Luigi Bernardi


Chi mai alla mezzanotte del 31 dicembre brinda a Quinto Fulvio Nobiliore? Probabilmente nessuno. E? l?ingratitudine della storia. Eppure fu proprio questo console romano che nel 153 a. C. fissò il Capodanno al primo gennaio. Come si svolsero i fatti? Originariamente i Romani, nell?VIII secolo a. C., avevano, come gli Etruschi, un calendario che si fondava sulle fasi lunari di soli dieci mesi: Martius, ApriIis, Majus. Junius, Quintilis, Sextilis, September, October, November, December. L?anno si iniziava con Marzo, consacrato a Marte, araldo della primavera e protettore dei campi. Solo in seguito questo dio rivestì la corazza del guerriero, in coerenza con l?evoluzione storica dei Romani, sempre più militaristi e imperialisti. Aprile invece derivava genericamente dal concetto di “aprire”; Majus era dedicato a Maja, protettrice delle messi; Junius probabilmente a Giunone, la moglie di Giove.

Gli altri mesi riportavano nel nome semplicemente il numero progressivo che era stato loro assegnato nell?anno.
Questo anno lunare, di circa 300 giorni, non reggeva però il ritmo delle stagioni. Perciò, probabilmente già all?epoca di Numa Pompilio, successore di Romolo, vennero aggiunti due mesi: Januarius e Februarius. Il primo in omaggio a Giano, il secondo forse a Febronia, protettrice delle febbri. Ma i conti non tornavano ancora. Per adeguare il calendario lunare a quello solare, e quindi rispettare davvero le cadenze stagionali, venne aggiunto il cosiddetto mese intercalare, di 22 o 23 giorni, posto subito dopo il 23 febbraio, la cui durata era decisa dal Pontefice Massimo sulla base di calcoli che potevano variare.

 


Marzo manteneva il ruolo di primo mese e alle Idi, cioè verso il 15, venivano insediati i consoli neo eletti che reggevano la Repubblica. Per l?anno 153 a. C. fu eletto console Quinto Fulvio Nobiliore, figlio di Marco Fulvio Nobiliore, politico e comandante militare, conquistatore di Ambracia in Epiro, pretore in Iberia e vincitore sui Celtiberi. Ma quest?ultima popolazione era ancora in fermento.
Appena eletto, Quinto pensò che fosse necessario intervenire in fretta nella penisola iberica per riportare la pax romana. Perciò il console, con l?accordo del collegio e del senato, decise di anticipare l?entrata in carica al primo gennaio, per poi partire immediatamente a capo di una spedizione militare. Fu così che l?anno subì un ribaltone, destinato a diventare definitivo. Nella nuova collocazione i mesi successivi a Majus slittarono di due posizioni e divennero incoerenti rispetto ai loro nomi. Quintilis in seguito diventò Julius, in onore di Giulio Cesare, nato in quel mese nell?anno 100 a.C. : la proposta fu fatta da Antonio, dopo l?uccisione del dittatore avvenuta il 15 marzo del 44 a. C. Sextilis divenne Augustus nell?8 a. C., in onore di Augusto che, in quel mese, nel 33 a. C., aveva ricevuto le insegne di console e, in anni diversi, aveva celebrato trionfi per la sottomissione dell?Egitto e la fine delle guerre civili.


A Giulio Cesare dobbiamo la sistemazione quasi definitiva del calendario, nel 46 a. C.. Per porre ordine in questa materia egli ricorse all?aiuto dello scienziato greco Sosigene, il quale stabilì che l?anno era lungo 365 giorni e un quarto. La mappa dei mesi venne ridisegnata, sparì il mese intercalare, venne introdotto, ogni quattro anni, un giorno in più, con il raddoppio del 24 febbraio: il giorno aggiunto fu definito bis sextus clies ante calendas Martias e quell?anno in seguito fu chiamato bisextilis. In realtà l?anno solare durò un po? meno di 365 giorni e un quarto e quindi gli anni bisestili risultavano troppi. Nel Medioevo il solstizio d?inverno era finito coi coincidere, più o meno, con il 13 dicembre, dedicato a Santa Lucia, e divenne, secondo il detto popolare, “il giorno più corto che ci sia”.
Una nuova riforma fu introdotta da papa Gregorio XIII nel 1582. Quell?anno, per pareggiare i conti, si passò direttamente da giovedì 4 ottobre a venerdì 15; il febbraio degli anni bisestili fu modificato aggiungendo il giorno 29. Contemporaneamente furono soppressi tre anni bisestili secolari su quattro. Cioè rimase bisestile il 1600, ma non lo furono in seguito il 1700, il 1800 e il 1900. Lo è stato invece il 2000 e il 2400. Questa rettifica vale 10.000 anni; ne mancano ancora 9.600 fino al prossimo intervento. Ne riparleremo a suo tempo.