Testo e Foto di MARIELLA MOROSI



L?inverno è più dolce in Sardegna. Se poi si va al di là dei circuiti turistici più blasonati si scoprono zone di grande fascino, quasi ferme nel tempo, dai ritmi di vita immutati. Una di queste – quasi un?isola nell?isola- è la Marmilla, tra Cagliari e Oristano, caratterizzata da ampie aree pianeggianti e da morbide colline. E? un vasto territorio tra la piana del Campidano centrale, il versante settentrionale del Monte Arci, quello nord-orientale della Giara e la Trexenta. Marmilla vuol dire mammella, ed è proprio l?imponente tronco conico con in cima i resti del castello di Las Plassas che svetta sulla pianura a dare il nome a tutta l?area, anticamente uno dei distretti amministrativi del Regno giudicale di Arborea. Il territorio, dai colori intensi, è punteggiato da piccoli comuni, quasi dei villaggi rurali che garantiscono emozioni per le continue scoperte di cose semplici, come ammirare l?oro intenso di questa terra vocata al grano e il verde argenteo degli olivi e degli olivastri o aspirare i profumi di lentisco, di mirto e di erica portati dal vento, nelle macchie dove corrono i  cavallini bradi dalle lunghe criniere e dagli occhi a mandorla, portati nell?isola migliaia di anni fa dai Cartaginesi.


Non è difficile camminando tra le stradine, sentire il profumo dei pani della festa, ricamati come merletti, che escono dai forni, od osservare le donne che intrecciano fili sottilissimi di pasta per farne delle vere opere d?arte come le lorighitas (ci vogliono delle ore per farne un chilo) o mentre rotolano pazientemente la semola tra le dita, nelle conche di terracotta, per fare “Sa fregula”, palline da seccare al sole o al forno, simili al cus cus. Ma non solo, la Marmilla vanta un notevole patrimonio archeologico, come la Valle dei Menhir di S.Antonio, con il monolite di Cuccuru Tundo e la sfilata di quelli di Asuni e Nureci, le domus de Janas -sepolture arcaiche- e tanti altri siti delle civiltà prenuragiche disseminati ovunque e spesso avvolti dalla vegetazione. Da non perdere l?area di Santa Reparata, i templi ipogei di Mongongiori e di Gonnosnò e, nei boschi di quercia del Monte Arci specialmente dalla parte di Villa Verde, Pau e Masullas, i sentieri dell?ossidiana, la lucente pietra nera usata migliaia di anni fa come arma da taglio. Masullas, detto anche il paese dei minerali, vanta anche un modernissimo Museo Geologico (FOTO)con preziosi reperti di alabastro, calcedonio, agata, corniola e quarzo con impronte fossili di pesci e animali ormai estinti.  


Da visitare lo storico Palazzo Messina, poi Casa Salis,  divenuto dopo vari passaggi e un laborioso restauro la sede comunale. A promuovere il territorio della Marmilla e di gran parte dei suoi comuni tra cui Albagiara, Assolo, Baradili, Curcuris, Gonnosno, Nureci, Pompu, Senis, Sini e Villa Verde, è impegnata da tempo l?Agenzia di Sviluppo Locale Due Giare con una serie di iniziative e di eventi che potenziando la visibilità del territorio e sostenendo la locale imprenditorialità puntano a garantirne uno sviluppo economico. Il turismo è una preziosa occasione per queste terre che sanno ancora offrire molto ad un visitatore attento, maturo. Sono molti i giovani che hanno recuperato i mestieri dei padri, in agricoltura e nell?artigianato, e anche l?attenzione delle istituzioni è cresciuta sulla necessità di garantire nuove risorse promuovendo anche attività culturali. Tra gli eventi più noti e seguiti sia dalla popolazione locale che da i visitatori è l?Olimpiade dei Giochi Tradizionali, una coinvolgente kermesse che vede in piazza centinaia di bambini e ragazzi divisi in squadre che si cimentano nei giochi semplici di una volta, dal salto alla corda alla corsa nei sacchi, dal tiro alla fune a quello con l?arco. 


