Testo di ANNA MARIA ARNESANO e Foto di GIULIO BADINI



Girando lungo le poco trafficate strade del Prekmurje, l’estrema regione slovena dell’est al confine con Austria, Ungheria, e Croazia, la prima cosa che colpisce sono i numerosi nidi di cicogne – pieni o vuoti – presenti sui tetti delle case, sui campanili, sugli alberi o sui pali della luce. I nidi di questi uccelli di grosse dimensioni non passano inosservati: costruiti con rami e bastoncini e foderati con fango e paglia, superano infatti il metro di diametro e di altezza, ubicati sempre in alto in luoghi soleggiati, possono arrivare a pesare fino a 500 kg. In questa piccola regione, caratterizzata da colline vinifere e da coltivi che preannunciano la pianura pannonica, la cicogna è di casa, tanto da esserne diventata l’emblema e il simbolo turistico, considerando che delle 235 coppie censite in  tutto il paese (in Italia, grande oltre 15 volte, si arriva appena a 200) ben 87 alloggiano qui. E quanto gli sloveni amino le cicogne lo dimostra il fatto di comparire sulla moneta da un centesimo di euro, così come prima figurava su quella da 20 talleri. Tutti sono ben felici se le cicogne scelgono la loro casa o il loro villaggio per costruire il nido, ben sapendo che per un paio di decenni sarà abitato, in quanto quest’animale è per tradizione simbolo di fedeltà, fecondità e felicità; la gran parte delle coppie resta infatti monogama per tutta la vita, circa 30 anni, e ritorna ogni anno ad occupare lo stesso nido, anche se in qualche caso il connubio dura una sola stagione: alla primavera successiva nuovo partner e nuovo nido; forse il divorzio per incompatibilità di carattere è arrivato anche tra i volatili, oppure non ci sono più le cicogne monogame di una volta.



La cicogna bianca (Ciconia ciconia, storklja in sloveno) è uno dei volatili di maggior taglia, alto oltre un metro e con aperture alare fino a due, presenta gambe lunghe e sottili e un lungo becco appuntito rosso, piumaggio candido escluso punta delle ali e coda nere; sono mute, ma comunicano battendo il becco. Specie gregaria e territoriale, tendono a fare colonie e si isolano solo per la riproduzione, che avviene dopo un movimentato corteggiamento basato sulla danza del maschio. Assieme costruiscono il nido come assieme covano e allevano amorevolmente i piccoli, in genere 4: ma se il cibo scarseggia, possono arrivare a buttare i figli dal nido; i neonati cominciano a volare dopo due mesi. Carnivora, si ciba di pesci, invertebrati, rane, lucertole, topi e piccoli uccelli, ma in caso di carestia anche di semi e bacche ed è ghiotta d’uva. Occupano un vasto areale tra Europa continentale, Africa subsahariana e Asia, prediligendo pianure coltivate, vigneti, colline, fiumi e zone umide e si adatta bene ai contesti antropizzati.  Ottima volatrice, usa  come gli alianti il volo planato sfruttando magistralmente le correnti ascensionali di aria calda ad alta quota.



Specie migratrice, compie stagionalmente trasferimenti dai luoghi caldi di svernamento a sud a quelli temperati di riproduzione a nord anche di 12.000 km, volando solo di giorno; in primavera prima arrivano i maschi, per sistemare i nidi, poi le femmine, mentre a fine estate partono in stormi dapprima i giovani, poi i maschi e infine le femmine, scegliendo dall’Europa la rotta di terra via Gibilterra per l’Africa occidentale, oppure quella sul Bosforo per Africa orientale e Asia. Comune nell’antichità e spesso citata dagli autori classici, per gli Egizi era simbolo di rispetto filiale verso i genitori, in India, Cina e Giappone invece simbolo di longevità; sacra in Grecia ad Hera, sposa e sorella di Giove e dea del matrimonio, a Roma lo era per la corrispondente Giunone,  anche se i Romani non disdegnavano di mangiarla per le sue carni ritenute deliziose e curative. L’attribuzione di portatrice dei bambini deriva forse dal fatto che, osservata in volo mentre costruisce il nido, sembra trasportare nel becco un neonato, mentre simpatia e rispetto discendono più pragmaticamente dall’essere una attiva divoratrice di serpi. Dopo il 1600 la specie ha cominciato a ridursi drasticamente di consistenza, fino a scomparire del tutto da parecchie zone.



 

Date le sue ridotte dimensioni, per esplorare il Prekmurje e avvistare le cicogne bastano due-tre giorni, anche se lo cose da vedere non sono poche. Base ideale possono essere le Terme di Radenci (www.zdravilisce-radenci.si, tel. 00386.2. 520 27 20 in italiano), quelle della famosa acqua minerale satura di anidride carbonica che si beve in tutta la Slovenia, con le sue confortevoli strutture alberghiere, le piscine, le saune e i trattamenti dove rilassarsi a prezzi contenuti, e un casinò dove divertirsi.