Testo di ANNA MARIA ARNESANO e Foto di GIULIO BADINI



L’Armenia è una piccola repubblica (grande come Piemonte e Valle d’Aosta) eurasiatica situata tra mar Nero e mar Caspio nel settore meridionale della regione Transcaucasica, circondata da Georgia, Azerbaigian, Iran e Turchia e senza sbocchi al mare. Si tratta di un altopiano disteso ad un’altezza di 1.500-2.000 m di altitudine, contornato da una serie di vulcani spenti che arrivano a superare i 4.000; roccioso e sterile per un terzo, per il resto è adatto a pascoli e l’agricoltura risulta possibile soltanto nelle piane vallive grazie ad un’antica rete di canali artificiali. Il clima continentale offre inverni rigidi ed estati con scarse precipitazioni. Unica grande risorsa idrica il lago Sevan, grande quattro volte il Garda, a quasi 2.000 m di quota. Nonostante queste non allettanti condizioni, il territorio armeno è sempre stato oggetto di interesse per la sua posizione mediana di transito tra l’Est asiatico e l’Ovest mediterraneo, finendo per diventare uno stato cuscinetto tra le potenze regionali. La prima civiltà ad affacciarsi alla storia è stata, nel IX sec. a.C., il regno di Urartu, seguito nel tempo da Persiani e Greci, fin che il grande regno armeno esteso fino al Mediterraneo venne conquistato dai Romani



 

La vera svolta si registrò nel 301 d.C., segnandone profondamente la cultura e il carattere, con l’introduzione del cristianesimo, che ne fece il primo stato ad adottare la nuova religione e un’isola di cristianità in un mondo prima pagano poi islamico, un Medio Oriente con chiese e campanili circondato da moschee e minareti. Poi fu la volta di Arabi, Bizantini, Selgiuchidi, Mongoli e Tartari, quindi l’annessione da parte dei vicini più forti, Persiani e Turchi. Il rapporto durato 400 anni con questi ultimi, grazie anche alla differenza etnica e religiosa, fu devastante, culminato nel 1915 con un vero genocidio costato un milione e mezzo di vittime e da quattro a sei milioni di sfollati di quella che venne definita la diaspora armena, il doppio degli abitanti attuali. Nel 1922 divenne la più piccola delle repubbliche dell’Urss, per ottenere infine l’indipendenza nel 1991. Ma tensioni e conflitti con i vicini azeri permangono tuttora. Una delle caratteristiche del paesaggio armeno, costituito da spoglie montagne laviche disseminate di pascoli montani, dove ancora vivono capre selvatiche, mufloni e camosci, è data dalla costante presenza di chiese e monasteri eretti nei punti più impensati con la scura roccia di tufo vulcanico. La semplice e peculiare architettura religiosa armena ha finito per influenzare non poco anche l’arte religiosa in Occidente. Altra peculiarità locale il cognac, apprezzato in tutto il mondo.



 

Un viaggio in Armenia non può ovviamente prescindere dagli edifici religiosi, i quali tracciano anche la storia di questo popolo. Nella capitale Yerevan da non perdere il monumento al genocidio armeno e il museo Matenadaran con i suoi preziosi codici miniati. Nei pressi si trova Etchmiadzin, sito Unesco, capitale religiosa e spirituale dove risiede il Catholicos, il papa armeno, disseminata di edifici di varie epoche: da non perdere la chiesa di Santa Hripsimè, eretta nel 618, e i resti del tempio di Zvarnots, patrimonio Unesco; nei pressi da vedere anche il sito megalitico di Metsamor, fortezza preistorica con funzione astrologica. Garni era una fortezza ellenistico-romana del III sec. a.C. che conserva un bellissimo tempio dedicato al dio Sole romano. Il complesso monastico di  Gheghard, sito Unesco, sorge tra le pareti di un profondo canyon parzialmente scavato nella roccia.  Meritano una visita anche i resti dell’antica città fortificata urartea di Erebouni, del VII sec. a,C. Attorno al lago Sevan, perla dell’Armenia, sorgono diversi monasteri: da non perdere quelli di Hagpt, X sec. patrimonio Unesco) e il convento fortificato di Sanahin, altro sito Unesco. Infine soste nella città Ashtarak, con belle architetture medievali, e alla fortezza di Amberd, con vista sul monte Ararat, la montagna di Noè sacra agli armeni, ma in territorio turco.



 

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