BARBARA ROSSI



    

Delitto e castigo, capolavoro della letteratura russa del geniale Dostoevskij , viene ?ridotto? a testo teatrale dalla Compagnia di Glauco Mauri e Roberto Sturno. La loro presenza in scena è garanzia di qualità.

Del romanzo lo stesso Dostoevskij dice: ?E? il rendiconto psicologico di un delitto. Un giovane, che è stato espulso dall?Università e vive in condizioni di estrema indigenza, suggestionato, per leggerezza e instabilità di concezioni, da alcune strane idee non concrete che sono nell?aria, si è improvvisamente risolto a uscire dalla brutta situazione. Ha deciso di uccidere una vecchia che presta denaro a usura…?

 

Il Delitto, appunto. Il personaggio di Raskol?nikov  ne è il protagonista assoluto. Sulla base di un?improbabile teoria la sua mente giustifica il delitto di un essere che è un rifiuto della società e di ostacolo alla sua felicità. Ma un? azione moralmente inaccettabile può essere ragionevolmente sostenuta? Si, almeno così sembra al giovane  Raskol?nikov . E allora compie il delitto. Ma il caso funesto vuole che vi sia un testimone. E al primo delitto segue un secondo delitto.

 

Il Castigo. Raskol?nikov  fugge sconvolto. Sta male, supera una violenta febbre celebrale, si tormenta, cerca il riscatto tentando di recuperare quella convinzione che per sua natura ora non lo sostiene più. Il senso di colpa lacera la sua carne e il giovane sfiora la pazzia finché, stremato, non si costituisce. E? la Natura stessa dell? uomo che punisce la sua tracotanza, quando questo cerca di ?scavalcare? ( verbo molto usato in questa riduzione) le proprie miserie senza averle espiate nella sofferenza.


    
Glauco Mauri è l? ispettore ?Porfirij Petrovič, che, insieme a Sonja ( qui la giovane Cristina Arnone, capace di discreta concentrazione e tensione drammatica), guida Raskol?nikov verso la confessione. Nonostante la mancanza di evidenza, è sicuro, dopo diverse conversazioni con lui, che Raskol?nikov sia l?omicida, ma gli dà la possibilità di confessare spontaneamente.  Il personaggio di Porfirij diventa centrale in questa riduzione: sia per la bravura mimica e vocale di Mauri  -che da vita ad un personaggio bifronte, carico di commovente pietà e divertita coscienza – sia perché a questo personaggio viene affidato il compito di ricondurre dialetticamente il protagonista alla propria natura.

 

Sturno interpreta il giovane Raskol?nikov. Troppo ?fisica? la sua ansia, ostentata con una violenza mimica priva delle sfumature psicologiche che verbalmente invece dichiara prepotentemente.

Belle e efficaci le scene di Alessandro Camera, che dispone con sapienza dello spazio del racconto.

 

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