Il suo mito rivive in una mostra collettiva a Castel d’Ario (Mantova)

Testo di Michele De Luca

Il più grande pilota automobilistico della prima metà del secolo scorso, Tazio Nuvolari (Castel d’Ario 1892 – Mantova 1953), è da sempre entrato nell’immaginario popolare, per quelle doti di coraggio, audacia e spregiudicatezza che tutti gli hanno riconosciuto e spesso “invidiato”. Negli anni Trenta, la popolarità di Tazio era straripante, conteso dai grandi dell’epoca: nel 1932, undici giorni dopo il trionfo di Montecarlo, il Vate della letteratura italiana Gabriele D’Annunzio lo riceveva al Vittoriale e lo omaggiava di una piccola tartaruga d’oro, gioiello che Tazio avrebbe poi assunto come proprio simbolo e amuleto. La tartaruga sarebbe stata da lui usata anche nella carta da lettera, dipinta sulla fiancata del suo aereo privato, appuntata sulle sue maglie di colore giallo. Qualche anno dopo, Secondo Casadei, fondatore dell’omonima orchestra, gli dedicava una canzone; Enzo Ferrari, più tardi, di diceva di lui: “ha un coraggio quasi disumano”. Ed anche nei nostri giorni il compianto Lucio Dalla gli ha dedicato una canzone che tutti abbiamo amato e anche cantato: “Gli uccelli nell’aria perdono l’ali quando passa Nuvolari! / Quando corre Nuvolari mette paura … / perché il motore è feroce mentre taglia ruggendo la pianura”. Al “pilota che sfidava anche gli aeroplani” e che – come cantava ancora Dalla – aveva “un talismano contro i mali”, nel sessantesimo anno dalla sua scomparsa, viene dedicata una bella mostra negli spazi della Casa Museo Sartori a Castel d’Ario (Mantova), sua città natale, che vuol essere un omaggio dell’arte ad un impareggiabile e inarrivabile “artista” del volante.

 

 Si tratta di una rassegna collettiva dal titolo “Artisti per Nuvolari”, curata da Arianna Sartori, la quale ha selezionato per l’occasione le opere di cinquantuno artisti in cui ciascuno, con la propria fantasia e personalità, fa rivivere il suo mito,  in cui si impersonava la sua irripetibile stagione sportiva, ricca di tanti primati e successi, in quel lontano e ora inimmaginabile mondo di aspre competizioni sportive in cui però (come lui stesso ci ha dato testimonianza anche con le sue immagini da sensibile e raffinato fotoamatore) c’era tanta “poesia”. L’immaginario collettivo nel quale contemporaneamente alle gesta del pilota, ma anche nei decenni successivi, si sono sedimentate le emozioni di generazioni e generazioni di appassionati di automobilismo ma anche di gente comune affascinata dalla sua leggendaria figura di “eroe”, magari immortalata nelle copertine della “Domenica del Corriere” o della “Tribuna illustrata”, viene ora ad arricchirsi delle immagini create dagli artisti in mostra, che sono: Paolo Baratella, Nevio Bedeschi, Franco Bellardi, Claudio Benghi, Simone Butturini, Tindaro Calia, Mario Cancelliere, Sabina Capraro, Giovanni Cerri, Stefano Ciaponi, Rossano Cortellazzi, Piero Costa, Walter Davanzo, Gioxe De Micheli, Franco Dugo, Giovanni Fabbri, Marina Falco, Victor Ferraj, Danilo Fusi, Renato Galbusera, Carlo Adelio Galimberti, Giuliano Ghelli, Matteo Giannini, Francesco Giostrelli, Aurelio Gravina, Veronica Longo, Giovanni Lo Presti, Riccardo Luchini, Marco Manzella, Massimo Marchesotti, Patrizia Masserini, Antonio Miano, Impero Nigiani, Luciano Paganelli, Piero Paoli, Aldo Parmigiani, Carlo Pescatori, Stefano Pizzi, Gabriele Poli, Roberto Rampinelli, Giorgio Scano, Fabio Sironi, Sergio Tarquinio, Giuseppe Tecco, Gino Terreni, Mario Tettamanti, Luigi Timoncini, Antonio Tonelli, Giuliano Trombini, Pierangelo Tronconi, Alberto Venditti.

La Sartori ha voluto affidare agli artisti un compito non poco “arduo” da affrontare, come non può non essere quello di confrontarsi e di esprimere in momento di originale creatività riguardo a un “mito” consolidato e che la testimonianza diretta o la memoria filtrata dalla cultura (anche dell’immagine) ha via via continuato ad alimentare; come se si trattasse di misurarsi ancora con Venezia, con il “Che” o con Marilyn Monroe… Come ha ben sottolineato Maria Gabriella Savoia nella presentazione del catalogo edito da Archivio Sartori, si trattava di porsi davanti a Nuvolari come da un “nuovo” mito da studiare, da “inventare”, o almeno reinventare: “In effetti – ella scrive – gli artisti, di generazioni diverse, provenienti dalle svariate regioni italiane, hanno aderito con entusiasmo, perché coinvolti e stuzzicati, provocati da ‘tanto’ personaggio che bene si prestava alle diverse interpretazioni delle singole personalità. Alcuni artisti avevano vissuto in gioventù il mito di Nuvolari, altri oggi, lo rivivono nel ricordo; ne è nata una raccolta di opere intrigante e curiosa, che solo nel soggetto trova davvero un senso logico, ma più affascinante ancora è rilevare quale sia l’aspetto del personaggio che abbia colpito la fantasia e la creatività dei nostri artisti”. Equilibrare le diverse espressioni artistiche, coinvolgere le molte e diverse personalità, non è stato facile, certamente i pittori invitati, tutti artisti consacrati, tra i quali alcuni anche titolari di cattedre in accademie d’arte italiane, o altri che, pur essendo giovani, già si sono posti all’attenzione della migliore critica, hanno prodotto lavori molto interessanti, che in questa bella mostra-omaggio si susseguono come in una fantasmagorica “passerella” di stili, linguaggi, segni, colori.