografici fantocci: le bambole. Romani e Greci le costruivano in argilla, in legno, in osso, spesso con gli arti snodabili e gli abiti di stoffa. Ancora legno nel Medioevo e qualche esemplare in argilla, specie in Francia e in Germania. Nel periodo rinascimentale c?è una notevole evoluzione nella tecnica costruttiva delle bambole che raggiungono addirittura livelli artistici. Nell?arco dei secoli successivi si rinvengono nel balocco gli elementi peculiari che caratterizzano l?epoca cui appartengono: bambole pompose nel Seicento, leziose nel Settecento, neoclassiche nel primo Ottocento. E? curioso: durante la Rivoluzione Francese vennero costruite ghigliottine in miniatura per decapitare le bambole aristocratiche.

bambola in cartapesta e legno
Inghilterra, 1690

Di bambole in legno dei primi del Settecento se ne trovano ben poche e hanno un prezzo elevatissimo. Nel lontano 1974, a un?asta della Sotheby?s ne sono stati venduti due esemplari della William and Mary per 16,000 sterline. Nell?Ottocento da Norimberga si diffonde la bambola con la testa di cartapesta e il corpo di pezza. Un oggetto molto difficile da trovare in buono stato. Solo in questo caso infatti, con la capigliatura in ordine e i vestiti originali, possono essere presentate a un?asta e realizzare circa 1,000 sterline. Sebbene queste bambole abbiano raggiunto una discreta quotazione tra i collezionisti, non hanno un mercato ampio come le più recenti in bisquit e porcellana. I giapponesi per esempio acquistano soltanto bambole di bisquit. Questa preferenza, tra gli esperti, forse è dovuta al fatto che le bambole di cartapesta sono più delicate e perdono facilmente i colori e perfino lo strato di pittura e il gesso, se il grado di umidità dell?aria non è ottimale.

bambola con testa in bisquit
Jemeau, Francia 1880
coll. Eliana Martinelli

Altrettanto delicate le bambole di cera che possono essere danneggiate irrimediabilmente dalla luce e dal calore. Se ne trovano ancora tra quelle inglesi del Settecento o tra quelle più tarde, della metà dell?Ottocento, in cera e cartapesta o cera e altri materiali. Pur non avendo ancora raggiunto valori alti nella stima d?asta, potrebbero costituire un buon inizio per chi si accosta al collezionismo. Se sono in buono stato, si possono avere per 500-1.000 sterline. Molto più a buon mercato una serie di bambole con la testa di porcellana smaltata di bianco, capelli neri, in genere con scriminatura al centro, e insignificanti abitini bianchi, fabbricate a migliaia alla fine dell?0ttocento in Danimarca, Francia e Germania. All?asta realizzano al massimo 200 euro. Se invece presentano alcune caratteristiche diverse come la parrucca castana o un po? di colore sulle guance il prezzo può lievitare notevolmente, fino a 3000 euro, perché molto più rare. Sono della metà dell?Ottocento, invece, le bambole con la testa di bisquit, che nascono in Francia in numerose fabbriche specializzate: Barrois, Gau1tier, Huret, Jumeau e Rohmer. Più tardi, e visto il successo dell?oggetto, sorgono altre case come Bru, Rabery et Delphieu, Steiner e Thuillier. Nel 1899 molte di queste ?firme? si riuniscono nella Societé Francaise de Fabrication de Bébés et Jouets (SFBJ).

quattro bambole Parie con
testa in bisquit – Germania
seconda metà del XIX secolo

Da quel momento soltanto i pezzi firmati SFBJ alzano i prezzi di svariati zeri. La ?Character doll? di Jumeau, così chiamata per le sue espressioni particolari, modellata in modo che sembri piangente, pensosa o sorridente, si vende all?asta da 30 a 60 mila euro. La ?Jumeau Triste? può essere battuta alle aste londinesi a 30,000 sterline. Tutto comunque dipende dalle condizioni del balocco. Specialmente per le bambole di bisquit che, secondo gli intenditori, non devono avere neanche un graffio. Una semplice incrinatura sul viso ne può ridurre il valore addirittura di tre quarti; un restauro visibile, anche di più. Persino un piccolo segno all?attaccatura della parrucca può mettere in allarme perché col tempo tende ad allungarsi; i collezionisti sono sempre molto prudenti di fronte alle incrinature. Addirittura, quando è possibile, fanno la ?prova-luce? inse­rendo nella testa una minuscola lampadina.

bambola Kewpie
Manifattura J.D. Kestner
Germania, 1913

Anche il colore ha la sua importanza: al bisquit rubicondo è di gran lunga preferito quello più pallido e simile alla carnagione umana. I potenziali collezionisti devono in ogni caso stare attenti ai falsi. Circolano infatti numerose imitazioni di bambole preziose, scodellate dai Giapponesi, notoriamente abili copiatori. Per questo è sempre meglio affidarsi alla competenza di grosse case d?asta anche se qui i prezzi possono giocare sull? entusiasmo dell?amatore. Le cifre più alte nel settore sono state raggiunte, a livello mondiale, dalla Sotheby?s nel 1986 con una bambola di bisquit di Kammer and Reinhardt, del raro stampo l06, che ha realizzato 24,200 sterline e nel 1987  la strabiliante somma di 67,100 sterline per una bambola di legno di William and Mary, un pezzo rarissimo del 1690.