MASSIMO BERTI



Scrutando il quotidiano ed assorbendolo con il suo geniale istinto, Sordi plasma quello che diventerà, pur tra mille sfaccettature diverse, il ?Modello Sordiano?:

 

- italiano medio borghese, (oppure di poco più sotto quella storica classe esplosa con il boom economico)

- non bellissimo in senso convenzionale ma piacevole d?aspetto, sui trent?anni, quasi esclusivamente romano

- si affaccenda in mille mestieri diversi: il ragioniere, l?avvocato, il fruttivendolo, il rappresentante di commercio, il giornalista fallito, il vigile, il soldato.

Tutti, però, hanno un tratto comune: la viltà.

 

Fellini la definisce: ?La viltà tipica del giovanotto cresciuto dentro il fascismo e buttato dentro una democrazia che non capisce? ed è, dunque, una viltà confusa che bada a se stessa nel tentativo di costruirsi una vita gradevole, senza passioni civili o politiche particolari.


Esemplare di giovane latino affetto da ?mammismo?, vive il rapporto con la madre che lo perdona, lo vizia, lo protegge, come unico baluardo contro le difficoltà della vita, simbolo di un?immaturità prolungata.

Non ha una morale precisa, perché non è abbastanza coerente e maturo per averla, trae beneficio e sicurezza dall?opinione altrui e dalle apparenze, e si circonda di amici con cui esibirsi, con cui stringere losche alleanze ai danni di mogli e fidanzate.

Il personaggio ?Sordiano? ossequia i potenti nella misura in cui gli possono servire per il raggiungimento dei propri scopi, ma in realtà egli li disprezza e tira a fregarli.

Egli è talvolta crudele, invece, con vecchiette e bambini, forse perché richiamano alla mente una fetta fin troppo sana ed innocente della vita.

Va in Chiesa, ma lo fa più per sentirsi in ordine con la coscienza ed il Padreterno piuttosto che per fede sincera.

Si sposa per un meccanismo innescato dalla convenienza, e tratta la moglie come strumento, non come compagna della vita.

In famiglia non dà nulla di sé, poiché tutta la sua vita egoista, arrivista, si svolge altrove.


Alberto Sordi non era una persona estremamente colta, ma la sua capacità di ?bloccare? il personaggio, raccontandolo dall?esterno ed arricchendone la satira caratteristica con una smorfia, un tic nervoso, un gesto preciso quanto spontaneo, fotografava l?istante per renderlo esterno.

Lo sceneggiatore ed amico Rodolfo Sonego ha detto: ?Alberto è come una civetta. Di colpo apre l?occhio, guarda, ed ha una folgorazione improvvisa. Per lui la seconda fase della pietà non esiste. Ciò che esiste è la capacità di questo giudizio critico, fulminante.?

 

L?eroe positivo che si era affermato nel primo dopoguerra stava scomparendo, soppiantato proprio dal personaggio sordiano.
Un doppio trionfo per l?attore, quello della sua volontà e del suo talento, capace di sovvertire regole e cliché del cinema tradizionale per imporre il proprio metodo, la propria storia, dalla quale lo spettatore non ne esce più addolcito e pieno di buoni sentimenti, ma piuttosto divertito, magari irritato per aver riconosciuto i propri difetti in quell?eroe cinematografico.