PAMELA MCCOURT FRANCESCONE


Gary J. Coates
    

1)  Quando e dove è nata la prospettiva, e quali cambiamenti ha comportato per il mondo della pittura e per l?arte in generale?   

 

Fu l?architetto fiorentino Filippo Brunelleschi che inventò  la prospettiva lineare geometrica intorno al 1425.  In seguito questo sistema, che permetteva di rappresentare il mondo materiale in modo preciso e percepito da un singolo punto di vista nello spazio e nel tempo, fu codificato da Leon Battista Alberti nel suo libro autorevole Della pittura (On Painting) pubblicato nel 1435. Mentre gli antichi romani avevano creato mosaici e murali raffigurando oggetti tri-dimensionali in uno spazio tri-dimensionale, e lo stesso aveva fatto il grande pittore fiorentino Giotto nel 15° secolo, la prospettiva lineare geometrica ha fatto sì che, per la prima volta nella storia, un artista potesse rappresentare in modo preciso le cose del mondo fisico sulla stessa scala e nello stesso spazio  omni-contenitore,  omogeneo ed infinitamente estendibile. Per i seguenti 500 anni la prospettiva ha rivoluzionata non solo l?arte e l?architettura, ma anche la stessa civiltà occidentale, contribuendo alla nascita della scienza cartesiana,  della Ragione dell?Illuminismo e della moderna cultura dell?Umanesimo secolare.   

 

 

2) Quanto deve l?arte aprospettica di Adi Da Samraj alla nascita della prospettiva?

 

         Come spiega Adi Da nel suo libro Aesthetic Ecstasy, lo spazio paradossale delle sue immagini ?non è il tipo di spazio di Alberti, non è lo spazio tradizionale dell?arte

occidentale ? che (in primo luogo) ?rende oggetto? la superficie dell?opera e (poi) fa appello a vari espedienti per portare ?l?osservatore? dentro la superficie ?oggettificata. L?arte prospettica invece, rafforza volutamente nell?osservatore il senso di essere un?altra sé che osserva, come attraverso una finestra, un mondo separato ed oggettivamente reale.  Adi Da crea la sua arte aprospettica con l?intento di sconvolgere tutti gli sforzi dell?osservatore per percepire l?opera da un punto di vista privilegiato. Quindi, in questo senso, l?arte di Adi Da è un?inversione dell?Ego o del metodo auto-rafforzante e l?effetto dell?arte prospettiva.   

 

 
     
Adi Da Damraj
Firstroom

    
3) Che cosa deve l?arte di Adi Da ad altri grandi artisti del passato e del presente?  

 

         All?inizio del 20° secolo Braque e Picasso  hanno rotto con la tradizione della rappresentazione prospettica  che nacque nell?Italia rinascimentale, per produrre quadri cubisti che simultaneamente rappresentavano oggetti visti da prospettive multipli.   Poi, Wassily Kandinsky, Piet Mondrian ed altri hanno cominciato a liberarsi della necessità di rappresentare oggetti come appaiono all?occhio dell?osservatore dando vita ad una nuova arte radicalmente astratta.  

 

         Adi Da stima moltissimo ed elogia le idee e le opere di molti di questi grandi artisti, in particolare, i contributi autorevole fatti da Cezanne nel 19° secolo.  Adi Da sottolinea comunque come la rivoluzione aprospettica che ebbe inizio con gli artisti del secolo scorso non sia poi riuscita  a liberare l?uomo dai limiti basati sui ?punti di vista? della rappresentazione artistica o la semplice percezione umana.   Piuttosto, e ironicamente, la rivoluzione modernista  dell?arte non ha fatto altro che contribuire a creare il nostro  mondo post-moderno e relativistico che accetta la presenza di punti di vista multipli, ma è incapace di sentire o riconoscere qualsiasi realtà che lo trascenda.

 

         Attraverso la sua arte aprospettica, creata in più di 40 anni, a partire dai quadri a pennello in stile Zen, attraverso le sue fotografie multi-esposizione fino alle opere attuali che sono immagine geometriche monumentali generati digitalmente, Adi Da si è sforzato a completare la rivoluzione artistica moderna iniziata cento anni fa.  L?obiettivo  di Adi Da è quello di creare immagini che permettono all?osservatore di sentire direttamente la realtà trascendentale che egli sostiene ?esiste sempre da prima? prima dell?esperienza dualistica dell?essere un altro sé che percepisce un?altro mondo.   

 

 

4) Adi Da descrive la sua arte come ?realismo trascendentale.? Ma come si pone in rapporto al fresco del Cenacolo del Ghirlandaio?  L?una è l?antitesi dell?altra?  

