Testo e Foto di Luisa Chiumenti
?Via maestra? che per molti secoli condusse migliaia di pellegrini da Canterbury a roma, verso la città papale, la via Francigena riveste oggi un?importanza storica, sociale e culturali di grande valore. Molti tratti, spesso coincidenti con le vie consolari, sono stati ormai messi in luce e restaurati.
Il modo ideale é senza dubbio quello di percorrerla a piedi, lontani dal traffico il più possibile, o in bicicletta, o a cavallo e tutto ciò ora é possibile per l?accurata ricognizione compiuta dagli appassionati e dagli studiosi nel ri-disegnare i vari itinerari, malgrado i mutamenti subiti nel tempo dai territori attraversati.
Diamo qui una idea di un itinerario di una giornata sulla Via Francigena laziale, individuata ormai chiaramente dagli studiosi da Proceno a Roma (con direzione a Bolsena per la visita della Chiesa di Santa Cristina e del Castello, a Viterbo con il Quartiere di San Pellegrino, a Caprarola, con visita di Palazzo Farnese e a Sutri con il suo borgo).
Prima infatti di approdare nella Capitale, la Francigena tocca diverse ?tappe?, che sono assai preziose per la documentazione storico-sociale e archeologica che viene a mano a mano sempre più approfondita dei rispettivi studiosi.
Ed é così che la via può essere percorsa come vero e proprio ?itinerario? religioso sì, ma anche prettamente ?turistico?, aperto alla vista dei più importanti monumenti di ogni tappa e quindi tale da essere fortemente ?promosso? e ?commercializzato? sul mercato turistico e culturale della Capitale.
E infatti il pellegrino ama ?conquistare? passo passo la sua meta gradualmente, per potere certo meditare e sollecitare il proprio spirito, ma anche poter godere lungo il cammino, della vista del paesaggio, degli eremi, delle chiese, come pure dei borghi, dei villaggi e dei molti monumenti, a volte spettacolari, che si ha modo di incontrare.
E in tal senso é ancora esaltante essere pellegrini anche nel XXI secolo, perché vie ideali come la Francigena, ripercorrono importanti tappe della nostra storia, attraverso ?monumenti? di grande pregio, primi fra tutti le stesse grandi vie consolari.
Spesso infatti la Francigena nel Lazio ricalca la via Cassia, un tempo percorsa da Pontefici, imperatori e pellegrini, e permette al viaggiatore-pellegrino di imbattersi in preziosi, antichi centri laziali come Sutri.
Siamo nel grande Parco della ?Antichissima città di Sutri? , esteso per soli sette ha., ma costituente una delle ?Aree Protette? istituite dalla Regione Lazio, più prestigiosa per la ricchezza dei reperti.
Ed é proprio lungo il ciglio della via consolare che qui si sovrappone appunto in gran parte alla Francigena, che appaiono, nella suggestiva pregnanza paesaggistica, oltre che storico archeologica, le Tombe monumentali scavate nel ?tufo rosso a scorie nere?, derivante da una ?colata piroclastica? (conseguente ad una esplosione vulcanica), emessa dal vicino vulcano (poi Lago) di Vico, per un raggio di circa 25 chilometri, intorno al punto di emissione. Tale tipo di tufo si presenta quale ottimo materiale da costruzione, da un lato per la compattezza e l?elevato grado di cementazione che ne determinano la resistenza alla erosione del vento e all?acqua, dall?altro per la porosità che lo rende estremamente duttile nella lavorazione e quindi adoperato facilmente dalle popolazioni italiche, sia per la costruzione di strade, che per scavare tombe.
A poca distanza dall?Anfiteatro e raccordata a questo da un percorso parallelo alla Cassia, alle pendici del colle Savorelli, si apre la piccola chiesa dedicata alla Madonna del parto, che da molti studiosi é stata identificata come ?Mitreo?, anche perché proprio a Sutri avvenne il ritrovamento di un rilievo raffigurante il dio Mitra nell?atto di sacrificare un toro. La chiesa, che é comunque databile al sec. XIII-XIV, é interamente scavata nel tufo ed ha una planimetria piuttosto singolare, a cominciare da un piccolo vestibolo a pianta quadrata, che ancora oggi mostra, miracolosamente ben conservati,alcuni affreschi molto belli, con le immagini della Madonna, dei santi, di san Cristoforo e della leggenda di San Michele del Gargano.
