LUISA CHIUMENTI


Cratere di Euphronios
    

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e il Vicepresidente del Consiglio e Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Francesco Rutelli hanno  inaugurato il 18 dicembre scorso  la grande mostra “Nostoi. Capolavori ritrovati” ospitata al Palazzo del Quirinale (fino al 2 marzo 2008), nel bellissimo spazio della Galleria di Alessandro VII, con i celebri affreschi di Pietro da Cortona appositamente concessa allo scopo dallo stesso Presidente della Repubblica.

E? così che, per la prima volta in Italia, 67 capolavori d?archeologia rientrati nel nostro Paese a seguito degli accordi raggiunti dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali con importanti musei americani e con collezionisti d?arte internazionali, sono presentati al grande pubblico.

Appropriata la scelta della parola greca “Nostoi”, che i poemi epici riferiscono, in relazione al ritorno degli eroi greci in Patria dopo la distruzione di Troia, a ?lunghi e faticosi viaggi?, affrontati appunto, in generale per ?tornare a casa?.

L?esposizione presenta così il felice momento conclusivo della penosa storia che aveva visto nel tempo magnifiche opere d?arte antica illecitamente trafugate pur appartenendo di diritto al patrimonio nazionale, finalmente tornare in sede, grazie allo sforzo congiunto del Comando dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, Magistratura, Diplomazia Culturale voluto dal Ministro Rutelli.

Cratere a calice attico a figure rosse
con il trasporto del corpo
di Sarpedonte Firmato da Eux

    
Curata  dal Prof. Louis Godart, Consigliere del Presidente della Repubblica per la Conservazione del Patrimonio Artistico, e organizzata e realizzata da Comunicare Organizzando di Alessandro Nicosia testimonia quindi l?innegabile tenacia  con cui l?Italia
ha cercato di recuperare sul piano internazionale l?unicità del proprio patrimonio culturale, riportando altresì il commercio dell?arte e dell?archeologia ?sotto i numi tutelari dei principi etici?.
Fu tra gli anni 1970 e i primi anni 2000 che molti bacini archeologici del nostro Paese furono infatti depredati di incommensurabili ricchezze che traffici illeciti portarono poi nelle mani di scavatori clandestini che li vendettero a mercanti senza scrupoli, che  a loro volta riuscivano a cederli  a importanti musei europei, americani e giapponesi, ma anche a ricchi collezionisti privati.
Ma  reperti scavati clandestinamente e quindi fortemente “decontestualizzati” non forniscono più informazioni agli studiosi sulla loro provenienza, sul corredo di cui eventualmente facevano parte, sugli oggetti da cui erano accompagnati e rimangono come ?muti?.  Lo scavo clandestino cancella tutta la Storia che gli oggetti recano con sé, e di cui sono impregnati, poiché come giustamente diceva  Giulio Carlo Argan :”distruggere l?arte è un tal peccato che, se si riscrivessero le Tavole della Legge, dovrebbe di certo esservi ricompreso”.

Oinochoe protocorinzia
con serpente Officina corinzia,
ca. 700-675 a.C

    
Ma  l?attività dell?Arma dei Carabinieri e della Magistratura, nonché le trattative condotte dalla Diplomazia Culturale e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e l?impegno profuso dalle Istituzioni internazionali, dimostrano, con  la mostra “Nostoi. Capolavori ritrovati”, come si possa giungere alla condanna e alla totale interruzione di queste pratiche illecite. La  grande ?battaglia etica? a livello internazionale testimoniata da “Nostoi. Capolavori ritrovati” dimostra anche la possibilità di proseguire il lavoro e pervenire a nuove “restituzioni”, con  una innovativa ?stagione di scambi sul piano di studi scientifici e di collaborazioni culturali con le Istituzioni Culturali dei Paesi coinvolti?.
E? da ricordare fra l?altro come, con questo metodo, si siano conclusi con successo i negoziati con il J. Paul Getty Museum di Los Angeles, il Metropolitan Museum of Art di New York, il Museum of Fine Arts di Boston e il Princeton University Art Musem.
Ed ecco, tra le opere restituite, la Vibia Sabina, una statua in marmo paro del II sec. d.C., alta 204 cm., effige dell?imponente moglie dell?imperatore Adriano; lo splendido Cratere a
calice, il più grande firmato dal pittore pestano Assteas, del 350-340 a.C. raffigurante il mito di Europa e il toro; il Trapezophoros in marmo asiatico dipinto, di 95 cm. di altezza e 148 cm. di lunghezza che mostra due grifi che sbranano una cerva: gruppo marmoreo spettacolare, un unicum di elevatissima qualità; l?Antefissa con Sileno e Menade danzanti in terracotta, del 500-475 a.C, che rappresenta un gruppo di una Menade e un Sileno in passo di danza. Le figure, stanti su una base dipinta a motivi geometrici, muovono verso destra; la Menade, con il chitone che conserva cospicue tracce di policromia e le nacchere in una mano, cerca di sottrarsi all?abbraccio del Sileno, coronato d?edera, che da dietro l?abbranca per la spalla con la destra e nella sinistra regge un corno potorio; un Kantharos configurato a maschera dionisiaca, dell?Italia centro-meridionale, del 480 a.C. ca., attribuito al Pittore della Fonderia come ceramografo, e forse ad Euphronios come vasaio. Uno dei lati del vaso reca applicata una maschera di Dioniso, modellata a parte, l?altro una maschera di Satiro.

Hydria attica a figure nere
con cavalieri sciti Attribuita alla cerchia
del Pittore di Antimene

    
E? da segnalare infine come la realizzazione della  mostra, che si avvale del prezioso Catalogo edito Tecnostampa (Loreto), sia stata possibile grazie anche al sostegno da  parte dell? Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato – Gioco del lotto, Gruppo Poste Italiane (Collaboratore: Ina Assitalia).

Ma ecco un?altra importantissima operazione giungere in porto: il Cratere a calice attico a figure rosse con il trasporto del corpo di Sarpedonte, firmato da Euxitheos come vasaio e da Euphronios come ceramografo, ca. 515 a.C. (Altezza: cm. 45,7; diametro: cm. 55,1), già al Metropolitan Museum of Art (1972, 11.10 – L.2006.10) è stato restituito ed è ora in esposizione al Quirinale con le altre meravigliose opere recuperate.

Il ?cratere di Eufronio?, come lo si è detto quasi per antonomasia, è uno dei più bei vasi attici pervenutici, il solo integro dei ventisette vasi dipinti dall?artista greco, il più abile del cosiddetto Gruppo dei Pionieri, come furono denominati i primi pittori attici tardo-arcaici che svilupparono la tecnica a figure rosse.

Sul lato principale del cratere è raffigurata la morte di Sarpedonte, l?eroe figlio di Zeus e Laodamia, che combatteva come alleato dei Troiani, un celebre episodio della Guerra di Troia. Il dio Hermes, qui nella sua funzione di messaggero di Zeus e conduttore delle anime dei morti, guida le personificazioni del Sonno (?Hypnos?) e della Morte (?Thanatos?) che trasportano il corpo dell?eroe caduto nella sua patria, la Licia, per il funerale.

Il lato secondario del vaso raffigura giovani che si armano prima della battaglia, un?allusione al destino di morte che potrebbe accomunare questi giovani a Sarpedonte.

 

 

 

Per informazioni:
www.quirinale.it