 

         Mettendo in mostra quattro opere monumentali dell?arte geometrica aprospettica di Adi Da nello stesso spazio dello stupendo fresco del Cenacolo di Domenico Ghirlandaio (1480), permette ai visitatori di vivere il meglio dell?arte prospettica rinascimentale ma anche quell?arte aprospettica di quello che lo storico cultural Jean Gebser  ha chiamato nel 1933, l?era emergente della ?Struttura Conscia Aprospettica/Integrale.?   

 

         Comunque, come la Dottoressa Cristina Acidini, Sovrintendente per l?Associazione dei Musei della Città di Firenze ha giustamente osservata, queste due forme artistiche  che sono radicalmente differenti e ora si trovano nel Cenacolo di Ognissanti, sono strette in un abbraccio dialettico grazie ad un?unità più profonda e implicita:   ?il segreto è la sottile alleanza tra queste due espressioni artistiche diversi, basate sugli stessi principi di armonia e purità, che fa diventare questa tensione (dialettica) un?attrazione da apprezzare come sperimento di successo?.    

 

 

5) Adi Da Samraj dice che “il corpo vivente  desidera realizzare (o unirsi a) la matrice della vita?.  E? necessario  entrare in questo stato per poter apprezzare l?arte? E cosa c?è nell?arte di Adi Da che può aiutare l?osservatore a raggiungere, o cercare di raggiungere, questo stato?    

 

         Naturalmente l?arte ha molte fini nobili e ci sono molteplici modi per apprezzare una data opera d?arte in un  dato momento.  Perciò un visitatore alla mostra di Firenze potrebbe scegliere semplicemente di apprezzare i colori forti, le linee geometriche ardite e la perizia artistica evidenti nelle immagini di Adi Da senza cerare  di vivere un?esperienza o avere una spiegazione più profonda.  Mentre un?altro visitatore potrebbe cercare di scoprire i vari sistemi geometrici e cromatici che conferiscono un misterioso senso di ordine creativo alle opere di Adi Da.   E uno storico dell?arte potrebbe accontentarsi ad apprezzare la similitudine tra uno qualsiasi delle opere di Adi Da ed opere formalmente similari di artisti risalenti al primo periodo modernista.  

 

         Ma se l?osservatore desidera sentire tutto ciò che Adi Da offre attraverso la sua arte, allora bisogna dedicarci abbastanza tempo e la dovuta attenzione.  Come

sottolinea l?artista, ?l?arte giusta e vera……parla con il silenzio, in silenzio?…… Quindi, dopo che uno ha finito di descrivere, categorizzare o cercare di capire un?immagine, dovrebbe rilassarsi, defocalizzare l?attenzione e, come l?artista suggerisce nel suo libro Transcendental Realism,  ?semplicemente partecipare alle immagini, attraverso una sensazione-percezione senza difese?.   

 

         Nell?arte di Adi Da convivono almeno due qualità che sostengono la possibilità di poter godere di questo tipo di esperienza estetica. In primo luogo le sue immagini hanno una morfologia complessa aprospettica o struttura formale, che non permette all?osservatore di sentirle da un ?punto di vista? convenzionale.  Ne consegue che diventa facile, e ad un certo punto anche necessario perdersi ?in modo inconscio? dentro queste immagini.  In secondo luogo, le   immagini  di Adi Da vengono realizzate su scala monumentale e questo rende difficile, se non addirittura impossibile, all?osservatore accoglierle con un unico sguardo. Piuttosto che osservare con attenzione  le immagini di Adi Da uno si trova ad essere osservati attentamente da loro.  Attraverso questi mezzi formali le immagini di Adi Da ci aiutano a perderci nello spazio sconfinato che viene creato dai colori puri e forti e dalle  geometrie giocose delle sue opere   

 
         Per concludere è doveroso aggiungere che l?esperienza dell?artista  Adi Da Samraj come insegnante spirituale, come uno che ha vissuto un processo spirituale per tutta la vita, si esprime inevitabilmente attraverso l?arte che egli crea.  Infatti Adi Da dice che la ?realtà Stessa? è lo stato che lui comunica direttamente e senza parole attraverso le sue immagini.  Quindi, come sostiene Adi Da, chi entra nella profondità nelle sue immagini può essere premiato con un?esperienza estetica che cambia la vita:    ?Alla fine, quando si trascende il ?punto di vista?, non c?è più alcuno ?spazio? (o alcun ?luogo? separato o alcun ?sé? separato), ma solo Amore-Beatitudine-Luminosità, percepita senza alcun limite, in una vasta e indefinita Gioia?.