Dal vestibolo si passa poi in quello che é in effetti l?ambiente principale, ossia un ambiente ipogeo a pianta rettangolare allungata, diviso in tre navate da due file di 10 pilastri ciascuna ricavati nel tufo, posti a distanze regolari (tranne gli ultimi quattro che appaiono più distanziati fra loro), raccordati fra loro da archetti e poggianti su un podio che percorre tuta la navata centrale. Mentre la navata centrale presenta una copertura a volta, le due laterali, di larghezza molto minore (circa un metro) non solo hanno una copertura piana, ma presentano anche, lungo le pareti, una sorta di gradone, che si potrebbe appunto identificare con i ?banconi? di quel Mitreo che si suppone preesistesse alla chiesa, dove si svolgevano i ?banchetti? dei fedeli. La zona absidale che si vede sul fondo appartiene ad un ulteriore intervento costruttivo, valido ai fini di un ampliamento degli spazi in funzione delle esigenze delle funzioni religiose. Per tale intervento costruttivo fu necessario (ed appare evidente) il taglio del podio della navata centrale e il corrispondente isolamento ed allungamento (fino a toccare il pavimento) degli ultimi due pilastri, da un lato e dall?altro della navata centrale. Anche nell?abside si conserva molto bene un affresco raffigurante la Natività.
E superando poi tutta l?area di Montefiascone e rinviando Bolsena ad un altra visita, scegliamo di completare un primo breve itinerario sulla Francigena nel Lazio prendendo la direttrice per Caprarola, centro importante di quel tratto dei Monti Cimini, coinvolto nel tracciato della Francigena. Siamo nell?area che ha interessato fra l?altro recentemente il progetto ?Tuscia Doc? promosso dalla Comunità Montana dei Cimini per la valorizzazione dei prodotti tipici del comprensorio, che ha aperto fra l?altro un Centro, ubicato presso la sede dell?Arsial proprio in località San Rocco nel comune di Caprarola. La struttura sorge lungo la provinciale Cimina che costeggia tutto il versante est della Riserva Naturale del Lago di Vico tra i comuni di Caprarola e Ronciglione, costituente il tratto di passaggio obbligato per quanti da Roma vogliono raggiungere Viterbo e viceversa, ricalcando appunto l?antico itinerario della via Francigena.
Il tratto é percorso da almeno 50 mila turisti l?anno diretti verso Caprarola per la visita di Palazzo Farnese o diretti verso la Riserva Naturale del Lago di Vico.
Ed ecco alla fine, dalla via di San Rocco, appena superati i ruderi della chiesetta omonima e proseguendo ancora un poco, la possibilità di scorgere la mole imperiosa del palazzo Farnese, stupenda residenza voluta da Alessandro Farnese nel sec. XVI.
Realizzato nell?arco di 27 anni, il grandioso complesso interessò gran parte del territorio circostante dal punto di vista urbanistico, perché il piano generale dell?opera aveva appunto previsto la creazione di quell? interessante taglio ortogonale che ancora oggi si disegna dinanzi all?osservatore che si ponga nel piazzale, con le spalle al palazzo e che attraversa l?intero abitato del paese. Dal primo progetto affidato ad Antonio da Sangallo si passò poi a quella esplosione di architettura e arte che avrebbe in seguito realizzato il Vignola, su incarico del nipote di Alessandro, in quanto il primo cardinale Alessandro aveva dovuto lasciare la sede di Caprarola, perché innalzato al Soglio pontificio con il nome di Paolo III.
Per i diversi itinerari che si possono proporre rinviamo alla Mappa della Via Francigena settentrionale ed alla preziosa ?guida ?I sentieri lungo la via Francigena. Da Siena a Roma? a cura di un gruppo di studiosi (A.Alberti, G.Borganelli Spina, E.Fiorentini, P.Villani), edito da Rai ? Eri.
Per informazioni:
Prof. Antonino Percario
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