Testo e Foto di Pamela McCourt Francescone


Le rovine stupefacenti di Palenque,
la più enigmatica delle città Maya
e regno del re Pakal

E? grazie al frate francescano, Diego De Landa che nel 1566 scrisse il libro Relaciones de la cosas de Yucatan,  se oggi  siamo riusciti a ricostruire in parte la realtà e la vita quotidiana della scomparsa civiltà Maya. Ciò nonostante lo storico William Gates non usa mezzi termini nei confronti del frate quando, nella prefazione del libro, asserisce che ?se è vero che il 99% del nostro sapere sul mondo Maya deriva dal racconto di De Landa, è altrettanto vero che con il famoso auto da fé del luglio del 1562, quando il frate distrusse 5.000 idoli e 25 rotoli di geroglifici Maya, egli bruciò 99 volte quel sapere della storia e delle scienze Maya che troviamo nel suo libro?.

Il frate francescano
Diego De Landa

Quindi, se da una parte, dobbiamo a De Landa l?informazione fornita nel libro (scritto non con l?intento di documentare la vita del popolo Maya ma per defendersi contro le accuse di amministrazione incompetente ed eccesso di zelo durante gli anni in cui era provinciale dell?Ordine dei Francescani nello Yucatan), dall?altra non si può negare che il frate, con l?intenzione di  sconfiggere l?idolatria degli indigeni della penisola messicana, sconfisse anche il ?sapere?, riuscendo a negare a future generazioni scritti, tavole e oggetti preziosi che avrebbero svelato i molti misteri che ancora avvolgono la civiltà dei Maya. 

La cittadina di San Juan Chamula
nello Chiapas, antica terra Maya

Rimane il fatto che il libro di De Landa ? opera che più tardi gli fruttò la promozione a vescovo – costituisce ancora oggi la fonte principale di conoscenza del mondo Maya al momento della conquista grazie alle ampie descrizioni di ceremonie,  del calendario e dell?astrologia,  ma anche della vita di tutti i giorni e delle abitudini della gente.  Altre preziose fonti di conoscenza sul mondo Maya  sono  tre codici, tutti scoperti in Europa e probabilmente spediti da monaci o soldati al momento della conquista,  il  più importante dei quali è il Codex Dresdensis che si trova nella biblioteca dei Dresda.  Questo trattato di astronomia contiene anche indicazioni sui riti Maya ed è grazie a esso che gli studiosi sono riuisciti a decifrare il calendario Maya, il più accurato fra quelli conosciuti prima del calendario gregoriano,  che fu basato su un complesso sistema di cicli di 20 giorni, 18 dei quali diventavano un?anno più 5 giorni e 6 ore.  Ogni quattro anni queste 6 ore diventavano un giorno e quindi, ogni quarto anno, avevano un?anno di 366 giorni.  

Il re Pakal che, insieme al figlio Chan?Bahlu,
ha costruito la più bella delle città Maya

La civiltà Maya ha origini molto antiche. Infatti i primi insediamenti risalgono al 1500 a.C. anche se le prime città iniziarono a svilupparsi solo intorno al 300 a.C. negli attuali territori di Veracruz, Yucatan, Campeche, Tabasco e Chiapas in Messico, in Guatemala e in alcune aeree del Belize e dell?Honduras.

 

Durante il periodo classico fino al 900 a.C. questa grande civiltà vantava una sofisticata organizzazione culturale, politica e tecnologica e ogni singola città era uno stato autonomo che aveva contatto con altre città sopratutto per scambi commerciali e in occasione di eventi ceremoniali.  L?agricoltura era alla base dell?economia e il mais, i fagioli e la zucca erano le risorse primarie ma venivano coltivati anche il cotone e il cacao.  I Maya erano anche vasai e  carpentieri e commerciavano  le loro produzioni di ceramiche e statue mentre anche il sale era un?importante merce di scambio. L?ultimo periodo, detto il Nuovo Impero, risale agli anni intorno al 900 d.C. e conobbe il suo massimo splendore nello Yucatan con città come Chichen Itza, Uxmal e Labnà 

L?arrivo di Hernan Cortez
nello Yucatan nel 1518 era l?inizio
della fine della civiltà Maya

Uno splendore destinato a scomparire ? e molto velocemente ? ad iniziare da quel giorno nel 1511 quando  il primo uomo bianco mise piede sulla penisola. Era un capitano spagnolo  di nome  Valdivia. Era in viaggio verso Santo Domingo quando la sua nave naufragò e fu costretto, su una piccola imbaracazione a remi, a raggiungere la costa dello Yucatan.  Ma fu l?arrivo, prima di Juan de Grijalva e di Francisco de Montejo, e poi del grande condottiero Hernando Cortés nel 1518,  a dettare l?inizio della fine della civiltà Maya. I conquistadores rovesciarono con facilità le città Maya, già indebolite da guerre interne e disastri naturali  e poi dalle epidemie portate dagli stessi  spagnoli.     

