Testo di Anna Maria Arnesano e foto di Giulio Badini

La semplice parola Tanzania richiama subito alla mente l’immagine di ingenti quantità di animali selvatici, collocati in un contesto ambientale di Africa primordiale, e frotte di turisti impegnati con i fuoristrada nei safari, parola ambigua che un tempo indicava stragi di animali da parte di sanguinari cacciatori che si proclamavano amanti della natura (forse di quella morta !), mentre oggi si riferisce all’incruento turismo naturalistico di semplice osservazione della fauna, capace di fornire un contributo fondamentale al pil di diverse nazioni (nel caso specifico il 20 %).  La Tanzania, con il confinante e più famoso Kenya, rappresenta infatti il luogo migliore per un safari nell’Africa orientale. Grande tre volte l’Italia, tra parchi e riserve protegge il 28 % del territorio nazionale (una superficie estesa quasi quanto l’Italia), ma aggiungendo le riserve forestali si sale al 40 %, un record a livello continentale e mondiale. L’interno si presenta come un vasto altopiano ad un’altezza di 1-1.500 metri ricoperto da foresta rada, savana più o meno arborata e da steppa semidesertica, circondato da enormi laghi e da alte montagne di recente formazione.

Con parecchie peculiarità a livello geografico e ambientale. Qui hanno le loro sorgenti due dei maggiori fiumi del mondo, Nilo e Congo, che con gli altri corsi minori versano le loro acque nel Mediterraneo, nell’Atlantico e nell’oceano Indiano. Tra i laghi che la circondano vanno ricordati il Vittoria, maggiore per estensione in Africa e terzo nel mondo, e il Tanganica, che con i suoi – 1.435 m è tra i più profondi in assoluto. Tra le montagne il Kilimangiaro, con 5.895 m massima vetta del continente sempre imbiancato di neve anche se si trova poco sotto l’Equatore, il Meru (4.566 m) e il cratere del vulcano Ngorongoro, con i suoi 20 km di diametro e 700 m di profondità tra i maggiori al mondo. Per le loro caratteristiche ambientali Kilimangiaro, Nogorongoro e i parchi di Serengeti e Selous sono stati inclusi dall’Unesco nella lista del patrimonio dell’umanità.

 

 

Il cratere di Ngorongoro, che risale all’attività vulcanica degli ultimi 25 milioni di anni, offre nella sua caldera a 2.200 m di quota in assoluto la maggior densità di fauna selvatica della terra (25 mila animali di grossa taglia), con rappresentate tutte le specie presenti nell’Africa orientale: leoni, elefanti, rinoceronti, bufali, gnu, gazzelle, zebre, antilopi e, nel lago salato situato sul fondo, enormi stormi di fenicotteri rosa. Non a caso è stato paragonato all’Arca di Noè e al Giardino dell’Eden. Il più famoso di tutti rimane il Parco di Serengeti, confinante con il famoso parco kenyoto di Maasai Mara. Qui si può avere un’idea di come poteva essere l’Africa orientale prima dell’arrivo e dello sterminio faunistico operato dall’uomo bianco cacciatore alla fine del XIX secolo. Sulle infinite savane vi sono milioni di ungulati in perenne movimento alla ricerca di pascoli e acqua, controllati e seguiti a vista dai predatori, a formare uno degli spettacoli più impressionanti che si possa vedere in natura; si tratta infatti della maggior concentrazione di erbivori al mondo: un milione e mezzo di gnu, un milione di gazzelle, 300 mila zebre, 74 mila bufali, 10 mila giraffe, 7.000 elefanti, 100 rinoceronti strettamente marcati da leoni, leopardi, ghepardi, iene, licaoni e coccodrilli. Durante la stagione delle piogge questi vivono nel Maasai Mara, ma quando laghi e fiumi si seccano gli erbivori partono in massa verso ovest, destinazione Serengeti, in cerca di nuovi pascoli, per fare ritorno ad est prima della nuova stagione delle piogge, con un percorso circolare di 2.500 km. Si tratta della maggior migrazione periodica di fauna selvaggia del pianeta, macroscopica rappresentazione dell’epica e perenne lotta per la sopravvivenza.

La presenza di un così elevato numero di erbivori svolge una precisa funzione ecologica a vantaggio dell’ambiente: se ogni giorno divorano infatti 4.000 tonnellate di erba, la concimano anche con 420 tonnellate di escrementi, contribuendo a fare ricrescere nuova vegetazione, in un ciclo continuo. .  Il Lake Manyara è un parco piccolo ma assai vario, dove si mischiano fiumi, laghi, foresta tropicale e savana arbustiva: ospita leoni, leopardi, ippopotami, babbuini, scimmie, cercopitechi, gnu, giraffe, bufali, impala, zebre e uccelli acquatici come fenicotteri rosa e gru, nonché la più numerosa popolazione di elefanti.  Il Parco di Tarangire risulta poco frequentato, ma è anche uno dei più belli: durante la stagione secca si possono ammirare grandi concentrazioni di animali, compresi branchi di elefanti composti da oltre 400 esemplari. Si incontrano leoni, leopardi, ghepardi e bufali, ma anche animali rari come kudu, orici, taurotraghi e gerenuk, oltre a 300 specie di volatili e uccelli acquatici e pitoni lunghi oltre sei metri.