Testo e Foto di SERGIO ZANARDI



    

La tappa di questo viaggio “tra le cose che ci appartengono”, poiché è stagione, stavolta è a Saracena, un paese medievale situato nell’area del Parco Nazionale del Pollino.
Saracena, paese certamente ampliato dai Saraceni intorno al IX° secolo – lo si deduce dal tipo di edifici che compongono l’antico abitato e dal dedalo delle viuzze del centro storico – è situato a 650m d’altitudine su uno sperone di roccia prospiciente il canyon dove scorre con moto tumultuoso il Garga, il torrente che scende dalle cime della catena del Pollino meridionale, ed è parte integrante dello stesso Parco Nazionale, uno dei parchi naturalistici più importanti d’Europa, già definito un pezzo di Norvegia, in mezzo al Mediterraneo. Sovrastato da una spettacolare roccia dolomitica, dagli abitanti detta Gavuzo Russo, (roccia rossa ndr), ha un vasto territorio comunale, caratterizzato di una Natura molto generosa dove, tra piante rare come il pino loricato – un albero che vegeta solo sul Pollino e in qualche zona della Croazia -, vegetano quasi tutte le piante officinali e aromatiche; è ricco di numerosi torrenti, di suggestive cime montane, ricoperte da folte faggete.
Nei terreni collinari prospicienti la fertile piana esposta a Sud Est, quelli che si proiettano verso la riva dello Jonio, area di Sibari, che dista meno di mezz’ora d’auto, si coltivano i vigneti del moscatello.
Intorno al 1400, è stato punto d’approdo per quella popolazione d’origine albanese che in quegli anni venne a popolare i molti paesi che sono a corona della Piana di Sibari.
Di particolarmente caratteristico, oltre al borgo storico – che andrebbe recuperato e valorizzato, perché ben lo merita-, ha le splendide donne che l’abitano, l’altrettanto splendido paesaggio naturalistico dal quale è circondato e il “moscato passito”, che si produce secondo un’antica usanza importata dai Saraceni intorno al IX° secolo.



    

In ogni famiglia di Saracena, da sempre, lo producono per le esigenze di casa, in altre parole  per gustarlo e per dare un tocco di particolare eleganza alle ricorrenze speciali, quali i compleanni e i matrimoni, o per farne gradito omaggio ai notabili.
Di questa secolare tradizione, Vittoria Maradei, affascinante e raffinata signora, ne ha fatto una questione di vita, per far conoscere e diffondere nel mondo la delizia di questo nettare.
La produzione, attualmente, è limitata a circa cento quintali l’anno e questo testimonia che è davvero una rarità. I maggiori produttori sono nove: A.Viola, L.Viola, Ferrara, Feudo San Severino, Forte, Gallicchio, Iannotta, Maradei, Pandolfi.
Una piccola curiosità, legata a questo straordinario prodotto, conosciuto solo da una ristretta cerchia di estimatori, è che alcuni collezionisti, rintracciate bottiglie risalenti ai primi anni 50, hanno offerto 500€, pur di possederne almeno un esemplare.
L’ingrediente principale di questa raffinatezza del palato, degno delle migliori attenzioni da parte di quegli estimatori amanti di cose rare, è costituito dai grappoli del “moscatello”, un’antico vitigno di quella terra che anticamente era chiamata Enotria e che, proprio a Saracena, l’antica Sestio, per la qualità del terreno e per il particolare microclima, esprime il meglio di tutte le sue qualità organolettiche.



La lavorazione per ottenere il “moscato passito”, è assai lunga e laboriosa. I grappoli di guarnaccia e malvasia, le due qualità prevalenti di uve necessarie per ottenere questo particolare vino, vengono immediatamente pigiate dopo la raccolta e il mosto viene fatto bollire in pentole di rame, per ridurne la quantità ma, soprattutto, per ottenere la massima concentrazione degli aromi; mentre i grappoli del moscatello, raccolti in anticipo di circa 20 giorni e a giusta maturazione, sono adagiati su graticci, o appesi alle travi di legno nelle cantine, per subire una opportuna disidratazione.
Gli acini del moscatello appassito, successivamente selezionati uno ad uno, saranno pigiati anch’essi e uniti al mosto già bollito. A questo punto, inizia un lento processo di fermentazione, rigorosamente in botti di legno e, dopo circa due settimane, sarà compiuto il primo dei tre travasi dell’intero procedimento. Il moscato di Saracena, sarà pronto per l’imbottigliamento non prima di sei, sette mesi, ed esprimerà il meglio di sé a circa due anni d’età, mentre non è molto indicato per un invecchiamento prolungato. Di un lucente color ambra, è intensamente profumato, con note resinose e aromatiche, che si uniscono a sentori di fichi secchi, frutta esotica, mandorle e miele; è un vino da meditazione, che va gustato davanti ad un caminetto acceso, meglio se accompagnato da rustici dolcetti. Bevuto come aperitivo, si accosta molto bene a cubetti di formaggio ricoperti con il miele millefiori, o di zagara, i profumati fiori d’arancio.



Associazione di tutela del moscato
Per il moscato passito di Saracena, due anni fa, era sorta un’associazione di tutela, condotta da Vittoria Maradei e supportata dagli esperti di Slow Food. Poi, per ragioni rimaste misteriose, tutta l’attività legata all’associazione, che avrebbe dovuto anche provvedere ad ottenere un marchio di tutela, come purtroppo spesso accade, si è arenata. Difficile prevedere quando saranno riprese le attività. Saracena oltre ad essere un luogo ameno, dove recarsi per degustare il moscato passito, è anche un luogo dov’è possibile fare numerose escursioni naturalistiche, all’interno del Parco del Pollino e si raggiunge lasciando l’autostrada Sa/Rc, all’uscita di Sibari.
Prodotti tipici
Alla Vecchia Posta, dei fratelli Alfonsi, nel pieno centro di Saracena, si possono degustare ed acquistare i prodotti tipici della zona, tel. 0981.34028.
Dove mangiare
Il ristorante Garga, di Rosaria Pugliese (0981.34209), in Via Santa Maria, è particolarmente indicato per chi ama una cucina casereccia. La grande specialità di Rosaria è la pasta fatta a mano, che propone in un’atmosfera assolutamente informale. Prezzo 25€ a persona, compreso il vino e il moscato finale.
Dove dormire
Per chi ama svegliarsi al canto del gallo e consumare pranzi e cene tipiche, Mythos, suggerisce l’agriturismo San Michele, anch’esso produttore di ottimo moscato passito.
Il B&B di Vittoria Maradei, è in pieno centro storico, in una casa nobiliare e storica. La stanza del caminetto acceso, sarà il luogo ideale per meditare in compagnia del suo passito (0981.34865, 0981.34162)
A Morano Calabro, altro stupendo paese a circa 10 minuti d’auto, si può scegliere l’agriturismo Colloreto (347.3236914), ubicato in posizione panoramica, lungo il sentiero Italia dove, oltre a dormire, si può degustare una cucina tipica biologica.