Un modo per non disperdere i valori tradizionali che si riscontra anche in altre iniziative, come quella di molte aziende agricole che riservano una parte delle loro strutture ad agriturismo o bed & breakfast con fattoria didattica per consentire agli ospiti e non solo ai bambini di conoscere tutte le fasi della pastorizia, la mungitura e la trasformazione del latte in formaggi e ricotte, grandi eccellenze sarde. La gastronomia tradizionale si conferma come una grande attrattiva. La Marmilla, pianeggiante e fertile, ha sempre prodotto grano, cereali e ortaggi e la cucina è legata ai suoi frutti. Da provare piatti antichi a base di cereali e verdure come Cixiri cun minestra, Canciofa a cassoba o cubuddau, di cui ogni piccolo comune ha la sua ricetta speciale accanto ai conosciutissimi Gnocchetti e ai Culurgionis, ravioloni ripieni dalle artistiche piegoline. Il pane è sovrano, e quasi tutti lo fanno ancora in casa. A Villaurbana, all?interno di una casa padronale c?è anche un Museo del Pane. I secondi piatti sono a base di maialetto, agnello, cacciagione e animali da cortile, il tutto profumato da abbondante mirto. La parsimonia contadina ha saputo elevare a grandi piatti anche  le interiora o i tagli altrove considerati di scarto, come nella Frisciura de angioni (intestini di agnello) o nella Craxolu de porcu (cotenna di maiale con le fave). Un altro prodotto tipico è il miele, o meglio i tanti mieli  che sanno di piante selvatiche o da frutto, come quelli di corbezzolo, di ginestra, di acacia o di sulla. Piccoli laboratori lo estraggono meccanicamente, lasciandolo puro e integrale e destinando la cera alla lavorazione delle candele.


E? un prodotto genuino per definizione perché gli alveari sono le sentinelle della natura: le api infatti non potrebbero vivere in ambienti inquinati da pesticidi. Molti piccoli centri sorgono sui resti di antiche colonie romane, come Ales, il comune che ha dato i Natali ad Antonio Gramsci e che lo ricorda in una piazza con un monumento in calcare e basalto. il Piano d?uso collettivo, opera di Giò Pomodoro. E? un comune piccolo ma con molte tracce di un grande passato. Ha ben cinque chiese storiche tra cui la maestosa cattedrale dello Spotorno, e molti palazzi ottocenteschi e vari musei, tra cui quello di Arte Sacra con annesso l?Archivio Diocesano. La Marmilla è anche un fiorente laboratorio di attività manuali ormai praticate da pochi: telai di legno tessono da sempre arredi e tappeti di lana e di seta, ci sono molti artigiani del legno, della paglia e del sughero che riescono con saperi antichi a produrre oggetti dalle linee tradizionali e a volte di innovativo design artistico. Ma c?è anche un intero paese tutto rivestito di pitture murali: è Nureci, 393 abitanti, alle pendici granitiche del Monte Maiore e segna il limite sud orientale della provincia di Oristano.


I murales dipinti da vari artisti mostrano scene di vita rurale, una realtà a specchio di quanto si svolge nelle strade: animali agli abbeveratoi, contadini che attingono l?acqua alla fonte, anziane con caratteristico copricapo nero fatto “a tegola” che si dirigono verso la chiesa. Il silenzio, i grandi spazi, la vita che scorre a ritmi lenti stupiscono e incantano. Ma se si ha la fortuna di capitare in una festa di paese, a una sagra, a un evento corale, i canti tradizionali -spesso d?amore- le danze ritmate e la musica degli antichi strumenti fanno scoprire l?anima e la gioia di vivere di una popolazione aperta e generosa. Colpisce anche il senso di ospitalità della gente sarda, negli agriturismi, negli alberghi diffusi e nelle locande l?accoglienza è davvero speciale. Al bar, inoltre, in questi piccoli centri non si va solo per prendere il caffè. E? luogo di incontro dove gli uomini in coppola  parlano di greggi e di stagioni, ma sono anche felici di parlare con i “forestieri” e di dare loro consigli e indicazioni.

 


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