Testo e Foto di Pamela McCourt Francescone



 

 

 

Un itinerario alla scoperta di tesori architettonici e storia secolare nella Medina di Tunisia  

 

Un dedalo di viottoli e viuzze strette e tortuose che si snodano senza soluzione di continuità.  Palazzi secolari, case basse intorno a cortili ombreggiati, archi e passaggi che proiettano ombre su ombre, lo sfruscìo di passi lenti, sguardi enigmatici, porte borchiate in legno e dalle tinte forti. La Medina di Tunisi, fondata dagli Arabi nel 8° secolo, ha raggiungo il massimo del suo splendore sotto la dinastia Hafside nel 13° secolo. Decaduto nel 16° durante i conflitti tra Ottomani e Spagnoli, rinasce due secoli dopo e diventa il fulcro commerciale ed artigiano della città.  Oggi rimane ben poco delle antiche mura di cinta che facevano della Medina (la parola in arabo significa città)  una fortezza  invalicabile, ma i  mercati  all’aperto – i caratteristici souk – e le zone residenziali sono tutt’oggi una straordinaria  testimonianza della coesistenza di due culture secolari: quella Mediterranea e  quella Islam. Su 270 ettari con oltre 700 monumenti e 100,000 abitanti, la Medina, che nel 1979 è stata proclamata patrimonio dell’UNESCO per “l’omogeneità della sua struttura urbana”, è una delle città musulmane tradizionali più popolate al mondo.  Già negli anni ‘60 l’integrità dell’antico quartiere è stata minacciata dalla costruzione di nuove strade  a scorrimento veloce. Nel 1967 viene fondato l’ASM, l’Association de Souvegarde de la Médina, un’agenzia il cui compito è quello di studiare  la riabilitazione della vecchia  città, tutelare la sua identità e sovraintendere agli interventi di restauro.  “Tra i nostri obiettivi c’è anche quello di conservare la Medina come una entità coerente, in modo che non diventi un quartiere marginale della moderna città, e che acquisti nuovo valore come specchio della lunga storia della capitale”, spiega Messaoud Yamoun, uno dei fondatori dell’ASM.



 

“Ci sono moschee, palazzi, hamman (bagni turchi ), zaouia (santuari) e medersa (collegi) di grandissimo valore architettonico e storico che non hanno subito cambiamenti nei secoli. Alcuni sono stati restaurati, preservando antiche attività artigianali quali la scultura della pietra, la ceramica e il nakch hadid, l’arte dell’incisione di motivi geometrici sullo stucco”.  

Negli ultimi anni sono stati fatti diversi investimenti pubblici in progetti per la conservazione del quartiere. Pochi, a dire la verità, ma hanno comunque permesso il restauro di numerosi edifici, conservando le loro caratteristiche storiche e ricollocandoli in un contesto contemporaneo. “Ogni qualvolta una nuova bottega o attività commerciale apre nella Medina, è un importante passo verso la conservazione dell’identità secolare del quartiere”, dice Yamoun.  “Oggi, in seguito alla Rivoluzione dei Gelsomini di gennaio e il corso della Nouvelle Tunisie, c’è da augurarsi che La Medina possa beneficiare di nuovi interventi per valorizzare il patrimonio artistico e culturale del centro storico di Tunisi”. Al turista esigente, a colui che ama scavare oltre la superficie di una destinazione per entrare in simbiosi con il suo palpito più verace,  piacerà  l’itinerario turistico Les Architectures de la Médina che porta oltre le strade commerciali del grande bazar che si diramano dalla porta Bab Bhar e brulicano di vita a tutte le ore. Lungo questo itinerario di forte interesse architettonico-storico, che richiede circa tre ore di tempo e scarpe comode, si visitano i luoghi più intimi della Medina: i souk delle erbe, dei sarti, dell’ottone e dell’oro, la Grande Moschea di Zitouna, utilizzata ancora oggi per il culto, il Museo delle Arti e Tradizioni Popolari, bei palazzi residenziali come il Dar ed-Haddad che è uno dei più antichi della Medina. Poi, Turbet el-Bey, il grande mausoleo dove sono sepolti molti bei – i signori di Tunisi – e personaggi di spicco, e il Medersa Bir Lahjar,  passeggiando lungo strade dai nomi evocativi: Via del Tesoro, Via dei Martiri, Via dei Giudici, Via dei Ricchi.  



 

Affascinanti e variegate le porte della Medina che illustrano il pensiero e lo stile di vita dei residenti: porte semplici ad un anta, porte a due ante, e porte con una piccola sotto-porta che si chiama hkoukha ed è stata introdotta da  una principessa spagnola per obbligare i sudditi musulmani ad abbassarsi davanti al marito monarca. Anche i colori hanno il loro significato. Il giallo ocra  è il colore preferito da Dio, il verde il colore del paradiso, e il celeste, introdotto in tempi più recenti, richiama il colore delle porte del piccolo villaggio costiero di Sidi Bou Said.  Poi ci sono le porte tricolori – bianco, rosso e verde –  in omaggio alle dinastie che precedettero quella Hafside.   Per le decorazioni vengono usati chiodi di varie dimensioni che disegnano simboli e forme geometrici come il tanit per la dea della fertilità,  la stella di Davide, la croce, il mihrab  (la parte delle moschea dedicato alle preghiere),  la luna, l’occhio e il pesce.  Vestigia di un passato secolare e, come tutti i monumenti ed edifici nella Medina, di grande fascino e da conservare gelosamente. In questo delicato momento per il Paese, il testimone passa alle autorità municipali e governative post-rivoluzionarie. A loro il compito di rendere disponibili i mezzi, le perizie e i fondi di cui hanno bisogno l’ASM e tutti coloro che si prodigano per assicurare, nell’immediato e in futuro, la salvaguardia delle bellezze inestimabili della Medina di Tunisi.   Patrimonio non solo del popolo tunisino, ma del mondo intero.