Testo e Foto di Luisa Chiumenti



Adagiato su una rupe tufacea, sulle alture che preparano al paesaggio delle colline della maremma grossetana, ma ancora nei confini della Tuscia Viterbese, il delizioso centro storico di Farnese “narra” ancora la sua grande storia, legata alla nobile  famiglia dei Farnese, che dette al papato un suo figlio, papa Paolo III (Alessandro Farnese appunto).

Il palazzo  Farnese é infatti il punto focale del paese, laddove si svolgono le più importanti manifestazioni, come la recente “Sagra della Pastorizia” , che, come ogni anno (é alla sua IV celebrazione),  ha visto una grande affluenza di visitatori, in particolare interessati al  

Convegno dal titolo: “L’allevamento ovino nel Lazio. Intervenire prima che sia troppo tardi”, con l’intervento, tra gli altri, dell'Assessore alle Politiche Agricole della Regione Lazio, Angela Birindelli e del Presidente della Commissione Agricoltura della stessa Regione, Francesco Battistoni. L’incontro é stato promosso dall'Associazione Agropastorizia Farnesiana-Sarda, presieduta da Gianni Piras,in collaborazione con la Regione Lazio, la Provincia di Viterbo, la Camera di Commercio di Viterbo e l'Amministrazione comunale di Farnese, con il patrocinio della Riserva Naturale “Selva del Lamone”, dell'Arsial e della Confesercenti di Viterbo, e con il sostegno della BCC Pitigliano e della BCC Tuscia.



 

E’ interessante ricordare come, da più di cinquant’anni, le popolazioni pastorizie della Sardegna abbiano trovato un accogliente habitat in questa parte della Tuscia, in cui hanno potuto intraprendere una attività sinergica con le popolazioni locali, nel forte connubio instauratosi tra pastorizia e tradizione agroalimentare. Dopo la corposa  relazione introduttiva del Prof. Bruno Ronchi (Facoltà di Agraria dell'Università della Tuscia), che ha fornito tutta una serie di numeri sull'allevamento ovino ed ha parlato di interventi di carattere strutturale con riferimento alla intensificazione produttiva, al miglioramento dell'industria agro-pastorale, anche le varie associazioni di categoria hanno messo in luce i diversi problemi, fra cui quello della presenza del mercato sardo che finisce per influenzare anche quello laziale. Per questo é stata avanzata la proposta di poter “arrivare a chiudere la filiera all'interno della Regione Lazio: dalla produzione alla trasformazione, alla commercializzazione, per potere restare nell'ambito del territorio”, tenuto conto del fatto che  il “settore ovino” fa pur sempre parte di una più generale “crisi del reddito”. Mostre di macchine e attrezzi per l'agricoltura, esibizioni dei pastori che si sono cimentati nella preparazione dei tipici prodotti caseari (ricotta, formaggi e latticini), si sono accompagnate, durante la “tre giorni” della Sagra, anche a performances molto interessanti, quali quella realizzata dal gruppo Ogliena. Ed é doveroso segnalare al visitatore anche la presenza, poco fuori del paese, della bellissima area protetta della “Selva del Lamone” che  é possibile visitare, godendo della sua ricchezza naturale e faunistica, regno del cinghiale, dei fagiani, della volpe e di molte altre specie “protette” e “non”. Si tratta di oltre duemila ettari “posti su un tavolato di lave del vulcano Vulsinio di circa 50.000 anni fa. Boschi spesso impenetrabili, di cerri e di latifoglie, querce e lecci, tra murce, anfratti spinosi, inghipttitoi e crateri d’esplosione, simili ad anfiteatri lavici”

 

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