I Maya erano grandi tessitori
Nel 1549, sette anni dopo la quasi totale conquista degli Indios,  Diego De Landa arriva a Mérida, oggi capitale dello stato dello Yucatan con l?intento di convertire la popolazione al Cattolicesimo. I piani di De Landa per sottomettere il popolo indigeno funzionarono alla perfezione. Per lui gli indigeni erano una razza inferiore ?guidata dal diavolo? che poteva solo beneficiare dell?arrivo degli Spagnoli che avrebbero dato loro una ?civiltà?, sviluppando un sistema coloniale e imponendo la lingua, la  cultura  e le istituzioni spagnole mentre la Chiesa, espropriando molti territori Maya, ebbe un ruolo decisivo nella sistematica  distruzione dell?identita del popolo Maya con la continua e crudele soppressione e sterminio della popolazione originaria colpevole,  secondo i religiosi, di ?idolatria, divorzio e orge pubbliche?.

 

L?auto da fé per il quale De Landa passò alla storia diede il colpo di grazia -  insieme alla distruzione delle antiche città e dell?architettura Maya da parte delle truppe spagnole -  alla storia, alla cultura, e alle tradizioni di questo popolo. Ma fortunatamente nel suo libro De Landa ci lascia un quadro  molto dettagliato della vita degli antichi Maya, riproducendo anche glifi e descrivendo il precisissimo calendario Maya con disegni copiati dai libri ?blasfemi?  da lui messi al rogo. 

Un?antica mappa delle Americhe
ai tempi della conquista

Una delle prime cose che impariamo dal libro di De Landa è l?origine del nome Yucatan che deriva dalla lingua Maya.  Quando gli spagnoli chiedevano agli indigeni come si  fossero impossessati delle loro terre questi, non comprendendo lo spagnolo, rispondeveno ?ci utahn? ossia ?lui parla bene? e allora gli spagnoli diedero alla peninsula il nome Yucatan.

 

Il frate descrive in dettaglio l?abbigliamento tipico degli uomini Maya come ?una larga fascia che serviva prima come brache e poi, passata più volte intorno alla vita, veniva gettato sulla spalla con un lembo che scendeva verso il  petto e un?altro lungo la schiena. Portavano mantelli larghi e sandali di  canapa o di pelle. I capelli erano portati lunghi nei strati inferiori, poi intrecciati con una specie di coda che scendeva lungo la  schiena mentre sulla parte superiore i capelli erano tagliati corti e decorati con tasselli e piume?.

Moctezuma,
il penultimo sovrano azteco

Descrivendo l?architettura De Landa parla di ?edifici di straordinaria bellezza?.tutti costruiti in pietra con  bellissimi ornamenti anche se non esistono metalli per tagliare queste pietre.  Questi edifici sono templi (?) e sono l?opera del popolo indigeno.  Ad Izamal, c?erano undici o dodici di questi edifici e sul sito di uno di questi, nel 1550,  è stato costruito il monastero di Sant Antonio?. Descrivendo lo Yucatan il frate asserisce che ?se il numero, la grandezza e la bellezza dei suoi edifici fossero contati quanto l?oro e l?argento, allora lo Yucatan avrebbe raggiunto la fama del Peru o della Nuova Spagna?.

La piramide di Coba è la più alta
nella penisola dello Yucatan

?I popoli dello Yucanta?, continua De Landa, ?davano alla religione la stessa importanza che davano al buon governo e avevano un gran sacerdote che  (?.) deteneva la chiave delle scienze e dava consigli ai capitribù. Le scienze che insegnarono furono il calcolo degli anni, dei mesi e dei giorni, l?organizzazione delle festività e delle ceremonie, l?amministrazione dei sacramenti, i presagi  quotidiani, i metodi di divinazione e di profezia,  l?insegnamento di rimedi contro le malattie e l?arte del leggere e dello scrivere, usando caratteri e disegni?. 

 

 

Quindi i Maya sapevano leggere e scrivere e, sempre secondo De Landa,  ?vivevano in  pace senza conflitti (?) usando solo trappole  e  panie, e non archi e freccie,  per cacciare.  Avevano una legge contro la delinquenza. Per esempio un aldutero veniva consegnato alla persona lesa che poteva decidere se ucciderlo, colpendolo in testa con una grande pietra, o perdonarlo?.

Ancora oggi il mais è un alimento
fondamentale per i Maya

Tra le molte usanze, tradizioni e riti descritti da De Landa colpisce la profezia, diffusa tra i popoli indigeni, che riguarda la fine della loro civiltà e l?arrivo di invasori stranieri.  Nella provincia di Manì (lo stesso scelto da De Landa per il suo auto da fé)  si era sempre parlato dell?arrivo di una razza che avrebbe predicato un dio e sarebbe arrivata accompagnata da cervi. E quando gli spagnoli  arrivarono, portando con loro il cavallo e la vacca, animali sconosciuti ai  Maya,  questi li hanno subito identificati con il cervo della profezia che, peraltro, aveva descritto il popolo invasore come alti, con barbe lunghe e di carnagione chiara.

Tulum, una della poche città
Maya costruite sul mare

L?arrivo di Montejo e di Cortes era quindi stato preannunciato anche se nessuno avrebbe potuto immaginare con quale rapidità ed efficienza questi invasori avrebbero annientato la grandiosa e secolare civiltà Maya.