LUISA CHIUMENTI


La tela del Guercino
prima del restauro

    

E? stato recentemente presentato alla stampa, in un incontro presso la Galleria Spada, che conserva l?opera, il celebre dipinto del Guercino ?La Morte di Didone?, tornato al suo splendore originario, dopo il restauro attuato per iniziativa della Fondazione CittàItalia, presieduta da Alain Elkann.

Ricordiamo come CittàItalia sia  una società, nata pochi anni or sono, che individua fra gli artisti coloro che siano disposti a porre in vendita all?asta le proprie opere, permettendo che il ricavato venga quindi convogliato in operazioni di restauro di opere d?arte conservate presso i grandi Musei e Gallerie. Si ottiene così il duplice obiettivo di portare gente a visitare le nostre bellissime quadrerie e al tempo stesso  dare vita ad una operazione di ?conoscenza delle opere d?arte contemporanea, sulla base di una ottima sinergia fra pubblico e privato?.

Roma e Milano sono ancora le due città che non fanno parte della società  ?CittàItalia?, ed ecco che Roma, peraltro già molto coinvolta negli ultimi anni, con iniziative di restauro ( ricordiamo come l?attuale sindaco on. Veltroni, durante la sua reggenza del dicastero dei Beni e delle Attività Culturali abbia seguito la grande operazione del  restauro della Galleria Borghese ed ora si sia  dichiarato favorevole alla operazione per cui si dovrebbero trovare i fondi per aderire alla missione sul territorio), ha trovato finalmente l?occasione per iniziare ad aderire alla iniziativa di CittàItalia. Una delle più grandi e delle più delicate opere del Guercino: ?La morte di Didone?,  che nel corso della sua storia ha avuto vari momenti di disagio, ed è ora  conservata alla Galleria Spada è stata scelta per il restauro.

Particolare del dipinto
dopo il restauro

    
Come ha sottolineato il prof. Strinati nel corso della presentazione del restauro alla stampa, il Guercino è uno di quegli artisti del ?600 che è stato recuperato alla critica nel corso del XX secolo, ma quest?opera in particolare aveva avuto un grande successo a suo tempo, proprio per quella particolare aura di immaginazione e sentimento (pur lontani dalla retorica), che i contemporanei vi leggevano.

Come ha ricordato la Direttrice della Galleria Spada Maria Lucrezia Vicini, la Regina di Francia si era rivolta al cardinale Bernardino Spada, allora  Nunzio Apostolico, per avere un dipinto  di Guido Reni per decorare, nel Palazzo del Lussemburgo, un ciclo di pitture riferite alla vita del defunto marito Enrico IV. Ma dopo un primo momento in cui sembrava che il grande artista accettasse l?incarico, Guido Reni rifiutò e il cardinale propose allora un altro artista allora molto apprezzato in Italia : il Guercino. La Regina di Francia però non lo conosceva e  chiese allora al cardinale di inviarle una ?prova? del suo talento. Il Guercino accettò l?invito e lo stesso  cardinale suggerì il tema e anche l?impostazione del quadro stesso (che tuttavia l?artista eseguì in assoluta indipendenza) e ne  nacque la grande tela con la rappresentazione de ?La morte di Didone?, che rimase poi nelle mani del cardinale, che lo acquistò per 400 scudi, perché la Regina di Francia Maria de? Medici dovette rifugiarsi in Belgio, per motivi politici.

Il racconto del quadro è basato su un monologo che si può leggere nell?Eneide (IV, 642-705) con cui Didone prega la sorella Anna di costruirle una catasta di legna, nel cortile del palazzo,  su cui diceva di voler bruciare tutto ciò che le era rimasto di Enea, ormai deciso a partire, mentre poi ella stessa si sarebbe trafitta.

Il giorno della presentazione
alla stampa

    
Il quadro appare concepito come una quinta teatrale: a destra un personaggio  dal cappello piumato invita ad osservare la scena in cui le navi di Enea, ormai in partenza, sono come una rappresentazione dell?amore ormai finito, che se ne va.

Per molti anni la Galleria Spada ha preservato il quadro, rovinato in molti punti da un restauro ottocentesco piuttosto invasivo, con coperture parziali ottenute con alcune veline, e ora finalmente, grazie all?iniziativa di CittàItalia, ha visto realizzarsi  un raffinatissimo restauro. Questo è stato ottenuto, come ha sottolineato la restauratrice della tela Maura Giacobbe Borelli,  con  interventi ridotti al minimo e con tecniche non invasive con cui è stato programmato anche un attento lavoro di manutenzione da attuarsi attraverso controlli periodici e costanti.

 

 

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