Donato Piccolo Hurricane, 2009

 

Undici scultori in mostra alle Chiese Rupestri di Matera

Testo di Francesco De Luca

Fotografia di Giuseppe Maino – Soprintendenza B.S.A.E. della Basilicata, Matera

Matera è una città tra le più antiche del mondo il cui territorio custodisce testimonianze di insediamenti umani a partire dal  paleolitico e senza interruzioni fino ai nostri giorni, rappresentando così una pagina straordinaria scritta dall’uomo attraverso oltre diecimila anni di storia. Il suo nucleo urbano originario, sviluppatosi a partire dalle grotte naturali scavate nella roccia e successivamente modellate in strutture sempre più complesse, e in una secolare stratificazione e sovrapposizione di stili architettonici e decorativi all’interno di due grandi anfiteatri naturali (il Sasso Caveoso e il Sasso Barisano), si configura come una immensa “scultura” creata dalla capacità dell’uomo di adattarsi perfettamente all’ambiente e al contesto naturale.

Francesco Arena, 19,45 metri di metallo sotto forma di scala (la caduta di Pinelli) 2009- senza titolo (ostia via dell’idroscalo) 2011-1 

 

Era ed è dunque nella stessa natura (oggi si direbbe nel “dna”) di questa città unica al mondo, la sua “vocazione” a misurarsi e a dialogare, con i suoi suggestivi spazi sia interni che esterni e con le sue forme sedimentate nei millenni, con la grande scultura moderna e contemporanea; una destinazione che, grazie all’intuito e alla progettualità del critico e storico dell’arte Giuseppe Appella e al coraggioso e costante supporto organizzativo del Circolo La Scaletta di Matera ha potuto trovare concreta attuazione nella realizzazione di ben ventisei edizioni delle “Grandi mostre nei Sassi”, dedicate, appunto, alla più significativa scultura italiana ed internazionale.

 Emmanuele De Ruvo, hypermnetic britisc cafè 2010

Nelle precedenti edizioni, in una sorta di “sfida” tra i luoghi deputati alle esposizioni (le due chiese rupestri, sovrapposte l’una all’altra, di Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci, nel Sasso Barisano, e da sei anni anche Palazzo Pomarici, sede del MUSMA; un’appendice della mostra anche a Palazzo Lanfranchi), si sono succeduti artisti come Pietro Consagra, Fausto Melotti, Arturo Martini, Diego Cambellotti, Andrea Cascella, Pericle Fazzini, Sebastian Matta, Umberto Milani, Libero Andreotti, Stanislav Kolibal, Mario Negri, Leoncillo, Antonietta Raphaël, Marcello Mascherini, David Hare, Alberto Viani, Mirko, Ibram Lassaw, Dino Basaldella, Azuma, Francesco Somaini; inoltre, sono state organizzate le rassegne “Scultura in Italia” 1 e 2, “Scultura in America” e “Scultura in Francia”, che hanno visto la presenza  di tutti i più noti scultori del secolo appena trascorso ed alcune tra le più interessanti figure operanti nello scenario contemporaneo.

Alice Cattaneo, untitled 2010

 

A distanza di dodici anni dall’ultima ricognizione sulle più interessanti espressioni della nostra scultura, quest’anno è la volta di “Periplo della scultura italiana 3”, curata da Appella e da Marta Ragozzino (Catalogo Edizioni della Cometa), che accoglie undici giovani artisti che non hanno ancora compiuto quarant’anni e si pone come il giusto corollario delle monografiche che, dal 1987, raccontano il percorso espressivo dei grandi maestri già riconosciuti e storicizzati. Gli artisti invitati sono stati  selezionati tra i migliori talenti emersi sulla scena artistica degli ultimi anni, in grado quindi di restituire una panoramica estremamente rappresentativa della nuova ricerca e dei nuovi linguaggi formali. Si tratta di Giorgio Andreotta Calò (Venezia 1979), Francesco Arena (Torre Santa Susanna, Brindisi, 1978), Giuseppe Capitano (Campobasso 1974), Alice Cattaneo (Milano 1976), Emmanuele De Ruvo (Napoli 1983), Francesco Gennari  (Pesaro 1973), Perino & Vele  (Emiliano Perino, New York 1973 – Luca Vele, Rotondi 1975), Donato Piccolo (Roma 1976), Luca Trevisani (Verona 1979), Nico Vascellari (Vittorio Veneto 1976), Antonella Zazzera (Todi 1976). Diversi tra di loro sono meridionali o sono nati altrove da genitori del sud.

Giorgio Andreotta Calò, senza titolo 2008

Come si evince da questa collettiva, il termine “scultura” ha ampliato a dismisura i suoi confini, per ricomprendervi forme svariate di creazione artistica, che pongono nuove sfide e interrogativi nel rapportare le forme agli spazi, in un ambito di ricerca che va dall’arte povera (Capitano, De Ruvo), al concettualismo (Andreotta Calò, Piccolo, Trevisani) con l’uso dei materiali più diversi (la canapa di Cattaneo, la cartapesta di Perino & Vele, il rame di Zazzera); fino ad  affermare addirittura (Gennari) un processo di assoluta smaterializzazione dell’opera; tra contaminazioni linguistiche, multimedialità, citazioni e performance (Arena, Vascellari). Sono tutti artisti che fino ad ora hanno esposto prevalentemente in gallerie e che comunque non avevano avuto fino ad ora l’occasione di misurarsi con gli incredibili spazi materani, luoghi di fascino e di seduzione fortissima, ma tutt’altro che disposti ad accogliere indiscriminatamente qualsiasi tipo di esperienza. E’ quindi per la loro esperienza una eccezionale (e forse invidiabile) occasione di verifica; ma anche per gli scenari delle antiche Chiese Rupestri di misurare la loro magica capacità di “dialogare” con le materie e le forme più nuove ed inesplorate della creatività contemporanea.