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Futurismo, una parola che evoca non soltanto immagini di una produzione artistica molto significativa e singolare che influenzò l?arte europea a partire dagli anni dal 1910-1915 in poi, ma anche e soprattutto particolari atmosfere, che ancora oggi sorprendono, a distanza di un secolo, ma  appaiono pur sempre colme di fascino.

L? anno che sta per iniziare, il 2009, segna infatti il primo centenario del Futurismo, poiché il Manifesto del movimento, firmato dal poeta Filippo Tommaso Martinetti, veniva pubblicato il 20 febbraio 1909, sulle pagine del quotidiano parigino Le Figaro.

Il movimento italiano dette una svolta così importante all?arte europea, da avere influssi e ripercussioni persistenti nel corso di tutto l?arco del  XX secolo e moltissima fu la letteratura che se ne occupò, analizzandone le più diverse angolazioni.

Ma si può affermare senz?altro che il testo di  ?Mirella Bentivoglio ? Franca Zoccoli .? Futuriste italiane nelle arti visive?, ora pubblicato da De Luca editori d?Arte, sia davvero il primo importante contributo sulle ?donne futuriste?, che, pur vere protagoniste del movimento, sono state  fino ad ora quasi del tutto ignorate anche dagli studiosi e tanto più sconosciute al grande pubblico.


Il testo mette in evidenza, con una scrittura agile e coinvolgente, la forza di questo ?stuolo di donne? che, dietro le quinte di un movimento che fu tanto ostile alla donna, seppero dare il meglio di sé in tanti settori delle arti visive (pittura, scultura, moda e design, fotografia e apparati scenici), presentandosi in modo autonomo alle Biennali,  allestendo mostre personali e collettive e partecipando vivacemente agli incontri e  ai  dibattiti che si svolgevano nelle diverse città.

Da questa attenta e puntuale disamina scaturisce come siano state forse proprio le donne ad esaltare la parte migliore del movimento, insita nella particolare enfasi per l?energia, il dinamismo, il desiderio forte di un rinnovamento totale, riuscendo tuttavia a portare in primo piano la possibilità di affermare tutto ciò nella ?esclusione totale della violenza, dell?aggressività e del nefasto concetto per cui la guerra veniva vista come  <sola igiene del mondo>? .

Ciascuna delle futuriste viene amabilmente ?raccontata? nel testo, nello svolgersi della sua specificità artistica, ma anche del suo ?quotidiano?, nella completezza del suo essere donna nella valenza aperta e flessibile della sua sensibilità.

Documenti che fino ad ora non erano stati  mai così puntualmente indagati rendono appassionante la lettura di entrambe le sezioni del libro, la prima ?Da pagina a spazio? curata da Mirella Bentivoglio, artista e critico d?arte, e la seconda ?I colori e le forme. Dalla pittura alle arti applicate?, curata da Franca Zoccoli, critico d?arte e americanista di grande prestigio.


E per fermarci su qualche bella figura di donna futurista ci piace osservare l?impeto coinvolgente delle ?Aeropittrici?,  spesso esse stesse ?trasvolatrici? , gradevoli figurine avvolte nelle tipiche sciarpe degli audaci piloti del periodo.

Tra esse ecco Leandra Angelucci Cominaccini,  che si affidò invece alla sua fervida immaginazione (infatti non mise mai piede su un aereo), ispirandosi  anche a qualche fotografia che, con felici intuizioni, rende moltissimo l?ebbrezza del volo, specialmente nell?opera?Vita?, in cui la Zoccoli ci segnala ?influssi di Balla, Benedetta, Fillia, Prampolini, reinterpretati liberamente con audaci cromie antinaturalistiche?, nella rappresentazione di ?un?irreale paesaggio montano in cui tre picchi appuntiti ricordano le ?linee di forza? di Balla?. Siamo negli anni ?30 del ?900, allorché l?aeropittura ha il suo culmine, particolarmente in Umbria (terra d?origine di Leandra), con la figura preminente di Gerardo Dottori. Come pone bene in evidenza Franca Zoccoli, la figura di questa donna si impone e, a mio avviso risulta emblematica per la storia del movimento ?al femminile?, perché rappresenta al tempo stesso la ?ferrea volontà? nel portare avanti le proprie istanze artistiche, mantenendo tuttavia l?equilibrio amabile e convincente di una ?signora di provincia benestante?, senza cadere in atteggiamenti trasgressivi né proclamare posizioni in qualche modo ?femministe?.


Ma fra tutte emerge un?altra figura femminile di grande spessore, che affermò la sua personalità, pur mantenendosi all?ombra del grande personaggio che aveva sposato, Filippo Tommaso Martinetti: si tratta di Benedetta, ?artista totale?, come viene definita nel sottotitolo del capitolo a  lei dedicato, perché infatti si dedicò alla pittura, come alla scenografia ed alla saggistica.

Ella ?firmava le sue opere con il solo nome per sfuggire alla notorietà del cognome acquisito?, come sottolinea Mirella Bentivoglio, che illustra con molta chiarezza  la sua produzione de ?Le tavole tattili?.

Invitiamo quindi alla lettura di questo testo in cui è possibile trovare anche, a mio avviso, mille assonanze con diversi, attuali campi di produzione artistica, attraverso la sensibilità di queste numerose artiste che portarono avanti in un periodo certamente difficile ed in un mondo ostile, le proprie esperienze a livello pittorico, plastico, grafico, e ?verbo-visivo? pur rimanendo per tanto tempo nascoste e chiuse nella penombra di un movimento chiaramente tutto ?al maschile?.