LUISA CHIUMENTI



Per la prima volta possiamo vedere riuniti, nella grande esposizione di Brescia, veri capolavori di Millet, quali ad esempio, la bellissima tela del ?Seminatore? , che l?Artista aveva realizzato nel 1850 e che Vincent Van Gogh, che fu tra i primi suoi ammiratori, aveva descritto come una ?figura carica di maggiore umanità di un vero seminatore in un campo? ( cfr. Paolo Corsini, Sindaco di Brescia, in Catalogo della mostra ?Millet. Sessanta  capolavori dal Museum of Fine Arts di Boston?, a cura di T.M.Shackelford e Marc Goldin ? ed. linead?ombra libri, Conegliano 2005 ).

L?esposizione, che fa parte del progetto ?Brescia.Lo splendore dell?arte? ideato e curato da Marco Goldin ( che si è occupato anche della concezione generale dell?allestimento ),  è scaturita da una proficua collaborazione tra il Museum of Fine Arts di Boston e Linea d?Ombra.

Tale collaborazione  ha reso possibile una accurata scelta di opere della collezione, atta ad illustrare particolarmente la prima fase di lavori del periodo compreso fra il 1840 e il 1874, in cui si evidenzia il particolare interesse di Millet verso i vari momenti della vita rurale a volte presentati con grande semplicità, nella loro spontanea autenticità ed a volte e riproposti in forma idealizzata.


Oltre alle tele, è interessante soffermarsi ad osservare anche i numerosi pastelli ( raramente usciti da Boston ), anch?essi immagini fresche e colme di vivo e realistico colore, e tutti rappresentativi della vita agreste.

Come sottolinea George T. M. Shackelford , presidente di Art of Europe e Solomon Curator of  Modern Art del Museum of Fine Arts di Boston, ?grazie alla generosità dei collezionisti bostoniani, il Museum of Fine Arts può vantare quella che, accanto alle collezioni del Musée d? Orsay e del Musée du Louvre di Parigi, è la più completa raccolta di opere di Millet al mondo: 175 dipinti, pastelli, disegni, acquerelli e stampe?.

Jean-François Millet ( Gruchy 1814 ? Barbizon 1875 ) compiuti i suoi studi di pittura a Cherbourg con il pittore Bon du Moncel,, recatosi a Parigi nel 1837  ( con una borsa di studio municipale ), perfezionò qui il suo studio all?atelier di Paul Delaroche  e all?Ecole des Beaux-Arts, frequentando contemporaneamente  l?Academie Suisse  e il Louvre e già nel 1840 esporrà per la prima volta al Salon.


E per soffermarci proprio sui disegni,  forse meno noti, ma così profondamente vivi ed efficaci, a mio avviso,  eccoci di fronte al famosissimo ?Seminatore?. Possiamo osservare in mostra, tra le pur svariate versioni, una  litografia su carta orientale ( mm.195 x 162 ), dono di Frederick Keppel, in cui si vede, immerso in un grande campo, la figura di un uomo con il braccio destro gettato all?indietro lungo una linea tesa, mentre il busto e la gamba destra sono abbinati in due forti diagonali, particolari questi che fanno pensare che, questa sia stata proprio la versione base del dipinto, che venne esposto al ?Salon? del 1850-?51.

E degli stessi anni ( 1850 ??52 ), ecco la bellissima ?Giovane filatrice?, una sanguigna conté su carta vergata ( mm.257 x 173 ), con una resa luminosissima ed efficace, data proprio dalla varietà della  ?sanguigna conté? , un ?medium? designato con nomi di artisti o di periodi famosi per i disegni eseguiti con gessetto rosso ( sanguigna Watteau, sanguigna Medici, etc. ).

Questo della ?filatrice? è uno dei disegni più particolareggiati e rifiniti di Millet e non si tratta di uno studio preparatorio per un dipinto, proprio per questa sua caratteristica di cura particolare e di affinamento della efficacia espressiva del disegno come espressione artistica autonoma.


Semplici, ma studiate variazioni della qualità e della ?texture? di ogni elemento ( dalla lana leggera dell?abito della donna, alla qualità ?morbida e filosa della lana lavorata dalla filatrice? ) rendono con un?abilità e una tecnica davvero stupefacente, il momento vissuto dalla donna, nel suo lavoro sereno, ma prezioso ed attento.

Eppure, al di là dei ritratti eseguiti negli anni 1847 ? ?49, in cui Millet aveva utilizzato il disegno come fase preparatoria dei dipinti, il disegno in genere non rappresentò per Millet che una semplice annotazione che poi accantonava ( anche se essa veniva spesso raccolta da amici ed ammiratori ). Ma da un certo momento in poi e precisamente da quando l?Artista abbandonò in parte il gessetto contè nero, per utilizzare la sanguigna conté  ( un gessetto bruno ? rosso ), che dava appunto una particolare luminosità al disegno, il disegno assurse per Millet, ad una maggiore importanza.

 

 

Per informazioni:

0438 21306

fax 0438 418108