Testo e Foto di ANNAROSA TOSO


Palazzo dei Normanni

Palermo, ultima tappa di una crociera sul Mediterraneo, la ciliegina sulla torta di un gran finale, di quelli che ci lasciano dentro la soddisfazione di aver vissuto una bella esperienza e la voglia di ricominciare daccapo. Sono scesa da una nave da crociera, una di quelle vacanze che avevo sempre considerato noiosa e non adatta ai miei gusti e che invece ho apprezzato talmente, che oggi faccio parte anche io della schiera dei così detti repeaters.

Ma torniamo a Palermo, quando alle nove del mattino, senza fare colazione per lasciare lo spazio a un calorico cannolo alla ricotta e a un caffè freddo che a Palermo somiglia di più a una granita, sono scesa dalla nave in una giornata di metà novembre, che definire radiosa è quasi offensivo, per quel colore blu intenso del cielo e per quella luce speciale che avvolge le città della Sicilia. Se penso ai tanti luoghi comuni che hanno penalizzato non solo Palermo, ma tutta la Sicilia, non posso che dare il mio piccolo contributo per esaltare alcune delle bellezze di questa città straordinaria.

Il Duomo di Monreale
A Palermo gioco in casa, in quanto conosco bene la città e a volte rivedere è ancora più bello di scoprire i luoghi, le piazze, le strade. E poi la nave approda nel porto, che è situato in centro. Non c?è bisogno di navette o di bus per arrivare nel cuore della città, ma solo scarpe comode e buone gambe.

Si contratta comunque per un taxi per andare a rivedere Monreale, tanto per rinfrescare i ricordi di un capolavoro. Siamo in cinque e ci vogliono cento euro per essere condotti al Duomo di Monreale e riportati indietro. Il duomo, che risale al 1100, fu voluto da Guglielmo d?Altavilla intorno al quale esiste, naturalmente, una leggenda. Guglielmo dormiva sotto un albero di carrube e sognò la Madonna che gli disse che stava riposando sopra un tesoro, uno dei più grandi del mondo. La Madonna lo invitò a scavare e a costruire un tempio in suo onore. E così fece. Monreale, un tripudio di ori e mosaici, è insieme al pregevole chiostro, una delle attrattive più note e visitate di tutta la Sicilia.

Il Chiostro di Monreale
Dopo la visita di Monreale il taxi ci riporta a Palermo e ci lascia davanti al Palazzo dei Normanni che custodisce all?interno un?altra meraviglia, la Cappella Palatina. Da lì a piedi percorriamo Via Vittorio Veneto e arriviamo alla Cattedrale. Tanti sono gli stili di questa chiesa dedicata alla Vergine Maria Assunta le cui origini risalgono al 1185, ma il cui risultato è comunque l?armoniosità, malgrado le tante mani che nei secoli l?hanno arricchita e modificata. Bellissimo l?altare in lapislazzuli e marmi colorati e la cappella dedicata alla patrona di Palermo santa Rosalia che ne conserva anche le reliquie. Peccato non aver il tempo per vedere il tesoro, ma Palermo ci attende ancora a braccia aperte con tutte le sue bellezze e il tempo è tiranno. Sopra di noi un cielo terso e temperature quasi estive e una esplosione di odori buoni e colori.

La fontana di Piazza Pretoria
E? la scusa buona per gustare un gelato tutto palermitano e poi  proseguire verso piazza Pretoria, con al centro la fontana Pretoria spesso in restauro con le statue  prese di mira dai vandali. Fu detta anche fontana della vergogna per la nudità delle sue statue. Oggi la vergogna dovrebbe essere di quelli che si accaniscono contro le opere d?arte, in Sicilia come in Veneto, passando per il Lazio. Ma questa è un?altra storia.

Su via Vittorio Emanuele la chiesa di San Giuseppe dei Teatini, un trionfo di barocco come non mai. E dietro l?angolo, una delle meraviglie di Palermo, la chiesa della Martorana, dove momentaneamente non si può entrare per un funerale. Ma aspettiamo e approfittiamo di quel tempo inaspettato per visitare la chiesa di San Cataldo, anch?essa ubicata su piazza Bellini, accanto alla Martorana.

Il Campanile della Cattedrale di Palermo
Finalmente si può entrare nella chiesa, della quale se ne hanno tracce già dal 1143 in una carta greco-araba di Giorgio d?Antiochia, che la dedicò a Santa Maria dell?Ammiraglia. La Martorana, che assunse quel nome nel 1394, ci regala grandi emozioni. Una curiosità da segnalare è che i dolci di marzapane sono chiamati i frutti della Martorana, in quanto furono le suore del convento a inventare la ricetta di quelli che sono diventati tra i dolci tipici più conosciuti della Sicilia. E sui dolci c?è da chiedersi se i palermitani sono immuni da diabete o colesterolo o se ne infischiano facendo finta di niente secondo il fatalismo meridionale, perché pasticcerie, forni, bar si susseguono e regalano profumi che attirano i passanti come una calamita. Poi il pane. A Palermo a tutte le ore del giorno fino alla sera si può acquistare il pane caldo appena sfornato, di ogni tipo. Un pane di una morbidezza e di un sapore veramente unico di qualità diverse come quello al sesamo, al cumino o al finocchietto.

Particolare della Martorana
Siamo andati oltre l?ora di pranzo e si decide per uno snack tutto siciliano a base naturalmente di arancine doc in bianco o al ragù di carne. Per i più curiosi, anche una porzione di pane e panelle (frittelle di ceci). Per tutti, i dolci. C?è chi bissa il cannolo, chi opta per una porzione di cassata alla siciliana, chi si perde nella morbida pasta di mandorla dei frutti di marzapane. Per finire un caffè, così ristretto, da sporcare appena la tazzina.

Torniamo indietro per via Maqueda verso il teatro Massimo, riaperto dopo un restauro durato non so più quanti anni. Percorriamo via Ruggero Settimo, strada elegante di Palermo con le firme più prestigiose e siamo sui quattro canti di campagna, oggi il vero centro della città. Siamo tutti stanchi e dedichiamo le ultime energie a guardare le vetrine.

Il Teatro Massimo
Tantissime le cose che non abbiamo potuto vedere come il famoso mercato della Vucceria o quello di Ballarò, la spiaggia di Mondello, i Giardini Inglesi, quelli della Favorita. E sui mercati vale la pena ricordare che da sempre a Palermo si possono acquistare le verdure cotte grigliate o bollite dall?ortolano di fiducia, così come il polipo, bollito al punto giusto, pronto per essere mangiato. Una tradizione quasi secolare che le massaie palermitane hanno da sempre apprezzato.

Ma si sta facendo veramente tardi e ci avviamo a piedi verso la nave che da lì a poco salperà per riportarci a casa. Una giornata da ricordare.