LUISA CHIUMENTI



 

La mostra, curata da Barbara Buhler Lynes, su progetto espositivo di Cristina Mazzantini, é stata organizzata in collaborazione con il Georgia O’Keeffe Museum  e si articola in quattro sezioni, dagli anni giovanili, a New York e gli anni con Stieglitz, a “Georgia O’Keeffe in Nuovo Messico, agli ultimi anni. Georgia O’Keeffe, nata nel 1887 nel Wisconsin, ebbe una lunga vita, attivissima, smise infatti di lavorare per ragioni di salute, soltanto a 96 anni, due anni prima di morire, nel 1986, in New Mexico, dove si era ormai trasferita definitivamente. Come si legge nel saggio di Carol Troyen (v. Catalogo a cura di Barbara Buhler Lynes (ed. Skira), “l’incanto del luogo per O’Keeffe”, come pure “per gli artisti del circolo di Stieglitz” é sempre stato  fondamentale.Particolare ad esempio fu per l’artista l’esperienza nel new Mexico, esperienza che la porta ad un cromatismo più intenso in cui, come sottolinea il Presidente della Fondazione Roma, prof. avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele, nella presentazione in Catalogo,  “i contorni si sfumano, le atmosfere  si rarefanno” in una pittura”che meglio rappresenta l’essenza dell’arte di questa artista”.Nel 1937 il fotografo californiano Ansel Adams andò a trovare O’Keeffe al Ghost Ranch, in New Mexico, dove la pittrice lavorava da diverse estati. Egli aveva conosciuto la pittrice nella vicina Taos, nel 1929,  e si erano forse incontrati nuovamente nel 1933, quando Adams andò all’est per mostrare i suoi lavori al marito di O’Keeffe, Alfred Stieglitz che a New York era il principale sostenitore della “fotografia d’arte”.



 

All’epoca in cui si incontrarono in New Mexico, Adams e O’Keeffe erano buoni amici e fu così  che la pittrice forse iniziò a dipingere, muovendosi e sfruttando  come “studio mobile”, l’auto stessa in cui aveva rimosso uno dei  sedili, per usarla appunto durante i  trasferimenti e, quando si inoltrava  nel deserto poteva  dipingere al riparo dalla calura e dalla luce abbacinante del sole. Ed ecco un ritratto dell’artista eseguito da Adams, Ghost Ranc,  che la ritrae intenta a dipingere un paesaggio nella propria auto, una grande Ford Model A. L’amico Adams possedeva infatti una nuova fotocamera da 35mm che gli consentiva una grande mobilità e immediatezza, molto più ampie rispetto a quello che gli veniva consentito  dalla vecchia “macchina fotografica a lastre”, molto più ingombrante. Leggiamo nel saggio Carol Troyen : “Nonostante l’apparente spontaneità tipica dell’istantanea, il ritratto rivelava una  composizione accurata. Il dipinto di O’Keeffe, inclinato in modo tale che l’intera tela  risulta visibile, occupa il terzo destro della fotografia. La pittrice riempie il terzo  sinistro e la veduta fuori del finestrino, presumibilmente quella che osservava  dipingendo, è collocata al centro. O’Keeffe sembra distogliere lo sguardo dal lavoro  per guardare Adams, un mezzo sorriso stampato sulle labbra. Il braccio allungato  trova il suo equivalente pittorico nel ramo dell’albero sulla tela, come a indicare che l’arte è un mezzo per creare un collegamento con la natura”. 



 

Il ritratto di O’Keeffe realizzato da Adams è al tempo stesso intimo e penetrante. La stampa è di dimensioni ridotte (circa 22,7 30,8 cm) e c’è poca distanza tra il soggetto e l’osservatore. Quest’ultimo ha in effetti l’impressione di trovarsi nell’auto insieme alla pittrice e di prendere così parte all’atto creativo. Il soggetto di O’Keeffe,il mondo della natura simboleggiato dall’albero lungo ed esile,  si trova da qualcheparte fuori, ma non si distingue con chiarezza.“Oltre che un ritratto affettuoso, la fotografia di Adams è appunto un’immagine sulla “visione del quadro”: essa documenta l’indipendenza di O’Keeffe e la sua capacità di recarsi in un luogo,  identificarne l’aspetto rappresentabile e farlo proprio”.Di estrema importanza fu per l’artista l’incontro con Alfred Steglitz : il rapporto fra laO’Keeffe Alfred Steglitz , che sarebbe poi diventato suo marito, si realizzò in una grande intesa spirituale e artistica, colma di ispirazione reciproca, anche se a volte causa di dolore o di frustrazione. E come si legge nel saggio di Sarah Greenough, essi intrattennero anche un intenso e originale rapporto epistolare. Tra il 1915, anno in cui lei gli inviò una breve richiesta, e il 1946, anno della morte di Stieglitz, i due si scambiarono oltre 25.000 pagine, descrivendo con incredibile ricchezza di dettagli la loro vita quotidiana a New York, nel Texas e nel New Mexico durante i tanti mesi in cui erano lontani. “Con un linguaggio terso e vibrante, ardente e lirico, diretto e immediato, queste lettere riflettono l’evoluzione della loro arte, delle idee e delle amicizie con molte tra le personalità più influenti del modernismo americano. In effetti  l’epistolario apre una finestra preziosa sul rapporto tra due dei più importanti artisti americani”.



 

E come si legge nel saggio di Sarah Greenough, essi intrattennero anche un intenso e originale rapporto epistolare. Tra il 1915, anno in cui lei gli inviò una breve richiesta, e il 1946, anno della morte di Stieglitz, i due si scambiarono oltre 25.000 pagine, descrivendo con incredibile ricchezza di dettagli la loro vita quotidiana a New York, nel Texas e nel New Mexico durante i tanti mesi in cui erano lontani.“Con un linguaggio terso e vibrante, ardente e lirico, diretto e immediato, queste lettere riflettono l’evoluzione della loro arte, delle idee e delle amicizie con molte tra le personalità più influenti del modernismo americano. In effetti  l’epistolario apre una finestra preziosa sul rapporto tra due dei più importanti artisti americani”. Trascorrendo i mesi invernali e primaverili a New York e quelli estivi e autunnali a Lake George, la  O’ Keeffe e tali spostamenti indussero anche cambiamenti nell’impostazione artistica della O’ Keeffe, aveva sentito l’influenza del contesto ambientale ed abbandonando il disegno a carboncino e l’acquerello, aveva raggiunto  gli esiti della pittura a olio,  avviandosi ad un verismo quasi fotografico, atto a raffigurare la natura, gli alberi e  i fiori come nelle opere “Petunia N.2 “(1924) o “Calla Lilies” (1924). Una personalità forte e ricca di fantasia, che ha sentito la suggestione della Natura, come quella della città, raffigurando ad esempio una “sua” New York,con grande e realistica incisività.

Dopo la sede romana, la mostra si trasferirà a Monaco (3  febbraio – 13 maggio 2012) e ad Helsinki (31 maggio- 9 settembre 2012).

GEORGIA O’KEEFFE ALLA FONDAZIONE ROMA MUSEO

Roma, Palazzo Cipolla – Via del Corso, 320

(fino al 22 gennaio 2012)

Per informazioni:

Tel.06 399 678 88

www.fondazioneromamuseo.it