Testo e Foto di STEFANO ROSSINI


Un casone da pesca.
In questi edifici, sparsi per le valli
di Comacchio, i pescatori di anguille passavano
l’inverno a lavorare: pesca, pulitura, affumicatura.

    

La mitologia del fiume Po ci scorre addosso da sempre, da quando il fiume taglia in due lo stivale. Ma a parte la lista degli affluenti di sinistra e la simbologia politica secessionista ad esso associata, oggi ben poco si conosce del grande fiume e per la maggioranza degli italiani è solo un nastro blu sulle cartine o un ponte da attraversare durante uno spostamento.


    
Il fiume è avaro ed esigente. Per conoscerlo richiede che ci si adatti ai suoi tempi e ai suoi capricci: ecco perché abbiamo deciso di percorrerlo in barca, almeno lungo il tratto più facilmente navigabile, da Isola Serafini, tra Cremona e Piacenza, sino alle lagune del delta. Si scopre così un mondo incredibile, una zona di frontiera in parte abbandonata e in parte rioccupata, luoghi che hanno perduto la loro identità, contigui ad antichissime tradizioni portate avanti con pervicacia e in solitudine.

L’antica corte Pallavicina, tra Zibello e Polesine Parmense
è una delle poche strutture costruite al di là
dell’argine del fiume. Il Castello è parte dell’Azienda
dei fratelli Spigaroli. Nei sotterranei e nelle ?segrete?
stagionano gli ot

    
Navigando lungo il fiume si viene a contatto con un mondo a parte, in cui ogni riva, ogni tratto, ogni chilometro sono un mondo a parte: dal fascino suggestivo del delta, un labirinto di canali e lingue di sabbia, di laghi e canneti che si alternano senza soluzione di continuità e di cui non si vede mai la fine, sino all?abbandono delle coste del rovigotto, i cui pontili deserti sono spesso presidiati da pescatori di frodo dell?est Europa che fanno scorta di pesce siluro per i mercati mitteleuropei. Il contrasto tra vecchio e nuovo non si ferma qui. Da un lato le osterie di fiume che costellano il corso del Po propongono spesso pescato proveniente da altre parti, come il pesce gatto del Trasimeno, dato che qui non si trova più, ma dall?altra rimangono vive e sane ottime tradizioni come quella dell?anguilla del Ferrarese, della raccolta di mitili nella sacca di Goro e, più in alto, nel parmense, la produzione del culatello di Zibello e degli altri ottimi insaccati portata avanti con rigore e passione dai Fratelli Spigaroli.
        
Eccoli i culatelli!, appesi a stagionare, complice
l?aiuto di un clima umido e particolarissimo, tipico del Po.
Oltre al castello i culatelli stagionano anche in
una piccola abitazione a pochi passi dal
ristorante dei fratelli Spigaroli Il

    
Fino all?arrivo in Emilia è possibile navigare per intere giornate senza incontrare niente e nessuno. E? il regno degli aironi, delle garzette e della gallinelle d?acqua, degli argini imponenti che coprono il paesaggio e da cui spunta, raramente, qualche solitario campanile.

Da Reggio Emilia a Cremona il panorama cambia, le rive si vivacizzano, il contatto con il fiume aumenta e il panorama è decisamente più solare. Se, da un lato, la costa emiliana, come per tradizione, è più vitale, crassa e ridanciana, è però Cremona la vera capitale del fiume. Nella città del Turrazz, il fiume acquista un fascino quasi ?english?, grazie ai numerosi club nautici e di canottieri che quotidianamente si danno appuntamento sulle rive e in acqua.

Uno dei rari attracchi, nei pressi di Ostiglia.
Queste piccole abitazioni galleggianti sono
dotate di un pontile e delle indicazioni fluviali.

    
In queste terre il Po non sembra più un estraneo, un elemento di disturbo e un ostacolo, ma un organo vitale, una parte reale del territorio, e passeggiare lungo i camminamenti e le darsene è un piccolo piacere. Alla chiusa di Serafini il Po è tagliato in due, diviso dall?enorme diga dal tratto più a monte, già cantato e descritto da giornalisti e scrittori. E? il Po di Torino, il fiume che sgorga dal Monviso e che corre in un territorio montagnoso e radicalmente diverso da questo, pianeggiante, assolato e sornione.

Il ristorante da Tassi, a Bondeno, nel Ferrarese,
è lo scrigno dei sapori del delta emiliano.
Qui, tra cacciagione, pesce e la regina della tavola,
la salama da sugo, si può ancora godere della sapidità
e del gusto autentico, peculiare e
    
Per conoscere il fiume, il modo migliore è assaggiarlo e scoprirne i sapori e le tradizioni gastronomiche. Ecco un breve itinerario, in poche tappe, per ripercorrerne il tragitto.

 

La Capanna di Eraclio, a Codigoro (0533 712154) propone un ricco ventaglio di sapori del delta, dal pesce di laguna alla cacciagione, tutti ottimamente reinterpretati.

 

A Bondeno, Tassi (0532 893030) è lo scrigno dei sapori del ferrarese. Qui è possibile gustare la vera Salama da Sugo e i tortelli di zucca al ragù.

L’abbazia di Polirone, a San Benedetto Po,
fondata nel 1007, è il luogo da cui i
monaci benedettini partirono per la
bonifica del Po nell’altomedioevo.

    
La motonave Stradivari (333 3616208), che percorre tutto il Po sino ad arrivare a Venezia, ancorata al porto di Boretto è anche uno squisito ristorante in cui perdersi tra i sapori fluviali.

 

A San Benedetto Po, il ristorante l?Impronta (0376 615843) propone i cavalli di battaglia della cucina mantovana: tortelli di zucca burro e salvia e risotto alla mantovana insieme a piatti nuovi e interessanti.

La pilotina Random, l’immancabile compagna
di viaggio di Michele e Stefano (almeno fino a S. Benedetto Po),
quasi una barchetta di carta in mezzo al grande fiume,
viene ormeggiata per la notte a Castelmassa (Sermide).

    
A Polesine Parmense, l?Antica corte Pallavicina dei fratelli Spigaroli (0524 96136) è il luogo ideale per conoscere a fondo i salumi realizzati e stagionati in loco (tra cui l?ottimo culatello), a due passi dal fiume.

 

Nel cuore del Po, sull?Isola Serafini, l?Antica Trattoria Cattivelli (0523 829418), è un ristorante semplice, senza fronzoli ma che offre una grande cucina casereccia, con uno spiccato accento fluviale.